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Bötschi domanda Nadine Strittmatter: «Noi donne non possiamo parlarne»
Bruno Bötschi
15.4.2020
Da quasi 20 anni è la modella di maggior successo in Svizzera. Nadine Strittmatter parla dell’invecchiamento, del dibattito sul sessismo #MeToo e del complesso di inferiorità degli svizzeri che le dà sui nervi.
Sabato mattina, ore 10: beviamo un caffè nel ristorante Volkshaus di Zurigo in compagnia di Nadine Strittmatter. Lei è la top model che in realtà non è una top model. In passato, i colleghi la chiamavano Alien. Tuttavia, la 34enne argoviese non si è lasciata abbattere perché «sapeva di essere diversa».
La modella spacca il secondo, anche se al momento le sue giornate sono piuttosto stressanti – prima la Fashion Week a Parigi, poi il lavoro a Düsseldorf.
La Strittmatter si siede, spegne il cellulare, ordina un cappuccino e possiamo già iniziare con la sfilza di domande.
Signora Strittmatter, oggi faremo un gioco domanda-risposta: nel corso dei prossimi 45 minuti, le porrò più domande possibili e lei risponderà preferibilmente in modo rapido e spontaneo. Se c’è qualcosa a cui non vuole rispondere, basta che dica «passo».
Passo, passo, passo (ride).
Los Angeles o Zurigo?
Nessuna delle due città. Se dovessi scegliere, opterei per Parigi. Questa città è la mia patria spirituale, il luogo in cui mi sento più a mio agio. Anche se vivo da due anni a Los Angeles, ho tenuto il mio appartamento a Parigi. Ci lavoro ancora regolarmente.
Karl Lagerfeld o Jean-Paul Gaultier?
Lagerfeld. Con Karl ho lavorato abbastanza spesso, con Gaultier finora solo due volte.
Cosa ha reso Karl Lagerfeld, morto il 19 febbraio 2019, così speciale?
Karl era un intellettuale. Era follemente curioso, sapeva tante cose e non solo sulla moda. Karl non ha mai vissuto solo nel microcosmo della moda come molti altri, era davvero un grande spirito.
Quale hobby adolescenziale continua a coltivare?
Equitazione. Sembra noioso ma è la verità. In passato partecipavo a gare di salto a ostacoli, ma non lo faccio più da tanto.
Ragazze, cavalli, avventure? (NdT: riferimento al fumetto “Mädchen, Pferde, Abenteuer”.)
I miei genitori hanno sempre avuto cavalli. Mi sono seduta per la prima volta sul dorso di un animale quando avevo sei anni. Avventure? No, conosco i cavalli da quando ero piccola.
Quando è stata l’ultima volta in cui è andata cavallo?
Nell’estate del 2019 sono stata in Mongolia per alcune settimane. Qui ho imparato a giocare a polo. Un mio amico ha un campo in cui la squadra nazionale mongola si allena. Per me praticare questo tipo di sport sembrava quasi giocare a hockey su ghiaccio stando su un cavallo, quindi abbastanza complicato.
È vero che alle elementari i suoi compagni di classe la chiamavano «spilungona» e «stanga»?
Sì. All’inizio mi feriva molto. Ai tempi della scuola ero più che altro un’emarginata.
Come ha affrontato queste offese verbali?
Ancora oggi sono una persona timida. Per fortuna, mia madre mi è sempre stata accanto. Mi diceva: «Sei bella se ti accetti così come sei.» Questo mi ha aiutato molto e così ho imparato a uscire dalla mia comfort zone.
Diciamo come va: bene. Il giornalista è soddisfatto dell’elevato livello di riflessione già poco dopo l’inizio dell’intervista. Così ci si diverte. Bene, bene.
Si sente bella?
Dipende dal giorno.
Come si è sentita stamattina?
Non ci ho ancora pensato – stamane mi sono guardata allo specchio e ho accettato ciò che ho visto (ride).
