Guerra Kiev avanza a Bakhmut: «Ci riprenderemo tutto», un generale NATO: «Golia sta vacillando»

SDA

11.5.2023 - 06:45

Un trofeo lungo due chilometri di territorio quello rivendicato dalle forze ucraine, che tornano a parlare di «offensiva» su Bakhmut, teatro della battaglia più feroce della guerra in Ucraina, dopo giorni di allarme per una possibile caduta della città in mano ai russi.

Un soldato ucraino spara un RPG verso le posizioni russe al fronte vicino a Kremenna, nella regione di Luhansk, in Ucraina, martedì 9 maggio 2023.
Un soldato ucraino spara un RPG verso le posizioni russe al fronte vicino a Kremenna, nella regione di Luhansk, in Ucraina, martedì 9 maggio 2023.
KEYSTONE/AP Photo/LIBKOS

Un fronte mobile, difficile per entrambi gli schieramenti, dove la terza brigata delle forze armate di Kiev ha annunciato di essere avanzata di 2600 metri durante l'assalto alle posizioni russe, uccidendo decine di soldati di Mosca, tra i quali mercenari del gruppo Wagner, e facendo cinque prigionieri.

Kiev non è disposta a cedere perché «la nostra missione è salvare il nostro Paese, la nostra indipendenza, il nostro popolo. Ci riprenderemo tutto», ha avvertito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Riferendo del successo ucraino sul fronte della città nel Donetsk, il fondatore del battaglione Azov Andriy Biletsky ha spiegato che gli ucraini «hanno sconfitto due compagnie della 72esima brigata della Federazione Russa».

Ai Wagner mancano le munizioni?

Un annuncio che conferma quanto già riferito il giorno prima, martedì, dal nemico stesso, il fondatore di Wagner Yevgeny Prigozhin, che in uno dei suoi tanti aggiornamenti aveva denunciato come la brigata russa avesse abbandonato le posizioni a Bakhmut, «lasciando scoperto un fianco».

Il capo dei mercenari è tornato così a lanciare l'allarme sul rischio che i suoi combattenti «vengano accerchiati» a Bakhmut, anche se gli ucraini occupano solo «circa il 5%» dell'insediamento, a suo dire.

Perché nonostante le promesse, resta il problema delle munizioni della discordia con il ministero della difesa, che «sono state fornite in quantità minime» nonostante gli annunci di nuove consegne dopo la minaccia di Wagner di abbandonare il campo di battaglia.

«Offensiva? Non pensate sia l'ultima»

Lo scontro interno alle forze russe continua quindi, mentre Kiev incassa la buona giornata sul fronte e prepara la controffensiva sulla quale il governo ucraino insiste nel frenare le aspettative.

il ministro degli esteri Dmytro Kuleba in un'intervista al tabloid tedesco Bild ha infatti spiegato: «Non pensate a questa controffensiva come all'ultima, perché non sappiamo cosa ne verrà fuori. Se riusciremo a liberare i nostri territori allora alla fine direte che è stata l'ultima, ma in caso contrario dobbiamo prepararci per la prossima controffensiva».

«Golia sta vacillando»

Mentre si attende un chiaro segnale dell'avvio delle operazioni di liberazione, continuano le denunce russe di attacchi sul proprio territorio: il governatore di Voronezh ha dichiarato che due droni hanno tentato di colpire una struttura militare nella regione, senza successo. E un «drone nemico» sarebbe stato abbattuto anche nella regione di confine di Kursk.

«Golia sta vacillando. E questo perché Davide ha dimostrato un'immensa capacità di recupero e una brillantezza tattica, con il sostegno di 50 nazioni in tutto il mondo», è la lettura del presidente del Comitato militare della Nato, l'ammiraglio Rob Bauer.

Aperta un'inchiesta sulla morte del giornalista dell'AFP

Ma mentre si fanno analisi militari, cadono le bombe sui civili in Ucraina, dove si muore anche per raccontare: dopo l'uccisione del giornalista dell'agenzia di stampa France-Presse (Afp) Arman Soldin – il dodicesimo reporter ucciso nel conflitto secondo l'Onu – è unanime il cordoglio del mondo occidentale.

Il Cremlino ha espresso «dispiacere» per la sua morte, aggiungendo che le circostanze di quanto accaduto vanno chiarite. Ci penserà Parigi a farlo, aprendo un'inchiesta per possibili crimini di guerra.

Putin si scontra con la Polonia

Con lo scontro che infuria sul terreno, la tensione diplomatica resta alle stelle e i blocchi si radicalizzano su ogni fronte. Così il presidente russo Vladimir Putin ha avviato le procedure parlamentari per uscire ufficialmente dal Trattato sulle forze convenzionali in Europa, dal quale Mosca aveva già sospeso la partecipazione nel 2015.

Lo «zar» ha poi abolito il regime dei visti per i cittadini della Georgia che intendono recarsi in Russia, in una mossa stigmatizzata dal governo filo-occidentale di Tbilisi come «un'altra provocazione russa».

Continua poi a inasprirsi lo scontro tra Mosca e Varsavia: l'ambasciatore russo in Polonia è stato convocato al ministero degli esteri per ricevere una nota di protesta per l'intercettazione la scorsa settimana sul Mar Nero di un aereo polacco in missione per l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) da parte di un jet militare russo.

E in una nuova cesura con il mondo sovietico, Varsavia ha scelto di rinominare l'exclave di Kaliningrad con l'antica denominazione di Krolewiec. Un ennesimo «atto ostile», secondo il Cremlino.

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