L'intervista Rosa von Praunheim: «Si dovrebbe fare outing sui preti cattolici»

Di Bruno Bötschi, Berlino

6.5.2019

Rosa von Praunheim a proposito della morte: «Mi sono confrontato prestissimo alla morte. Abbiamo messo in scena il mio funerale con alcuni dei miei compagni di studi, quando avevo 20 anni.
Rosa von Praunheim a proposito della morte: «Mi sono confrontato prestissimo alla morte. Abbiamo messo in scena il mio funerale con alcuni dei miei compagni di studi, quando avevo 20 anni.
Keystone

All’età di 76 anni, il regista Rosa von Praunheim ha sollevato un polverone non appena ha fatto outing su Hape Kerkeling. È diventato più indulgente? Depressione, eutanasia, sesso: non c'è niente di cui non si possa parlare con lui.

Il suo appartamento a Berlino. Un vecchio edificio. Pareti alte, mobili colorati e accoglienti accostati un po' a caso, sui muri poster dei suoi film. Sul divano foderato di nero, peluche colorati. Accanto due grandi lavagne bianche sulle quali sono annotati, con tratto preciso, gli appuntamenti per il suo prossimo progetto cinematografico.

Arguto, strambo e spietato: Rosa von Praunheim non è un uomo dai toni delicati. Ha dedicato la sua vita e le sue opere cinematografiche alla lotta per i diritti degli omosessuali.

«Ciao fricchettoni, amanti del cinema e pervertiti», scrive sul suo sito web, «sono stato uno dei primi al mondo a realizzare un film di impronta politica a tema gay dopo la seconda guerra mondiale e posso dire, modestamente, di essere il regista di film omosessuali più prolifico su questa Terra.»

Von Praunheim si dimostra diligente, in ogni caso. Nella sua vita, ha girato più di 140 film (e continua a farlo tuttora all'età di 76 anni), ha realizzato talk show infiniti e scritto numerosi libri, radiodrammi e opere teatrali.

Il giornalista spera che tutto quello che gli verrà detto questo pomeriggio sia divertente o sfacciato, già solo per il fatto che sia proprio il regista ad essere intervistato. Bene allora: iniziamo!

Signor von Praunheim, nei prossimi 30 minuti le farò tutte le domande possibili.  E la prego di rispondere nel modo più breve e veloce che conosce. Se una domanda qualsiasi dovesse infastidirla, potrà tranquillamente dirmi: «andiamo avanti».

Perfetto, inizi pure.

Pochi giorni fa le è stato assegnato il premio Pink Apple Festival Award 2019 a Zurigo. Nell'invito, gli organizzatori del festival cinematografico LGBT la presentano come cineasta, attivista gay, autore e enfant terrible. Lei stesso si ritiene un enfant terrible, addirittura un cittadino tremendo?

Oh, è stato tanto tempo fa. Quando abbiamo fondato il movimento omosessuale in Germania nel 1971, è stato un grande scandalo. Molte persone allora ce l'avevano con noi e anche con me. Ero considerato un provocatore, ma come ho appena detto: è stato tanto tempo fa.

Quale delle sue opere ha intimidito maggiormente i cittadini, uomini e donne?

Quello che sicuramente li ha sconvolti è stato il mio film controverso nel 1971: «Nicht der Homosexuelle ist pervers, sondern die Situation, in der er lebt» (Non è l'omosessuale ad essere perverso, ma la situazione in cui vive). All'inizio il film era stato bandito, a causa delle notevoli reazioni che aveva causato nella stampa. Più tardi è stato riprodotto in televisione. A quel tempo c'erano solo tre programmi TV in Germania e, di conseguenza, l'attenzione del pubblico era enorme. Sono stato bersaglio della stampa anche nel 1991 quando ho fatto outing pubblicamente in televisione sulle identità sessuali di Hape Kerkeling e Alfred Biolek.

Ha dei rimpianti?

Sì, il fatto di fare outing è stata una cosa di un certo impatto ... Dopo la mia apparizione in TV, la gente mi si è rivoltata contro, la stessa che prima sembrava favoreggiare l'outing. L'ho trovato molto triste. E c'è una cosa di cui mi pento davvero: all'inizio degli anni '90, abbiamo fondato la televisione gay a Berlino. Ad un certo punto, RTL ci ha notato. A quel tempo, l'emittente televisiva produceva già il «Weibermagazin» con Hella von Sinnen e stava collaborando con noi per la realizzazione di un programma pilota. Allora vivevo già in Svizzera in occasione della prima di uno dei miei film e un giornalista mi chiese perché RTL voleva finanziare la nostra televisione gay. Risposi: «Per fare audience, realizzerebbero perfino una rivista biblica o neonazista». In qualche modo, la mia risposta arrivò alle orecchie dei dirigenti di RTL e la interpretarono come una provocazione. Così, la possibilità di realizzare una rivista gay per un pubblico più ampio purtroppo svanì, almeno in quel momento.