Quando a 17 anni si è presentata in un’agenzia di modelle a Londra, il capo le avrebbe detto: «Non vai abbastanza bene per noi.» E a Parigi, poco dopo, un capo di un’agenzia le avrebbe detto che prima avrebbe dovuto farsi un’operazione alle labbra storte.
Nel profondo sapevo di poter avere successo come modella. Quindi niente poteva impedirmi di raggiungere il mio obiettivo, neanche queste critiche negative. Sentivo dentro di me di potercela fare. Quindi non mi importava di quello che queste persone dicevano di me.
Cosa c’è di così bello nell’essere una modella?
Ho mai detto che fare la modella è bello?
Non ho detto questo.
Il bello di essere una modella è che posso lavorare con persone creative e posso viaggiare tanto. Fare la modella ha però anche degli svantaggi.
Quali?
Spesso ci vuole un’eternità prima di essere pagata per un lavoro. Le modelle non hanno un sindacato.
Lavora da quasi 20 anni come modella: questa professione è rimasta il lavoro dei suoi sogni?
Come ho detto, mi piace lavorare con persone creative. E con i lavori da modella pago le bollette. Sicuramente non durerà per sempre. Attualmente si percepisce però una tendenza verso le modelle più anziane: lo apprezzo molto.
Non le crea problemi il fatto che suo padre la veda spesso in mutande?
Non credo che guardi così attentamente (ride).
La parte più faticosa del suo lavoro?
A differenza di un dipendente fisso, non ho uno stipendio stabile tutti i mesi. Spesso so solo con poco preavviso se otterrò un lavoro o meno. Le modelle devono lottare costantemente e questo stanca.
Concorda con la tesi secondo cui il cult della modella è un po’ superato?
Del tutto superato, sì.
È vero che una volta ha detto che le modelle sono degli appendiabiti mobili?
Continuo a sostenere questa affermazione: se vogliamo essere onesti, molte modelle sono sostituibili, tranne quelle veramente brave.
Lei è una brava modella?
Lo spero.
La Strittmatter ride, o meglio, ride con una risata nasale. Sembra che le piaccia essere autoironica. E questo è un bene.
Chi sono gli influencer?
Io sicuramente non lo sono. Se lo fossi dovrei postare molti più selfie sul mio account Instagram. Per me le influencer sono una combinazione di modelle e giornaliste di moda, ma non fanno bene né l’una né l’altra cosa.
Trova le influencer entusiasmanti?
Si sono guadagnate un posto nel settore della moda e attualmente stanno riscuotendo molto successo, ma non è il lavoro dei miei sogni.
È vero che non fa tanti drammi come le altre modelle e che è sempre puntuale e che quindi riesce ancora ad avere successo nel settore della moda dopo quasi 20 anni?
Quando si tratta di puntualità, i miei tratti caratteriali non sono particolarmente svizzeri. Può capitare che arrivi in ritardo di dieci, 15 minuti. Tuttavia il tempo delle modelle che fanno tanti drammi è decisamente finito. Fare un dramma di ogni cosa è solo estenuante. O vorrebbe lavorare con qualcuno che fa sempre drammi? Penso che preferirebbe lavorare con una persona a cui piace il proprio lavoro, che di solito è rilassata e con cui va d’accordo.
Attualmente gli svizzeri sono più amati o disprezzati all’estero?
Stamattina mio padre mi ha accompagnato in macchina a Zurigo. Durante il viaggio abbiamo discusso delle opinioni sugli svizzeri e abbiamo constatato che ogni volta che all’estero qualcuno dice di essere svizzero, la prima cosa a cui si pensa è il denaro ...
... e le banche e le mucche.
Anche (ride).
Quale tipico complesso di inferiorità degli elvetici le dà sui nervi?
Gli svizzeri vogliono sempre dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
Il suo attuale compenso giornaliero come modella?
Passo.
In un’intervista ha affermato che avrebbe parlato del suo stipendio solo con le persone giuste: chi sono le «persone giuste»?
