Elezioni DeSantis ruba i donatori a Trump e si prepara al 2024

SDA

28.4.2023 - 21:00

Ron DeSantis è ad un passo dall'annuncio ufficiale che si candiderà alla Casa Bianca. Reduce dal suo debutto in grande stile all'estero, il governatore della Florida è pronto a lanciare il comitato esplorativo all'inizio del mese prossimo e quindi dichiarare le sue intenzioni subito dopo, senza più aspettare l'esito delle tante beghe giudiziarie del suo più temibile rivale alle primarie dei repubblicani, Donald Trump.

Ron DeSantis  a Gerusalemme il 27 aprile.
Ron DeSantis  a Gerusalemme il 27 aprile.
KEYSTONE/EPA/Maya Alleruzzo/POOL

28.4.2023 - 21:00

Hai fretta? blue News riassume per te:

  • Ron DeSantis è ad un passo dall'annuncio ufficiale che si candiderà alla Casa Bianca.
  • Durante la sua tappa in Israele, DeSantis ha cenato a Gerusalemme con Miriam Adelson, la principale donatrice di Trump nel 2020 – e altri grandi finanziatori dell'ex presidente.
  • Tra l'incriminazione nel caso Stormy Daniels e il processo per stupro che si è aperto a New York, Trump continua a tirare dritto galvanizzando i suoi sostenitori in New Hampshire al grido di «riconquisteremo la Casa Bianca».

Secondo quanto rivelano fonti vicine a DeSantis, la data clou è l'11 maggio quando, come ha già fatto il senatore repubblicano del South Carolina Tim Scott, il governatore darà mandato all'exploratory committee di sondare il terreno su un eventuale corsa alle presidenziali.

Molti nel suo staff ritengono che non ci sia più tempo da perdere per contrastare la narrativa del tycoon che si descrive come il candidato favorito alla nomination nel Grand old party. E a Tallahassee si sarebbero già svolti diversi incontri per mettere su la squadra per la campagna.

Incontro con i grandi finanziatori di Trump

Intanto, durante la sua tappa in Israele, DeSantis ha cenato a Gerusalemme con Miriam Adelson, la principale donatrice di Trump nel 2020 – e altri grandi finanziatori dell'ex presidente.

Secondo Politico, l'asso nella manica del governatore è proprio un tesoro da oltre 100 milioni di dollari in contanti da parte dei suoi donatori, più di qualsiasi altro candidato al 2024, incluso il tycoon che in cassa avrebbe non più di 55 milioni.

Oltretutto DeSantis ha il vantaggio di poter disporre del suo budget da amministratore della Florida con il quale, ad esempio, ha finanziato la sua missione in Corea del Sud, Giappone, Israele e Regno Unito.

Preso le distanze dalle critiche di Biden a Netanyahu

A Tel Aviv il politico ha approfittato per prendere le distanze dalle critiche del presidente Biden alla controversa riforma della giustizia intrapresa da Benyamin Netanyahu.

«Il nostro compito – ha detto – è di restare schierati con Israele, di aiutarlo a difendere la propria sicurezza e di garantire la sua superiorità militare qualitativa e di far sì che la nostra ambasciata resti sempre a Gerusalemme. Dobbiamo consentire ad Israele – ha aggiunto – di scegliere la sua propria strada verso la democrazia. Questo Paese è abbastanza intelligente per scegliere da solo».

Il viaggio è stato un successo anche per la moglie, Casey, che in molti vedono già come la futura First Lady definendola addirittura una «Jackie Kennedy 2.2».

Trump critica Biden

Tra l'incriminazione nel caso Stormy Daniels e il processo per stupro che si è aperto a New York, Trump continua a tirare dritto galvanizzando i suoi sostenitori in New Hampshire al grido di «riconquisteremo la Casa Bianca».

Il tycoon ha assicurato che «schiaccerà» Biden, al quale ha deciso di affibbiare l'appellativo «crooked» (corrotto), una volta riservato a Hillary Clinton.

«Le darò un nuovo nome, non lo so forse «Lovely Hillary» o «Beautiful Hillary», ma ritirerò il nome «crooked» in modo da poterlo usare per Joe Biden, perché d'ora in poi sarà conosciuto come «‹Crooked› Joe Biden», ha decretato.

Mike Pence interrogato sul 6 gennaio

Mentre l'ex presidente arringava la folla, il suo ex vice Mike Pence, un altro potenziale rivale nella corsa alla Casa Bianca, veniva torchiato per cinque ore dal grand giuri' nell'ambito dell'indagine sull'assalto del 6 gennaio.

Una testimonianza che Trump aveva cercato di evitare a tutti i costi perché potenzialmente la più importante per comprendere la responsabilità del tycoon nell'insurrezione a Capitol Hill.

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