Royal Family Manca poco all'incoronazione e Carlo strizza l'occhio al popolo

SDA

5.5.2023 - 21:52

Re Carlo III parla con gli ospiti durante un ricevimento a Buckingham Palace per gli ospiti stranieri che partecipano alla sua incoronazione.
Re Carlo III parla con gli ospiti durante un ricevimento a Buckingham Palace per gli ospiti stranieri che partecipano alla sua incoronazione.
AP

L'accoglienza ai potenti della Terra nei saloni fastosi di Buckingham Palace da un lato, la strizzata d'occhio alla gente comune per strada dall'altro, alla ricerca di una popolarità che rischia – in qualche misura – di sfuggire dalle mani di una monarchia in transizione.

Si è consumata così la vigilia della solenne incoronazione formale di re Carlo III e della regina consorte Camilla, in programma sabato 6 maggio – nell'attesa generale di tanta parte del Regno Unito e di una vasta platea di ammiratori o curiosi in giro per il mondo – fra la navate dell'abbazia di Westminster nel cuore di Londra: luogo simbolo di questi riti regali da quasi mille anni e teatro di un appuntamento col destino rinviato per 7 decenni nella vita del primogenito di Elisabetta II.

Il conto alla rovescia è agli sgoccioli. Con i leader e le teste coronate del mondo ricevuti in queste ore per un incontro di benvenuto a palazzo da Carlo, da Camilla, dall'erede al trono William con la moglie Kate, da altri membri della dinastia (Harry escluso, visto che il principe ribelle è atteso solo per una toccata e fuga), oltre che dal premier Rishi Sunak e da vari ministri.

Mentre il percorso del corteo reale viene chiuso al traffico, bandiere e festoni sventolano sotto un cielo incerto e la polizia è già mobilitata per garantire la sicurezza: forte di 29'000 uomini, cecchini schierati e nuovi poteri d'intervento attribuiti non senza polemiche dal governo Tory attraverso la recente stretta legislativa sull'ordine pubblico del Public Order Bill.

Accampate dietro le transenne le avanguardie dei fan reali

Intanto, dietro le transenne, sono accampate le avanguardie dei fan reali, disposti a trascorrere due notti all'addiaccio pur di conquistare la prima fila.

Ma si annunciano pure le presenze di nicchie di contestatori convocati dalla frangia repubblicana militante del movimento Republic in un Paese nel quale il consenso alla corona resta dominante – sondaggi alla mano – fra gli over 50 o gli over 60, salvo affievolirsi tra indifferenza e disaffezione con il calare dell'età; fino a toccare i minimi storici (e una maggioranza di sentimenti anti monarchici espliciti) nella fascia giovanile dei ventenni.

Operazione simpatia tra il popolo

Un contesto che il 74enne re Carlo, la 75enne regina Camilla e il resto dei Windsor rimasti attivi a corte si sforzano di affrontare con qualche parziale tentativo d'innovazione più inclusiva – nei riti celebrativi – delle differenze sociali, etniche, confessionali o di altro genere che marcano a fondo il Regno di oggi.

E anche con qualche operazione simpatia sulla trincea delle pubbliche relazioni, come l'improvvisata fatta stamane ai passeggeri della tentacolare metropolitana di Londra, la popolare 'tube': dove un messaggio registrato direttamente da Carlo III – anche a nome della consorte – si è sostituito a quello della voce impersonale chiamata a dare indicazioni e raccomandazioni di prudenza, per augurare a tutti «un meraviglioso Coronation Weekend». Oltre che per ricordare di stare attenti a non inciampare secondo il proverbiale avvertimento «please, mind the gap».

Non mancano le proteste

L'iniziativa ha sollevato più di un sorriso e moti d'approvazione. Ma certo non basta a cancellare gli elementi di malumore cui l'incoronazione – pur in un'atmosfera ufficiale di entusiasmo prevalente – minaccia di fare da catalizzatore. Dinanzi a un sovrano non privo di sensibilità moderne su temi quali l'ambiente o la sostenibilità, e tuttavia meno tutelato da quella sorta di limitazione del diritto di lesa maestà conquistata da sua madre in lunghi anni di regno e impeccabile dedizione al ruolo istituzionale.

A confermarlo non sono solo le proteste degli attivisti di Republic dietro lo slogan 'Not my King', ma le tendenze centrifughe e le recriminazioni storiche contro lo schiavismo coloniale del passato che – dai Caraibi al Canada – riprendono quota fra i Paesi dell'ex impero rimasti legati alla corona dentro il Commonwealth.

O i quesiti sulle ricchezze del monarca e sui costi pubblici della medesima incoronazione, stimati dai media (sicurezza compresa) fino a 100 se non a 250 milioni di sterline, anche a fronte di guadagni calcolati dagli operatori turistici in 350 milioni.

Senza tralasciare l'effetto boomerang dell'appello dell'arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, chiamato a officiare la cerimonia di Westminster, per un giuramento di lealtà al re non più delegato agli aristocratici, ma esteso alla gente comune che da casa volesse aderirvi: iniziativa immaginata come forma di coinvolgimento popolare più democratico, ma che ha finito per irritare molti; e che lo stesso re – a dar credito a un giornalista suo amico personale, Jonathan Dimbleby, veterano e volto noto della Bbc – pare abbia in queste ore sconfessato.

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