Quando l’ho detto? 15 anni fa?
Dieci anni fa.
E quindi ora vuole essere la persona giusta? Okay, lei è la persona giusta (ride).
E seriamente?
Stamattina, quando ero in macchina, ho discusso con mio padre anche delle mie finanze. E ovviamente parlo del mio stipendio anche con i miei agenti.
Si ricorda del primo titolo di giornale su di lei?
Ricordo che mia nonna ha ritagliato quell’articolo. Era super orgogliosa di me, ma non ricordo le parole esatte del giornale.
Il titolo diceva: «L’Argovia va di moda.»
Oh, ma l’Argovia non va ancora di moda. Giusto?
Qual è il luogo più bello del Canton Argovia?
Il bosco dietro la casa dei miei genitori.
Cos’altro mi vorrebbe mostrare del suo cantone d’origine se avessimo una giornata di tempo?
Sono andata via dall’Argovia all’età di 16 anni e quindi non sono particolarmente legata a questo cantone. Con lei attraverserei il bosco a cavallo, poi potremmo fare una pausa in qualche baita e arrostire una salsiccia. Non mi dispiacerebbe.
Al giornalista un po’ dispiacerebbe. Perché? Non mangia quasi più carne. Ma, peggio ancora, è salito solo una volta sul dorso di un cavallo, di un piccolo cavallo.
Quale fiore sta meglio sui suoi capelli?
La stella alpina.
Qual è la parte del suo corpo che ancora oggi è per lei estranea?
Il mio cervello (ride).
Quando e dove ha visto un uomo nudo per la prima volta?
In qualche rivista.
Il film durante cui ha dato il suo primo bacio?
Non me lo ricordo più.
Dove preferisce andare? Dal medico o dal parrucchiere?
Dal dottore.
Qual è la sua opinione sulla chirurgia estetica?
Sono contraria.
Cosa consiglierebbe a un’amica che vuole farsi aumentare il seno?
Cos’altro potrei dirle? Sarebbe una sua decisione.
Fa sul serio quando dice che le donne parlano del fondoschiena degli uomini quando sono in bagno?
Io non parlo di sederi.
Di cosa parla quando è alla toilette?
È un segreto, noi donne non possiamo parlarne (ride).
Chi deve essere presente per delle chiacchiere perfette davanti a un caffè?
Tutte le mie amiche.
Un odore di cibo tipico a casa Strittmatter?
Non sono una brava cuoca, ma spesso si sente odore di toast all’avocado (ride).
La sua area wellness preferita sulla Terra?
Preferisco rilassarmi a casa: medito, dormo tanto e ogni tanto bevo un bicchiere di vino.
In che posizione si addormenta?
Penso supina.
Mal di schiena?
No.
Occhi, seno, sedere – in quale ordine viene scrutata?
Non ne ho idea. Quello che posso dirle è che la prima cosa che guardo in una persona sono gli occhi.
E poi?
Forse il sedere.
La sua definizione di un bel seno?
Non esagerare col voler «pompare il volume», cioè non devono essere troppo finte.
Heidi Klum ha dato dei nomi ai suoi seni: anche lei?
No. Preferisco non trasformarmi in un oggetto.
Come fa un uomo a capire che lei è innamorata?
Non può.
Immagino che non sia semplice avere una vita privata normale con questi spostamenti continui.
Ad essere sincera, non viaggio così tanto. Inoltre cerco sempre di concentrare gli appuntamenti il più possibile. Solo perché non parlo della mia vita privata nelle interviste non significa che io sia single. Non sono più single da tanto tempo, ma semplicemente non ne parlo.
Grazie per la sua franchezza, signora Strittmatter.
È una persona fortunata?
Sì.
Quando è stata l’ultima volta in cui si è sentita intimidita dal mondo là fuori?
Non me lo ricordo più ... – o forse sì: ieri mattina ho preso il treno dall’aeroporto al centro di Zurigo. Ho visto molti edifici in cui c’erano tante persone che stavano sedute davanti al computer. Mi è sembrato un momento da «Blade-Runner».
