Sommergibile imploso Tutte le falle del Titan, si intensificano le polemiche

SDA

24.6.2023 - 14:05

Immagine d'archivio (OceanGate Expeditions via AP, File)
Immagine d'archivio (OceanGate Expeditions via AP, File)
KEYSTONE

Il design del Titan e il materiale usato per la struttura portante del sottomarino non erano adeguati e sono del tutto mancati i controlli di sicurezza. Consumato il dramma, con il sommergibile imploso e i cinque passeggeri morti, è il momento delle polemiche e di capire come il sogno di vedere il relitto del Titanic si sia rivelato un incubo mortale.

Già prima dell'ultimo maledetto viaggio al relitto, OceanGate era stata duramente criticata per il suo Titan, sottomarino sperimentale con uno scafo in fibra di carbonio, ovvero un materiale relativamente poco testato negli abissi e quindi ritenuto dagli esperti particolarmente rischioso.

La fibra di carbonio tende infatti a deformarsi e una qualsiasi piccola crepa può causare danni catastrofici: è probabilmente quello che è accaduto al batiscafo sotto il peso di una pressione 400 volte superiore a quella della superficie.

Nel mirino delle critiche c'è soprattutto Stockton Rush, l'amministratore delegato della società morto nell'implosione.

Le critiche di James Cameron

Ha «usato scorciatoie» ed evitato di farsi certificare «perché sapeva che non sarebbe passato», è l'accusa mossa dal regista James Cameron, lui stesso un esperto di esplorazioni e progettista di sottomarini, oltre che, ovviamente, regista molto famoso che ha portato sullo schermo Titanic, il dramma del transatlantico colato a picco nel suo viaggio inaugurale nel 1912, dopo aver urtato un enorme iceberg.

Rush stesso nel corso degli anni aveva ammesso di aver aggirato le norme di sicurezza per spingere l'innovazione. «Voglio essere ricordato come un innovatore. Penso fosse il generale Douglas MacArthur a dire che si viene ricordati per le regole violate», aveva raccontato qualche anno fa proprio in merito al Titan.

Le ipotesi sull'implosione

Mentre su TikTok circolano video che ricostruiscono la possibile dinamica dell'incidente e dell'implosione, la Guardia Costiera americana continua le ricerche nel tentativo di recuperare materiale e definire la tempistica dell'accaduto.

L'ipotesi più accreditata è che il sommergibile sia imploso poco dopo aver perso i contati con la superficie: tramite un sistema di rilevazione segreto per individuare sommergibili nemici, la Marina Usa ha rilevato domenica scorsa – il giorno della scomparsa – rumori coerenti con un'esplosione nell'area del Titanic.

Nonostante questo, le ricerche sono comunque andate avanti per quattro giorni perché non c'era la certezza che si trattasse del sommergibile disperso e anche per motivi di sicurezza nazionale visto che la Marina era restia a comunicare al mondo il suo sistema segreto.

I passeggeri non si sono accorti di nulla?

Così per giorni la speranza, seppur lieve, è rimata accesa, fino alla scoperta di rottami e detriti non lontano dal Titanic. A quel punto è apparso chiaro che il Titan era imploso, con una forza tale che i cinque passeggeri non hanno avuto neanche il tempo di realizzare quello che stava accadendo.

Sul fondo dell'oceano si stanno cercando i pochi pezzi rimasti del sottomarino per le indagini, chieste a gran voce dalle famiglie, ma non c'è praticamente alcuna speranza di recuperare i corpi. Secondo gli esperti, sarebbero stati letteralmente inceneriti dall'implosione, diventando cibo per pesci.

Una ricerca da 6,4 milioni, azione legale contro la OceanGate?

La ricerca a risposte che al momento appaiono sfuggenti è cruciale per capire se potranno esserci azioni legali contro OceanGate e, in parte, per delineare chi si farà carico degli enormi costi di quattro giorni di ricerche.

La prima stima provvisoria parla di oltre 6,5 milioni di dollari spesi per la caccia al Titan.

Ma per OceanGate il costo di eventuali azioni legali potrebbe essere ben più salato. Diversi esperti legali ritengono che le famiglie delle vittime avranno un margine sufficiente per fare causa nel caso in cui emergessero falle strutturali a prescindere dalle liberatorie di responsabilità firmate prima di salire a bordo.

Una lunga documentazione in cui l'espressione 'rischio di morte' veniva più volte usata. Nonostante questo, i cinque avventurieri non hanno rinunciato al loro sogno.

L'unico scettico nei giorni prima del viaggio era il più giovane dei passeggeri, il 19enne Suleman Dawooh. «Era terrorizzato», ha raccontato la zia. Il ragazzo però alla fine aveva superato le paure per far contento, nel giorno della festa del papà, il padre Shahzada Dawood, che da anni inseguiva il sogno del Titanic. Un sogno che, alla fine, gli è costato la vita.