«Abbiamo bisogno di pace» La guerra in Ucraina è giunta al 100esimo giorno

SDA / Red

3.6.2022

«La vittoria sarà nostra». È quanto afferma il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel 100esimo giorno dell'invasione russa nel Paese. Amin Awad, Segretario generale aggiunto e coordinatore Onu delle crisi per l'Ucraina ha affermato: «Questa guerra non ha e non avrà vincitori. Piuttosto, abbiamo assistito per 100 giorni a ciò che è stato perso vite, case, lavoro e prospettive».

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Il presidente ha pubblicato un breve video su Instagram, nel centesimo giorno dell'invasione russa dell'Ucraina. «Rappresentanti dello Stato sono qui da cento giorni per difendere l'Ucraina», afferma Zelensky.

Nel filmato, della durata di 36 secondi, il presidente ucraino è davanti all'edificio dell'amministrazione presidenziale a Kiev insieme, tra gli altri, al primo ministro, Denys Shmyhal e al consigliere presidenziale, Mykhaylo Podolyak.

ONU: «Abbiamo bisogno di pace»

«Abbiamo bisogno di pace. La guerra deve finire», ha detto Awad. L'invasione russa lanciata il 24 febbraio «ha messo a dura prova la popolazione civile», ha sottolineato parlando di «distruzioni, devastazioni in città e villaggi» ma anche di «vite, case, posti di lavoro e opportunità perse».

«In poco più di tre mesi, quasi 14 milioni di ucraini sono stati costretti a fuggire dalle loro case, la maggior parte sono donne e bambini», ha concluso l'alto funzionario Onu definendo questo fenomeno «senza precedenti nella storia».

31'000 soldati russi uccisi

Sono circa 30'950 i soldati russi uccisi in Ucraina nei primi 100 giorni dell'invasione russa: lo riporta l'esercito di Kiev su Twitter.

Nel suo aggiornamento sulle perdite subite finora da Mosca, l'esercito ucraino indica che si registrano anche 210 caccia, 175 elicotteri e 535 droni abbattuti.

Inoltre le forze di Kiev affermano di aver distrutto 1367 carri armati russi, 675 pezzi di artiglieria, 3366 veicoli blindati per il trasporto delle truppe, 121 missili da crociera e 13 navi.

Mariupol, russi incarcerano e sparano a chi non collabora

Nel distretto di Mariupol i russi stanno imprigionando e sparando a volontari e funzionari ucraini che si sono rifiutati di collaborare con le autorità di occupazione. Lo fa sapere Mariupol City Council, citando il sindaco Vadym Boychenko, secondo Interfax-Ucraina.

«Il ‹falso tribunale della DPR› ha condannato – denuncia il sindaco – a 10 anni di carcere il capo di uno dei villaggi dell'area. Almeno un dipendente pubblico è stato giustiziato a colpi di arma da fuoco. Decine di volontari che tra marzo e aprile hanno aiutato a evacuare i residenti di Mariupol sono detenuti nella prigione di Olenivka. Ci sono notizie di torture».

«Bombe anti-bunker Fab-250 su edifici civili a Borodyanka»

I russi, a partire dal primo marzo, scaricarono su Borodyanka, a nord di Kiev, e su altri centri della zona, una serie di bombe di era sovietica da 250 chili: si trattava delle Fab-250, ordigni progettati per distruggere strutture fortificate e bunker. Ma a Borodyanka, una cittadina di 13'000 abitanti, non c'era niente del genere, e le bombe finirono su edifici residenziali.

Lo scrive il Guardian, che rilancia oggi sui social una sua inchiesta. A Borodyanka le bombe, che hanno scarsa precisione, colpirono cinque palazzi di appartamenti, letteralmente spaccandoli in due.

Quando i russi si sono ritirati dalla regione di Kiev, all'inizio di aprile, sotto le macerie c'erano decine di corpi. E ora queste azioni di guerra sono oggetto delle indagini per crimini di guerra dei procuratori ucraini che riguardano i militari di Mosca ma anche direttamente il presidente Vladimir Putin.

La Russia ha sempre affermato di aver lanciato queste bombe contro legittimi obiettivi militari. Ma l'inchiesta del Guardian non ha trovato alcun sito militare a Bucha, Hostomel e Borodyanka, tutte colpite dagli ordigni.

Ue non riconoscerà passaporti russi zone occupate

«L'Unione Europea condanna fermamente i decreti presidenziali russi del 25 e 30 maggio, che semplificano il processo di concessione della cittadinanza russa e il rilascio di passaporti russi ai cittadini ucraini delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, temporaneamente sotto il controllo militare delle truppe di invasione russe, nonché ai bambini ucraini privi di cure parentali e alle persone legalmente incapaci delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia.

L'Unione Europea non riconoscerà questi passaporti, emessi come parte della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina». Lo si legge in una nota. «L'Unione Europea – prosegue la dichiarazione dell'Alto rappresentante per la politica estera Ue – condanna fermamente qualsiasi tentativo della Russia di sostituirsi alle amministrazioni ucraine democraticamente elette e legittime».

«L'Ue condanna anche i tentativi d'introdurre il rublo russo come moneta parallela alla grivna ucraina, nonché i tentativi d'imporre programmi e materiali didattici russi e di cambiare la lingua delle lezioni nelle scuole in quelle parti delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia che sono attualmente sotto il controllo illegale delle forze armate russe» ha concluso l'Alto funzionario ONU.

«Qualsiasi tentativo di alterare lo status di parti del territorio ucraino è una chiara violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e della Costituzione ucraina, mina ulteriormente la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina e non sarà riconosciuto dall'Unione Europea. La Russia, la sua leadership politica e tutti coloro che sono coinvolti nelle violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale saranno chiamati a rispondere di queste azioni illegali».

Mosca ha rimosso Dvornikov dal comando della guerra

Il generale Alexander Dvornikov non sarebbe più al comando dell'operazione militare russa in Ucraina. Ad affermarlo è il Conflict Intelligence Team, ong investigativa russa. Al suo posto sarebbe stato nominato il generale Gennady Zhidko, ex comandante del distretto militare orientale e viceministro della difesa di Mosca per gli affari politici.

Secondo quanto indicato dall'analista Ruslan Leviev, la rimozione potrebbe essere legata a un «processo di rotazione» dei vertici operativi delle forze armate, «come quello visto in Siria», dato che non risulta al momento che sia la conseguenza di una gestione ritenuta deludente.

Nominato ad aprile, Dvornikov – veterano pluridecorato con esperienze di comando nelle operazioni in Cecenia e Siria – è da giorni al centro di indiscrezioni su un suo possibile siluramento. Il New York Times aveva evidenziato che non appare in pubblico da circa due settimane.