Perché l’aspetto della città è cambiato così tanto negli ultimi anni?
Anche, ma soprattutto perché gli svizzeri sono sempre super efficienti.
La migliore idea della sua vita finora?
Non lo so.
Quella più stupida?
Non ne ho idea.
Quindi in linea di massima le piacciono le persone?
Sì, molto.
Pensa che sia sessista il fatto che un manovale fischi a una donna?
Per me no.
Quanto maschilismo esiste nel settore della moda?
Mi considero una femminista. Secondo me, tuttavia, nell’attuale dibattito #MeToo ci si focalizza eccessivamente sui dettagli. Il fatto è che viviamo in un mondo dominato da uomini e ci sono ancora molte donne che cercano di pensare e di vivere come uomini. Tuttavia, perché qualcosa cambi davvero, la società necessita di un mutamento radicale molto molto più grande. Non può essere che noi donne dobbiamo comportarci come uomini per avere successo.
Invece?
Noi donne dobbiamo ascoltare maggiormente i nostri interessi femminili anziché porci in modo aggressivo nei confronti degli uomini. Noi donne non siamo migliori degli uomini, entrambi i sessi hanno i loro punti di forza e le loro debolezze. Durante i miei studi di scrittura creativa mi sono occupata anche di sceneggiature e in queste occasioni ho constatato che molti film sono strutturati come un orgasmo maschile.
Ci spieghi.
Evento scatenante, tensione, culmine esplosivo: poi le storie si appiattiscono molto rapidamente. Per noi donne, però, non funziona così, questo non è il nostro ritmo.
Attualmente la convivenza tra uomini e donne sta migliorando?
Non lo so, però spero di sì. Infatti penso che #MeToo sia un dibattito positivo e importante perché ha rafforzato la consapevolezza di molte donne. E credo anche che sia molto importante che uomini come Harvey Weinstein vengano messi in prigione a espiare le proprie colpe.
Oltre a complimenti infelici durante servizi fotografici, le è mai capitato di subire abusi, ovvero di trovarsi in situazioni in cui direbbe che la cosa è andata troppo oltre?
Molto raramente.
Ci racconti.
Ci sono stati dei fotografi che durante un servizio fotografico volevano che mi mettessi improvvisamente in biancheria intima. Ho un ottimo fiuto e mi accorgo quando queste situazioni stanno per prendere una brutta piega.
Cosa ha fatto allora?
Ho interrotto il servizio, ho messo via le mie cose e me ne sono andata.
Quote rosa: sì o no?
In sostanza sono a favore del fatto che il candidato migliore ottenga il posto. Allo stesso tempo, però, penso che sia importante che non siano solo gli uomini a essere impiegati ai piani alti di un’azienda.
Legalizzazione delle droghe: sì o no?
Sì, alla cannabis perché può essere usata anche per scopi medici.
E delle droghe pesanti?
No.
È noto che nel mondo della moda il consumo di cocaina e simili sia abbastanza diffuso.
Non sono mai stata interessata alle droghe. Credo però che nel settore bancario non si faccia meno uso di droga rispetto al mondo della moda.
Se ne sta seduta lì, appoggiata allo schienale. E si percepisce che a questa donna non piace parlare a vanvera. Sì, questa donna è ancora più intelligente di quanto si pensasse – e anche più piena di vita.
Ogni tanto si fa domande sul senso della vita?
Continuamente.
Ha trovato delle risposte?
No.
Una volta ha affermato di avere attraversato una crisi all’età di 30 anni. Che cosa è successo?
All’epoca lavoravo tantissimo e avevo troppo poco tempo per me stessa.
Quando ha pianto l’ultima volta?
Ho la lacrima facile, che si tratti di sentimenti positivi o negativi.
Ha tatuaggi?
Sì.
Vuole dire qualcosa di più al riguardo o il soggetto e la parte del corpo in cui se l’è fatto fare sono segreti?
