La nuova SiriaKhamenei: «Ci sono Stati Uniti e Israele dietro la caduta di Assad»
SDA
12.12.2024 - 06:00
Bashar al Assad è caduto per «un piano congiunto americano e sionista, e con il ruolo di un Paese vicino alla Siria», la Turchia. L'ayatollah Ali Khamenei vede il cosiddetto Asse della Resistenza sfaldarsi a Gaza, in Libano, e ora in Siria, e ha puntato il dito contro Israele e Stati Uniti ritenendoli «responsabili» della fine precipitosa del regime di Damasco per mano dei ribelli filo-Ankara.
12.12.2024, 06:00
SDA
«Israele sta smantellando l'asse del male dell'Iran», ha in effetti rivendicato Benyamin Netanyahu, parlando alla Knesset, mentre per il suo ministro della Difesa, Israel Katz, Khamenei «dovrebbe piuttosto biasimare se stesso» per aver investito in gruppi armati «nel tentativo di sconfiggere lo Stato di Israele».
La retorica della Guida suprema tuttavia non prevede passi indietro, e anzi rilancia: «Gli analisti ignoranti immaginano che la resistenza si stia indebolendo e anche l'Iran si indebolirà, ma l'Iran è potente e diventerà ancora più potente».
Cancellerie occidentali agitate
«Il fronte della resistenza è questo: più spingi, più diventa forte, più ti impegni, più diventa motivato. Più li combatti, più diventa ampio», ha sostenuto ancora Khamenei nel primo intervento dopo la caduta di Assad. E ha avvertito: «Gli Stati Uniti non avranno una forte presenza in Siria e il fronte della resistenza espellerà sicuramente le forze americane dalla regione».
In visita sul confine giordano, Katz ha quindi a sua volta accusato l'Iran di voler creare «un fronte orientale» contro lo Stato ebraico. Ma i continui raid sulla Siria e le incursioni dell'Idf oltre la Linea Alpha di confine agitano le cancellerie occidentali che stanno ancora studiando i nuovi signori di Damasco.
S'esprimono la Francia e la Russia
La Francia ha chiesto a Israele di «ritirarsi dalla zona» cuscinetto che lo Stato ebraico sta presidiando per tenere lontani i ribelli jihadisti che hanno preso il potere: «Ogni dispiegamento militare nella zona di separazione tra Israele e la Siria rappresenta una violazione dell'accordo sul disimpegno del 1974, che deve essere rispettato dai firmatari», ha ricordato il Quai d'Orsay, mentre la Germania ha invitato Israele e Turchia a «non mettere a rischio il processo di transizione pacifica in Siria».
Un monito è arrivato anche dal Cremlino, alleato – in ritirata – di Damasco: gli attacchi israeliani sulle alture del Golan e nella zona cuscinetto «difficilmente contribuiranno a stabilizzare la situazione in una Siria già destabilizzata», ha detto il portavoce Dmitry Peskov.
Mosca ha intanto confermato di aver dato asilo ad Assad: «È al sicuro e questo dimostra che la Russia agisce come richiesto in una situazione così straordinaria», ha affermato il viceministro degli Esteri Serghei Ryabkov.
Mosca consegnerà alla CPi il dittatore Assad?
Alla domanda se Mosca consegnerà Assad a un eventuale processo, Ryabkov ha risposto: «La Russia non è parte della convenzione che ha istituito la Corte penale internazionale».
Anche se, finora, la Cpi non ha aperto nessun caso sulla Siria (che pure non ne fa parte), né spiccato mandati contro Assad o altri esponenti del suo regime sanguinario.
Nella regione è di nuovo in arrivo il segretario di Stato americano uscente Antony Blinken, con tappe in Giordania e Turchia, per discutere della crisi siriana e della nuova leadership.
Venerdì sarà la volta del G7, nell'ultimo vertice (virtuale) della presidenza di turno italiana, prendere le misure alla nuova Siria ed ammonire il governo di transizione di Muhammad Bashir, che alla prima riunione ha già mostrato la sua doppia identità esponendo la bandiera jihadista accanto a quella siriana: «Se vuole il nostro appoggio, escluda i terroristi e rispetti i civili».