Sul suo sito web ha scritto: «Alcuni mi definiscono il regista di film LGBT più famoso in Germania, mentre altri dicono che sono il più impopolare». Quale descrizione la definisce meglio?

Naturalmente uno scandalo può contribuire ad attrarre più spettatori al cinema. Tuttavia, in concomitanza con il fenomeno storico dell’outing sviluppatosi dall'inizio degli anni '90, non ci sono più state grandi polemiche su di me o sui miei film. Oggi, infatti, sono felice quando un film raggiunge il pubblico, come il mio ultimo film «Männerfreundschaften», che ha ricevuto molte recensioni positive.

Perché non è mai entrato in politica?

Non sono abbastanza diplomatico per fare politica. I politici devono essere gentili con tutti e io non sono così. Ma ammiro i politici che sopportano tutte queste polemiche e ostilità.

Dove conserva la sua croce al merito federale?

Il mio compagno Oliver la custodisce nella sua cassetta di sicurezza.

Rosa von Praunheim sul sesso: «Il peggio è che la Chiesa ha reso l'omosessualità una cosa diabolica. Praticamente tutte le religioni la omologano, la criticano. E' terribile constatare quanti sentimenti di colpa siano così ancorati negli uomini e nelle donne.»
Rosa von Praunheim sul sesso: «Il peggio è che la Chiesa ha reso l'omosessualità una cosa diabolica. Praticamente tutte le religioni la omologano, la criticano. E' terribile constatare quanti sentimenti di colpa siano così ancorati negli uomini e nelle donne.»
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Cosa voleva fare da grande quando aveva dieci anni?

Non me lo ricordo più. La mia famiglia stava fuggendo dall'est all'ovest della Germania. Non andavo bene a scuola né nelle cose pratiche, quindi per me c'erano poche possibilità di un buon lavoro per il futuro. A quei tempi avevo già scritto e dipinto molto, ma non avrei mai pensato di poter diventare pittore o autore di professione.

La sua espressione facciale: può passare da super amichevole a piuttosto disgustato. Ora, dopo le domande sulle esperienze giovanili, passiamo a qualcos'altro: ciò che fa tendenza dopo un po’ annoia. E ho l'impressione che lui sia un po' stanco oggi pomeriggio. Bene, allora: passiamo alle domande sul sesso!

Il secondo libro che ho comprato scritto da lei è intitolato «Gibt es Sex nach dem Tod?» (C'è sesso dopo la morte?). È stato pubblicato nel 1981. Allora lei aveva 39 anni. A questa età, la maggior parte delle persone non vuole avere niente a che fare con la morte.

Mi sono confrontato con la morte abbastanza presto. A 20 anni ho inscenato il mio funerale insieme ad alcuni compagni di studio. Ho sempre trovato la morte eccitante. Quando si è più giovani, c'è ancora una certa distanza dalla morte, quindi è possibile affrontarla in modo più radicale e libero e scherzarci su con animo più leggero.

Nel suo libro sulla morte, descrive una specie di mondo ultraterreno nel quale i defunti possono soddisfare i propri desideri sessuali. Si potrebbe quasi pensare che la sessualità sia una specie di religione per lei.

La sessualità è la radice di tutto. Senza sesso, l'umanità non esisterebbe. La cosa terribile è che la chiesa ha demonizzato la sessualità. Quasi tutte le religioni si uniformano su questo argomento e criticano la sessualità. È terribile quanto questo non faccia altro che innescare nelle persone il senso di colpa. Ma, al contrario, il sesso è qualcosa di potente e che genera vita.

Quando ha fatto sesso per la prima volta?

All'età di 19 anni ho fatto sesso con una donna per la prima volta e poi con un uomo poco tempo dopo.

Robbie Williams una volta ha detto che gli uomini durante l'orgasmo assomigliano a dei sollevatori di pesi costipati. Vero o no?

Anche il mio amico Frank Ripploh ha detto qualcosa di simile. Il regista, deceduto nel 2002, era un omosessuale molto divertente. Ripploh osservava spesso la mimica del suo compagno durante il sesso e si divertiva allegramente. Il sesso ti fa provare delle sensazioni incontrollabili ed è, allo stesso tempo, qualcosa di meraviglioso. Se non ci fosse, saremmo costantemente costretti a controllarci in questa società.

