Gran Bretagna Il Regno celebra «il trionfo di re Carlo», ma guarda già al dopo

SDA

7.5.2023 - 22:35

Il Regno Unito decreta – a colpi di numeri sull'audience televisiva e di squilli di tromba del coro mediatico – «il trionfo» di Carlo e Camilla, consacrati re e regina anche con la solennità dell'incoronazione formale nell'abbazia di Westminster, dopo un'anticamera di 70 anni decisa dal fato.

Ma mentre i festeggiamenti sono proseguiti per il secondo giorno – con le tavolate popolari all'aperto degli «street party» celebrativi di domenica e il concerto di gala serale nel parco di Windsor – è ormai giocoforza proiettarsi sul futuro: sulle luci e le ombre che si allungano sul cammino di Carlo, erede meno inattaccabile dell'indimenticata Elisabetta II la longeva.

Non senza la coda velenosa delle polemiche sul trattamento inferto alle frange di anti-monarchici militanti messe a tacere senza troppi complimenti, e decine di fermi di polizia, ai margini dell'entusiastico clamore collettivo di ieri.

Re e regina «profondamente toccati »

La domenica del lungo weekend cerimoniale britannico, destinato a partorire ancora un lunedì non lavorativo, è stata segnata dal commosso messaggio con cui Carlo III e la sua consorte hanno voluto far sapere di essere «profondamente toccati» dalla partecipazione di massa dei sudditi al loro appuntamento con la storia.

La sottolineatura di Buckingham Palace sul «numero» delle persone che hanno testimoniato «sostegno» appare in qualche modo una risposta indiretta anche ai dati meno favorevoli di sondaggi recenti i quali, pur confermando l'adesione maggioritaria all'istituzione monarchica rispetto a ogni «tentazione» repubblicana, mostrano crepe crescenti nelle fascia dei più giovani.

In oltre 20.000 al concertone

Le immagini della folla imponente scesa in strada sabato e di quella coinvolta domenica in 67'000 party pubblici imbanditi in giro per il Regno, come pure qua e là in quella parte di Paesi del Commonwealth (detti reami) di cui il sovrano di casa Windsor è tuttora capo dello Stato, rappresentano del resto un motivo di conforto per la corte.

Così come le oltre 20'000 presenze al concerto di gala nel parco del castello di Windsor animato in onore delle «Loro Maestà» da un parterre di stelle internazionali tra cui spiccano Andrea Bocelli, i Take That, Lionel Richie, Katy Perry o la pianista cinese Lang Lang.

A tavola con Jill Biden

Una kermesse in linea con la tradizione dei giubilei reali della regina Elisabetta; esattamente al pari di quella dei banchetti di strada: occasione per bere e magiare alla salute della corona.

Come non hanno mancato di fare nemmeno i 130 tra volontari di organizzazioni caritative e rifugiati ucraini invitati alla tavolata di Downing Street direttamente dal premier conservatore Rishi Sunak e dalla moglie Akshata Murty, con la first lady americana Jill Biden in veste di ospite d'onore a suggello dell'asse Londra-Washington nell'appoggio militare a Kiev nella guerra contro Mosca.

E in qualche caso per ricevere direttamente il ringraziamento di membri senior della Royal Family: in primis il delfino William e la consorte Kate, principi di Galles, promossi a luogotenenti di Carlo e Camilla.

Intanto i giornali mainstream si allineano nel celebrare «il trionfo» – o persino «la gloria» – reale in un tripudio di copertine a tutta pagina ad hoc nelle quali le gigantografie ufficiali dei sovrani, addobbati in pompa magna come nei secoli passati, accomunano per un giorno il progressista Observer, domenicale del Guardian, al conservatore Sunday Telegraph, ai tabloid populisti d'ogni tendenza.

Qualche critica

Mentre solo il Times osa mettere in evidenza – almeno in prima pagina – un accenno alle sfide che attendono il primogenito di Elisabetta: monarca «più anziano» mai incoronato nella storia del Regno, chiamato a cercare di modernizzare l'istituzione senza destabilizzarla in una società sempre più liquida, multietnica e multiculturale.

Società difficile da conciliare con la retata preventiva scatenata giusto sabato da Scotland Yard ai danni di oltre 50 contestatori non certo minacciosi.

Tanto meno con l'arresto protrattosi per ben 16 ore del leader del movimento Republic, Graham Smith, che, una volta rilasciato, ha tuonato: «Bando agli equivoci, questo non è più un Paese in cui si possa protestare pacificamente. Mi hanno detto tante volte che la monarchia è qui a difendere le nostre libertà, ora le nostre libertà vengono attaccate in suo nome».

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