Non sono segreti ma mi vergogno un po’.
Perché?
Perché è una citazione di un film di Woody Allen.
Cosa è sacro per lei?
Le relazioni.
La sua parolaccia preferita?
Non è una parola, ma uno sguardo.
Che libro c’è sul suo comodino?
Vari libri per i miei studi e anche il libro «Psychoanalytikerin trifft Marina Abramović: Künstlerin trifft Jeannette Fischer (Lo psicoanalista incontra Marina Abramović: l’artista incontra Jeannette Fischer)». Ma ne ho letto solo tre pagine.
Quali libri hanno influenzato profondamente la sua vita?
Posso inviarle una lista?
Dove preferisce leggere?
A casa davanti al caminetto o in un bar ... – ah, ora ordino un altro caffè.
Anch’io.
Sembra quasi sotto effetto di speed con tutte queste domande.
E io che pensavo che non sapesse nulla di droga.
(Ride)
In passato scriveva regolarmente per «Weltwoche»: perché non lo fa più?
Esatto, lo facevo. Tuttavia, negli ultimi anni l’orientamento politico del giornale per me era diventato eccessivamente di destra. Sarebbe bello poter scrivere di nuovo per un giornale o una rivista di tanto in tanto.
Come sta andando la sua carriera di regista?
Attualmente sto lavorando intensamente a un progetto, ma non voglio dire altro, perché sono un po’ superstiziosa per queste cose.
In un’intervista su SRF 3 ha inoltre affermato di essere piuttosto avanti con il progetto di un libro.
È vero. Per far nascere un libro bisognerebbe scriverlo e occuparsene davvero ogni giorno. Purtroppo però al momento non ho tempo per farlo.
Ma nel suo computer c’è un file intitolato "libro"?
Sì, però non voglio rivelare di più, proprio come per il progetto del film.
Il cameriere serve i due cappuccini.
E come procede il sogno della sua vita di avere un «ranch di cavalli con orto biologico»?
Non sono più sicura di volerlo ancora. Senza dipendenti, una cosa del genere sarebbe praticamente impossibile.
Ha paura di invecchiare?
No, credo che più invecchio, meglio mi sento. Ovviamente ci sono giorni in cui mi infastidisco se vedo una nuova ruga sul viso. Di base, però, oggi mi sento più felice rispetto a quando avevo 20 anni. Oggi so molto meglio cosa voglio e cosa no. Oggi perdo sempre meno tempo con cose che non mi interessano.
Cosa non vuole più?
Avere relazioni che non hanno senso.
A quanti anni vorrebbe arrivare?
Mi piacerebbe tanto diventare molto anziana.
E per finire il grande test sul talento: cara signora Strittmatter, dia un punteggio al suo talento: zero significa nessun talento, dieci significa massimo talento. Come perdente?
Un punto! Non sono brava a perdere.
Svizzera dell’anno?
Uno... no, zero punti. Mi mancherebbe l’interesse per questo lavoro.
Non le piace la Svizzera?
Certo che sì, la Svizzera è un Paese bellissimo, ma non voglio essere la «Svizzera dell’anno».
Attrice?
Un punto.
In quanto modella sarebbe però certamente un vantaggio avere un po’ di talento nella recitazione.
Si potrebbe pensare di sì, ma non ne ho. Conosco tante altre modelle che hanno molto più talento.
Come è riuscita ad avere comunque successo come modella negli ultimi 20 anni?
Sicuramente non per il mio talento nella recitazione. Si tratta di qualcos’altro.
E di cosa?
Probabilmente ha a che fare con il mio aspetto, con i tanti buoni rapporti che sono riuscita a costruire negli anni e forse anche con il fatto che sono, come dire, invecchiata senza tempo.
Come valuterebbe il suo talento come politica?
Cinque punti. Mi interesso molto di politica e credo di essere una buona oratrice, riuscirei ad arrivare subito al nocciolo della questione.
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