Cosa prova durante il sesso?

Dipende dal partner e dall'occasione. Esistono mille tipi diversi di sesso. Soprattutto per un uomo gay che ha molte più libertà di un uomo eterosessuale. Gli omosessuali si avvicinano l'un l'altro con meno distanza. Questo è il bello di essere gay: tutti hanno la possibilità di fare sesso. Non sto parlando di amore, relazione o vicinanza affettiva, queste sono cose ben diverse. Dico solo che per i gay fare sesso è relativamente facile.

Da cosa deriva il senso del giudizio che pervade molte persone?

L'essere umano viene allevato fin da subito in modo da adattarsi al contesto in cui vive. Tuttavia, come artista, mi interessava l'arte fin da piccolo, per cui per me, che ero disadattato, l'individualista è sempre stato preponderante. Da chi io abbia ereditato questo interesse non so dirlo, perché sono stato accolto dai miei genitori adottivi come una specie di trovatello e quindi posso dire poco sul conto dei miei genitori naturali. Tutto quello che so è che, da giovane, mi sentivo spesso solo con i miei interessi. La maggior parte delle persone che conoscevo aveva interessi come lo sport, l'ingegneria o qualsiasi branca scientifica.

Chiedere scusa: riesce a farlo?

Oggi mi riesce meglio di prima.

Le manca ancora qualcuno a cui chiedere scusa?

No, ma spesso ho fatto arrabbiare mia madre, che ho amato davvero tanto e che ha vissuto con me per tanti anni fino alla morte. Una volta ci siamo seduti in giardino e ho iniziato a darle delle pacche e a prenderla in giro. Ad un certo punto, è passato un estraneo che mi ha rimproverato per il fatto che davo continuamente fastidio a mia madre. Mi sono vergognato tanto in quel momento.

Ha appreso di essere stato adottato per la prima volta all'età di 58 anni. Cosa ha provato?

L'ho trovato grandioso e avventuroso. Per anni mia madre ha avuto paura di dirmelo, perché pensava che avrei reagito alla consapevolezza dell’adozione con risentimento nei suoi riguardi. In realtà, è successo tutto il contrario: mia madre mi ha salvato da una situazione problematica. I miei genitori mi hanno protetto meravigliosamente e mi hanno donato una vita fantastica che altrimenti non avrei avuto.

Quante volte è stato malmenato nella sua vita?

Mai. A scuola sono stato bocciato un paio di volte. Ecco perché ero sempre più grande dei miei compagni di classe.

Stranamente, non gli credo affatto. Ha lo sguardo da innocente come quello di un bambino di nove anni e, si sa: i bambini sanno mentire molto bene.

Ha mai picchiato qualcuno?

No. Ma ricordo che una volta ero così arrabbiato, che ho afferrato un compagno di classe per il collo e l'ho minacciato di percosse. Quando dirigo le riprese, tendo ad essere una persona gentile. Ma ci sono stati rari momenti in cui le riprese non andavano bene ed ho accumulato talmente tanta rabbia dentro di me da iniziare ad urlare da un secondo all'altro. Stranamente, le mie grida si sono rivelate utili perché sono riuscite a spaventare tutti i presenti; dopodiché, la collaborazione sul set è filata molto più liscia.

Esiste una specie di motto generale in grado di spiegare il suo processo artistico?

Oddio! Naturalmente la mia fama è sempre legata alla produzione di film gay. Sono sicuramente noto come il regista che, più di tutti, ha documentato la vita gay e la politica gay nel mondo. D'altra parte, spesso ho lavorato anche con donne anziane, trasformandole in star, per esempio Lotti Huber o mia zia Lucy. Le donne forti e anziane mi interessano da sempre: la loro autostima mi incuriosisce. Ma ho girato anche molti film su questioni sociali.

Molti registi gay hanno fatto delle donne le protagoniste dei loro film: Fassbinder, Pedro Almodóvar, anche lei stesso. Come mai?

Penso che questo abbia a che fare con l'identificazione femminile. Attualmente sto girando il film «Operndiven, Oberntunten», un documentario su uomini gay che amano l'opera. I gay in particolare amano le voci alte di soprano. La mia spiegazione è che molti gay sentono di far parte di una minoranza o si sentono addirittura inferiori, ma dalla venerazione delle stelle dell'opera ricavano una certa autostima. L'opera è anche una sorta di fuga per i gay. Non a caso, andrò a far visita ad alcune stelle dell'opera per scoprire cosa pensano dei loro fan gay.

