Le esportazioni belliche crollanoPutin ha già perso... gran parte dei suoi acquirenti di armi
Di Andreas Fischer
24.5.2023
Le armi russe sono sempre meno richieste sul mercato mondiale o non possono essere fornite. Per Vladimir Putin, il crollo dell'industria bellica sta diventando un problema.
Di Andreas Fischer
24.05.2023, 13:58
Di Andreas Fischer
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L'attività di esportazione dell'industria bellica russa è crollata a causa della guerra contro l'Ucraina.
Senza clienti per le sue armi, Putin non ha entrate.
Anche peggiore è però la perdita di reputazione e di sfere di influenza.
Le fabbriche di armi di Vladimir Putin sono in crisi: il boss del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, lamenta da settimane la mancanza di munizioni, i sistemi d'arma russi rivelano ripetutamente debolezze nell'uso, e ora pare che anche la difesa aerea ucraina abbia trovato il modo di contrastare una «super arma» e avrebbe abbattuto un missile ipersonico del tipo Kinzhal.
La guerra contro l'Ucraina ha infatti delle gravi conseguenze per l'industria bellica in Russia. Poiché le capacità produttive sono ovviamente appena sufficienti a coprire i propri bisogni, anche le esportazioni stanno diminuendo. In altre parole il commercio di armi di Putin all'estero sta crollando.
Le vendite all'estero si sono quasi dimezzate dal 2015
Dichiarata un'industria chiave dallo stesso presidente, l'industria bellica russa è stata per anni uno dei più importanti esportatori di armi al mondo e ha riversato molti soldi nelle casse dello Stato. Nel 2015 valeva ancora 15 miliardi di dollari statunitensi.
Sette anni dopo, la Russia è ancora il secondo esportatore di armi, ma è molto indietro rispetto agli Stati Uniti e con una tendenza al ribasso. Anche se l'agenzia di stampa statale Tass vende come un successo le esportazioni del 2022 da otto miliardi di dollari, il boom delle armi di Putin è finito.
Questa tendenza poteva già essere osservata prima della guerra contro l'Ucraina, come mostra l'attuale rapporto dell'istituto di ricerca sulla pace Sipri di Stoccolma. Tuttavia l'attacco all'Ucraina lo ha resa ancora più forte.
La domanda continuerà a diminuire
Il volume delle esportazioni di armi russe è diminuito del 31% nel confronto tra i periodi 2013-2017 e 2018-2022, con un calo particolarmente marcato negli anni dal 2020 al 2022, si legge nel rapporto Sipri: «L'invasione russa dell'Ucraina probabilmente ridurrà ulteriormente le esportazioni di armi, perché la produzione per il proprio esercito ha la precedenza».
Inoltre la domanda da altri Paesi rimane bassa: da un lato a causa delle sanzioni contro la Russia e delle crescenti pressioni occidentali. Dall'altra ex buoni clienti come la Cina e l'India stanno costruendo la propria moderna industria bellica. Anche i clienti abituali dei Paesi dell'ex Patto di Varsavia, come la Polonia e la Slovenia, non acquistano più armi russe.
Le entrate diminuiscono come l'influsso
Senza clienti per le sue armi, Putin non ha entrate. Le perdite finanziarie pesano però meno perché, secondo le stime dell'Agenzia internazionale per l'energia (AIEA), la Russia è riuscita a portare le sue esportazioni di petrolio al livello più alto degli ultimi tre anni, nonostante le sanzioni imposte dai Paesi occidentali.
La perdita di reputazione e di sfere di influenza rischia di avere un effetto peggiore. Senza un'industria bellica funzionante, al Cremlino manca uno strumento di potere. Come analizza il portale di notizie t-online, Putin difficilmente può «esercitare un'influenza diplomatica sui Paesi che comprano armi».