Incarcerata in Iran La giornalista Cecilia Sala è stata liberata e sta tornando in Italia

SDA

8.1.2025 - 12:48

È decollato pochi minuti fa, da Teheran, l'aereo che riporta a casa la giornalista italiana Cecilia Sala (foto d'archivio).
È decollato pochi minuti fa, da Teheran, l'aereo che riporta a casa la giornalista italiana Cecilia Sala (foto d'archivio).
IMAGO/Independent Photo Agency Int.

È decollato questo mercoledì mattina, da Teheran, l'aereo che riporta a casa la giornalista italiana Cecilia Sala. Lo rende noto la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Keystone-SDA

«Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia», si legge in una nota della presidenza del Consiglio.

L'Iran, attraverso il dipartimento media della cultura e il ministero della Guida islamica, parlando con l'ANSA, si è limitato per ora a confermare la notizia della liberazione della giornalista, fermata a Teheran lo scorso 19 dicembre e rinchiusa nel carcere di Evin.

Il direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE), Giovanni Caravelli, a quanto si apprende, è andato personalmente a Teheran per prendere Cecilia Sala.

L'atterraggio dell'aereo con i due a bordo è previsto intorno alle 15.30 a Roma Ciampino.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni «esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia Sala, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi», si legge nella nota di Palazzo Chigi.

La presidente, viene spiegato, «ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata avvenuta pochi minuti fa».

La reazione della sua famiglia

Il compagno Daniele Raineri ha detto all'ANSA: «l'ho sentita, mi ha detto; ci vediamo tra poco. Era emozionata e contentissima. Le ho risposto anche io: ci vediamo a Roma».

Mentre il papà ha dichiarato che «dirò a Cecilia che sono orgoglioso di lei e della capacità e la compostezza che ha avuto in questa vicenda. Nei suoi giorni di prigionia l'ho sentita tre volte. In questo periodo ho avuto l'impressione di una partita a scacchi, ma i giocatori non erano soltanto due. A un certo punto la scacchiera si è affollata e questo ha creato forti timori in un genitore come me, che purtroppo ignora le mosse».

«Fortunatamente io e Antonio Tajani (vicepremier e ministro degli affari esteri, ndr) abbiamo abitato per dodici anni a due passi l'uno dall'altro e c'è stata una frequentazione trasformata in un'amicizia. Il conforto di un'informazione, pur tutelata ma diretta e immediata indubbiamente ha aiutato molto».