Billy Wilder ha detto: «Gli uomini odiano o amano le donne. Solo ai gay piacciono le donne.»

Prima gli uomini eterosessuali crescevano spesso con un'attitudine misogina. Le donne erano considerate streghe ed erano descritte come intriganti. Non hanno mai avuto molti diritti e hanno dovuto lottare per affermare il loro potere, cosa che gli uomini temevano da sempre. I gay, invece, riescono ad identificarsi con le donne e a comprenderle meglio.

Cosa le donne riescono a fare meglio degli uomini?

Il concetto di emancipazione non riguarda il saper fare meglio qualcosa, bensì la parità. Ciò significa, ad esempio, per il mondo del cinema, che le donne sono in grado di girare thriller di qualità proprio come gli uomini, ma sfortunatamente non hanno spesso la possibilità di farlo.

Rosa von Praunheim sulla vecchiaia: «Noi, gli anziani, potremmo viaggiare nel mondo intero e andare a prendere i Trump, Putin, Erdogan e tutti gli altri per fare i conti. La questione è evidentemente sapere se questa soluzione è quella buona e di sapere cosa verrà dopo tutto questo.»
Rosa von Praunheim sulla vecchiaia: «Noi, gli anziani, potremmo viaggiare nel mondo intero e andare a prendere i Trump, Putin, Erdogan e tutti gli altri per fare i conti. La questione è evidentemente sapere se questa soluzione è quella buona e di sapere cosa verrà dopo tutto questo.»
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Guardando indietro alla sua vita ora che ha 76 anni, quanto può dirsi soddisfatto?

Nel gennaio 2018, la mia opera teatrale «Jeder Idiot hat eine Oma, nur ich nicht» è stata rappresentata per la prima volta al Deutschen Theater di Berlino. È un musical autobiografico nel quale ho rimodellato la mia biografia in modo arguto e ironico ma serio allo stesso tempo. Le rappresentazioni dell'opera hanno riscosso molto successo per ben un anno e mezzo. In quelle occasioni, spesso ero presente anche io per supportare i due personaggi principali. È stato davvero emozionante per me, perché tutte le volte ho avuto modo di rivedere, per così dire, la mia vita compressa in poco tempo. Non ho una buona memoria e a malapena riesco a ricordare tutto quello che ha fatto Rosa da giovane. Ogni volta che giro un nuovo film, mi sento sempre come se stessi ricominciando ad essere creativo.

Diciamo le cose come stanno: l'uomo ama raccontare storie ed è per questo che parla, parla e parla ...

Esiste un sentimento di condivisione tra gli omosessuali?

Quando Klaus Wowereit era ancora presidente del Consiglio dei ministri di Berlino, una volta un mio amico ha detto che i gay preferivano negarsi a vicenda. Ho trovato questo atteggiamento incredibilmente omofobico e anti-gay. I gay affrontano un momento così difficile nella società di oggi, che l'aiuto reciproco dovrebbe essere normale e importante. Tuttavia, ho sperimentato in prima persona soltanto il contrario.

Mi racconti pure.

Ho scoperto che, in molte occasioni, i gay rendevano la vita difficile agli altri gay perché temevano di essere riconosciuti come omosessuali in pubblico. Sapevo che alcuni editori televisivi erano gay e non potevo aspettarmi nulla da loro per quella stessa ragione. Purtroppo devo dire che, in linea di massima, sono state le persone eterosessuali, sebbene piuttosto conservatrici, ad aiutarmi. Fortunatamente, negli ultimi anni, l'emancipazione e la liberalizzazione sono progredite.

Il culturismo è importante per molti gay. Si può dire, dunque, che gli omosessuali non hanno un buon rapporta con la vecchiaia?

Forse prima era così. Tuttavia, oggi grazie a Internet ci sono molte più possibilità di conoscere qualcuno. E oggi, tra l’altro, l'offerta è più ampia, nel senso che ci sono molte più organizzazioni gay. Il mio vicino, ad esempio, lavora nel bar di Berlino «Der neue Oldtimer». Lì si incontrano soprattutto i gay più anziani. Ma ci sono anche giovani omosessuali a cui piacciono quelli più grandi, proprio come ci sono giovani uomini eterosessuali che preferiscono le donne più mature. L'unico problema potrebbe essere che gli uomini più anziani si abituano, in questo modo, a sentirsi molto desiderati e quindi, in vecchiaia, non sanno come avvicinarsi ai loro coetanei. Allo stesso tempo, credo che approcciarsi agli altri sia molto più facile per gli omosessuali che per gli eterosessuali, perché noi gay siamo abituati ad essere comunicativi.

Perché il corpo è così importante per i gay, così come il sesso?

Indipendentemente dal fatto di essere eterosessuale o gay, il culturismo è molto più importante oggi di quanto non fosse un tempo, ma questo riguarda più che altro aspetti legati alla salute. Sono convinto che l'innamoramento abbia più a che fare con la personalità che con il corpo di una persona. Se così non fosse, ci innamoreremmo tutti soltanto di bodybuilder. Ma la realtà è ben diversa. Le coppie omosessuali sono spesso formate da persone totalmente diverse tra loro, esattamente come le coppie eterosessuali. E comunque, immagino che una relazione con una persona con un corpo perfetto sia piuttosto noiosa e possa scemare rapidamente.

Come attivista gay, sicuramente la rattrista sapere che in oltre 70 Paesi vigono tuttora delle leggi antigay. Addirittura in 13 Paesi africani e asiatici, la legge prevede la pena di morte per gli omosessuali.

È terribile. L'immigrazione negli ultimi anni ha fatto sì che molte persone omofobe emigrassero qui da noi in Europa. Molti di questi immigrati sono stati allevati con un'attitudine antigay. In quei Paesi in cui le donne non vengono prese sul serio o sono addirittura oppresse, solitamente anche i gay non se la passano bene. In Arabia Saudita, le donne per legge non possono ancora guidare un'auto e in molti Paesi arabi le donne adultere vengono tuttora lapidate.

Al momento stiamo assistendo in Europa al rafforzamento del potere nazionalista di destra. Le conquiste che ottiene di volta in volta con le opere cinematografiche della sua vita la spaventano, a volte?

Bisogna sempre averne paura. Come membro di una minoranza, sono sempre stato consapevole di dover lottare per i miei diritti. Tuttavia, trovo spaventoso che molte lesbiche e molti gay facciano anche parte di organizzazioni di destra. Basti pensare al Ministro della salute tedesco Jens Spahn, che ha opinioni molto conservatrici, o alla frontwoman Alice Weidel del partito AfD (Alternativ für Deutschland).

Le piacciono le barzellette gay?

Sì, ma dipende sempre da chi le racconta. Sono cresciuto in un'epoca in cui le barzellette gay avevano sempre una sfumatura omofoba. Quando mi veniva raccontata una barzelletta gay negli anni '50, non potevo assolutamente rispondere in modo critico alla persona che la diceva. Al contrario, sapevo che questo tipo di persona odiava i gay e che sarebbe stato meglio per me agire con cautela.

Nel 1991 è stato violentemente attaccato dopo aver fatto outing durante il talk show di RTL «Explosiv – der heisse Stuhl» sulle identità sessuali di Hape Kerkeling e Alfred Biolek. Cosa l'ha spinta a compiere questo gesto, allora?

L'outing è avvenuto nel pieno della crisi dell'AIDS. C’era quasi un’atmosfera bellica ed è per questo che sono giunto alla convinzione che noi gay dovessimo passare all'offensiva. Prima di allora, alcune persone in vista avevano già fatto outing negli Stati Uniti. Ho preso questa iniziativa per far capire a tutti gli omosessuali che vivevano ancora nell'ombra che non erano soli e che l'omosessualità era diffusa anche tra le celebrità. Il mio intento principale era quello di incoraggiare gli altri.

Kerkeling in seguito ha commentato il suo outing con le parole: «Una sensibilità più naturale di quella che avrei avuto nel mettere l'asciugacapelli nella vasca da bagno, in un momento di pura follia».

Strano! Nessuno ha fatto outing spontaneamente: tutte le celebrità sulle quali ho fatto outing hanno poi speculato sul mio atto di coraggio. La loro popolarità è aumentata subito dopo. Mentre l'odio è ricaduto tutto su di me. E c’è una cosa che vorrei dire: non farei mai outing su un insegnante gay che lavora in una scuola frequentata per il 90% da studenti musulmani. Non getterei mai fango su persone che non possono contrattaccare.

Però, stando a quanto ha dichiarato in un'intervista di recente, non farebbe mai outing su un calciatore professionista gay, perché questo probabilmente implicherebbe la fine della sua carriera.

Oh, il calcio e lo sport non mi interessano affatto ...: per me sarebbe molto più importante riuscire a porre fine al bigottismo nella Chiesa cattolica. Si sa da tempo che molti preti cattolici sono gay e, anche in Vaticano, molti omosessuali ricoprono le cariche più alte. È ora di fare outing anche sui preti gay.

Ho capito bene: vuole fare outing sui preti gay?

Non sarò io a farlo. Per me l'ideale sarebbe se si creasse un gruppo di persone che avesse un confronto diretto con i dignitari gay della Chiesa cattolica. Ovviamente sarebbe meglio, in questo caso, se l'outing venisse fatto dalla Chiesa stessa. Credo che se un ampio gruppo di preti gay facesse outing spontaneamente, la Chiesa cattolica non potrebbe permettersi di cacciarli via tutti: la carenza di sacerdoti è effettivamente troppo grande per poter fare una cosa del genere. Piuttosto, la Chiesa cattolica dovrebbe finalmente ripensare, adattare e modernizzare la propria forma mentis su argomenti quali la sessualità in generale e l'omosessualità in particolare.

Rosa von Praunheim a proposito del suo compagno Oliver Sechting: «Sono felice di avere una relazione da undici anni con un uomo meraviglioso.»
Rosa von Praunheim a proposito del suo compagno Oliver Sechting: «Sono felice di avere una relazione da undici anni con un uomo meraviglioso.»
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Questo cambiamento potrebbe contribuire a rendere felici più persone?

Sì, certo. Secondo me, la felicità non è determinata soltanto da una relazione d'amore: anche la famiglia o gli amici possono renderti felice. Per quanto mi riguarda, ad esempio, avere la possibilità di lavorare con Lotti Huber per dieci anni mi ha reso enormemente felice. Allo stesso tempo, sono contento di stare insieme ad un uomo meraviglioso (regista Oliver Sechting, nota della redazione) da ben undici anni. Soprattutto quando si è più in là con l’età, è bello poter condividere un sentimento di solidarietà con qualcuno.

Cosa pensa delle relazioni monogame?

Non posso rispondere a questa domanda in generale. In passato, all'uomo era permesso avere tutte le amanti che desiderava, mentre la donna doveva essere monogama. Qualcosa di terribile. Alcune coppie gay sono attratte da altre persone e vivono questo desiderio apertamente all’interno del loro rapporto. Lo trovo grandioso. In altre coppie gay accade invece che non si pratichi più sesso, ma si decida di restare insieme ugualmente. Io stesso pensavo che fosse bello fare sesso solo col mio nuovo partner all'inizio di un amore e che lui lo facesse solo con me, allo stesso modo. Credevo che, in questo modo, la relazione si sarebbe sviluppata al meglio nel tempo.

È ancora attratto dai ragazzi più giovani?

Certo, ma in realtà trovo attraenti gli uomini di tutte le età.

L'uomo più bello al quale è mai stato paragonato?

Una volta, mentre giravo un film in Messico, qualcuno mi ha detto che assomigliavo ad Alain Delon e poco dopo sono stato paragonato anche a Warren Beatty. L'ho trovato fantastico. Oh, da giovane ero davvero molto bello e avevo i miei ammiratori. Ma allora non potevo godermi pienamente quella popolarità. Probabilmente è stata comunque una cosa positiva, altrimenti sarei cresciuto con un atteggiamento vanitoso.

Quindi in fondo: per cosa vale la pena vivere?

Per me, il significato della vita è la vita stessa, quindi la sopravvivenza. Non credo che la vita abbia un significato più profondo di questo.

Nel 2011, il filosofo austriaco Robert Pfaller ha dichiarato, in un'intervista, che vale la pena vivere per le piccole cose effimere della vita. Bere una birra con gli amici, godersi il panorama in un momento di tenerezza, fumare una sigaretta mentre si sorseggia il caffè. Condivide questa visione del senso della vita?

Stiamo parlando di un concetto che, probabilmente, è molto individuale. Posso solo dire di me stesso che ho anche io i miei lati maniaco-depressivi: soprattutto quando non sono totalmente preso dal lavoro, cado spesso nel vuoto della depressione. Due anni fa ero piuttosto disperato. Finché non ho preso da parte il mio partner Oli e il mio buon amico Mike e ho detto loro che non avevo più voglia di vivere perché mi sembrava che tutto fosse andato perduto. Oli e Mike hanno reagito ridendo di me: trovavano la mia frase divertente e sapevano perfettamente che non l'avrei mai fatta finita spontaneamente. E sa cosa? L'anno successivo è stato l'anno migliore della mia vita. In quell’anno, è andata in scena l'opera teatrale «Jeder Idiot hat eine Oma, nur ich nicht», poi «Abfallprodukte der Liebe» all'Accademia delle arti di Berlino e ho anche girato due film. Quell'anno è stato un dono enorme per me. In sostanza, vale la pena aspettare e vedere cosa viene dopo. Il comico Karl Valentin una volta ha detto: «La vita è come una valanga: a volte va su, a volte va giù.» Ed è esattamente come la vedo io oggi.

Continua a leggere dieci libri contemporaneamente?

Leggo ancora molti libri, oggi come un tempo. Inizio a leggerne molti e poi mi blocco con alcuni. Lo stesso vale con i film. Non ho molta pazienza: se un film non mi piace, non lo vedo fino alla fine.

Qual è il suo libro preferito, ora come ora?

Ho appena finito di leggere il romanzo «Ein wenig Leben» della scrittrice lesbica Hanya Yanagihara. Ho letteralmente divorato il libro da 900 pagine. La Yanagihara racconta una storia deprimente, ma che allo stesso tempo è una fonte di forza incredibile. Ho trovato straordinario anche il suo romanzo precedente «Das Volk der Bäume». Mi è piaciuto anche il romanzo «Was dann nachher so schön fliegt» di Hilmar Klute. La trama del libro vede il giovane Volker, che presta servizio civile in una casa di cura nella regione della Ruhr, partecipare ad un incontro di giovani talenti letterari a Berlino per recitare le sue poesie. Un argomento poco clamoroso, ma meravigliosamente leggero e facile da scrivere.

Davvero trova orribile la musica in generale?

Beh, ho ben poco a che fare con la musica perché non mi piaceva per niente l'educazione musicale a scuola. Però ho sempre trovato eccezionale la musica un po’ stramba.

La musica militare tailandese, per esempio.

Esattamente: mi piacciono le canzoni di musica popolare polacca e le canzoni politiche della RDT (Repubblica Democratica Tedesca). Ho un debole per la musica che è involontariamente divertente. E, naturalmente, ora sono impegnato in modo intensivo nella scelta della musica per il mio nuovo film «Operndiven, Operntunten».

Grazie, è stato emozionante. Ma ora, signor von Praunheim, dobbiamo riprendere direttamente l'argomento, un classico di fine intervista: le domande sulla morte. Lo sprint finale.

Molte delle persone con le quali ha avuto delle relazioni artistiche e anche amorose ormai non ci sono più. È terribile, vero?

Mah, non è poi così terribile: fa parte della vita. E, dato che sono ancora nel pieno della mia produttività, incontro sempre persone nuove. Tra l’altro, alcune persone anziane a me più care sono ancora vive: la mia migliore amica Elfi Mikesch, ad esempio. Con lei e Werner Schroeter, l'estate scorsa ho allestito la mostra «Abfallprodukte der Liebe» presso l'Accademia delle arti di Berlino. Elfi ha due anni più di me ed è ancora piena di vita, così come il regista Edgar Reitz, che, a più di 80 anni, ha ottenuto il premio cinematografico tedesco Deutschen Filmpreis. Per non parlare dei due registi Wim Wenders e Werner Herzog, entrambi ancora meravigliosamente produttivi.

Rosa von Praunheim a proposito della sua collezione di animali in peluche: «Sono rimasto molto infantile: basta guardare i tanti peluche che ho esposto sul mio divano.»
Rosa von Praunheim a proposito della sua collezione di animali in peluche: «Sono rimasto molto infantile: basta guardare i tanti peluche che ho esposto sul mio divano.»
Keystone

Ha già fondato il suo rivoluzionario «Esercito di anziani»?

Sfortunatamente no, ma sono ancora convinto dell'idea, soprattutto in considerazione degli studenti che organizzano le proteste per il clima. Le persone anziane non hanno più nulla da perdere, per cui possono comportarsi in modo più radicale. Noi anziani potremmo viaggiare per il mondo e rivoltare i sistemi politici capeggiati da Trump, Putin, Erdogan e, con loro, tutti i sostenitori. Il problema è, naturalmente, capire se questa sia una buona soluzione e chi o cosa verrà dopo.

A 70 anni ha dichiarato: «Ho solo sette anni, sono ancora decisamente immaturo». Quanto pensa di essere maturo oggi?

Non mi sento più vecchio di un bambino di dieci o undici anni. Sono rimasto molto infantile: basta guardare i tanti peluche che ho esposto sul mio divano. L'immaginazione infantile è qualcosa di meraviglioso. Credo che quando una persona cresce, la sua immaginazione muore in un certo qual modo. La mia convinzione, tuttavia, è che l'immaginazione sia la magia dell'artista.

A 73 anni, ha detto durante un'intervista: «Guardo con gioia verso la morte; ho più paura dell'infermità, della malattia e della depressione».

A nessuno piace l'idea di morire in agonia, tantomeno di dover sopportare una morte dolorosa. Allo stesso tempo, la mia volontà di sopravvivere è ancora molto forte. Penso che una morte dignitosa sia molto importante ed è per questo che ritengo sia un’ottima cosa per le persone poter decidere autonomamente quando rinunciare alla propria vita. Da voi in Svizzera, l'eutanasia è regolamentata molto meglio rispetto a qui da noi, in Germania. In ogni caso, non voglio finire rinchiuso a 90 anni per demenza in un ospizio. Questa è una cosa che non voglio assolutamente provare.

A 75 anni, nel corso di un'intervista, ha preso in giro la morte. Ha detto: «Mi piacerebbe morire.»

Questo desiderio esiste ancora dentro di me. Provo una forte malinconia. La morte è, in un certo senso, una salvezza. La vita significa anche stress, perché bisogna affrontare numerose difficoltà. Ho ancora la forza di essere creativo. Ma per quanto ce l'avrò ancora?

Perché pensa che la vecchiaia non sia auspicabile?

Solo poche persone riescono a rimanere creative fino alla vecchiaia: la maggior parte delle persone non ha questa forza. Molta gente soffre durante la vecchiaia. Una mia amica ha una malattia agli occhi e non può più leggere. Con questo intendo dire che il fatto di non poter più leggere pregiudica notevolmente la qualità della vita. La mia amica non può più camminare senza accompagnamento e ne soffre molto.

Farsi cremare o seppellire nella bara?

Mi sono già venute in mente alcune idee divertenti sulle sorti del mio copro dopo la morte. Mi piacerebbe che il mio corpo venisse riempito di liquido e imbalsamato. Poi lo si potrebbe esibire al Museo del cinema di Berlino, con un televisore nell'addome sul quale trasmettere i miei film per le scolaresche. In ogni caso, è davvero molto probabile che non andrà a finire in questo modo. Piuttosto, il mio corpo verrà seppellito nel cimitero Alter St.-Matthäus-Kirchhof di Berlino. È un cimitero decisamente progressista. Lì sono sepolti molti gay, morti di AIDS. Preferirei che la mia tomba fosse decorata con tanti peni.

Cosa vorrebbe che fosse scritto sulla sua lapide?

Ho scritto davvero tante poesie: mi piacerebbe che ne venisse scelta una per essere riportata sulla mia lapide.

Crede che esista qualcosa dopo la morte?

Sono credente e quindi penso che dopo la morte possa davvero esistere tutto quello che uno si immagini. Allo stesso tempo, sono una persona molto realista e credo che dopo la morte non ci possa essere nulla. Nel mio film «Rosas Höllenfahrt», uno scienziato culturale dice: «Diventeremo acqua intelligente». Penso che sia una bella immagine, anche se non ci credo.

Dopo un'ora e mezza, il giornalista va via dall'appartamento. - Grazie di cuore per il suo tempo, per il suo coraggio, per la sua apertura mentale, Rosa von Praunheim.

Pink Apple: il festival cinematografico LGBT si svolge a Zurigo e Frauenfeld all'inizio di maggio. Il premio Pink-Apple-Festival-Award-2019 è stato consegnato a Rosa von Praunheim il 4 maggio; inoltre, a lui è dedicata una retrospettiva in programmazione presso il Cinema Filmpodium di Zurigo.

Il giornalista di "Bluewin" Bruno Bötschi si cimenta regolarmente in questo gioco di domande e risposte con le celebrità come parte della sua rubrica "Bötschi domanda". Ha una vasta esperienza nel campo delle interviste. Per molti anni ha scritto per la rivista "Schweizer Familie" la serie "Traumfänger" (l'acchiappasogni). Ha intervistato più di 200 personalità, chiedendo quali fossero i loro sogni d'infanzia. Il libro che contiene tutte queste interviste è stato pubblicato da Applaus Verlag a Zurigo. È disponibile in tutte le librerie.
Il giornalista di "Bluewin" Bruno Bötschi si cimenta regolarmente in questo gioco di domande e risposte con le celebrità come parte della sua rubrica "Bötschi domanda". Ha una vasta esperienza nel campo delle interviste. Per molti anni ha scritto per la rivista "Schweizer Familie" la serie "Traumfänger" (l'acchiappasogni). Ha intervistato più di 200 personalità, chiedendo quali fossero i loro sogni d'infanzia. Il libro che contiene tutte queste interviste è stato pubblicato da Applaus Verlag a Zurigo. È disponibile in tutte le librerie.
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