Russia Il Cremlino minaccia lo scontro diretto con la NATO

SDA

4.4.2024 - 20:50

La Nato compie ufficialmente 75 anni e a Bruxelles hanno celebrato l'anniversario con una grande festa: torta offerta dal Belgio, la copia originale del Trattato di Washington per la prima volta esposta al quartier generale, il carosello sul palco dei nuovi arrivati, ovvero i paesi entrati nell'Alleanza dopo il crollo dell'Unione sovietica.

Il presidente russo Vladimir Putin (immagine d'illustrazione).
Il presidente russo Vladimir Putin (immagine d'illustrazione).
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«Siamo partiti in dodici, oggi siamo in 32, siamo più forti che mai ed evidentemente qualcosa di buono lo stiamo facendo», ha rimarcato il segretario generale dell'alleanza militare Jens Stoltenberg.

Il Cremlino invece mastica fiele. «La Nato è coinvolta nel conflitto in Ucraina: le nostre relazioni sono ormai scivolate al livello di un confronto diretto», ha minacciato il portavoce del presidente Vladimir Putin evocando il peggiore degli incubi.

La realtà però è molto più sfumata. Gli alleati aiutano sì l'Ucraina, con armi e finanziamenti, ma non quanto servirebbe davvero e all'interno del club vi sono posizioni molto diverse su cosa aspettarsi dal futuro.

Necessario un piano B?

A quanto apprende l'agenzia di stampa italiana Ansa, c'è ormai chi reputa che il piano A – gli ucraini reggeranno l'urto all'infinito – sia «una fantasia» e chiede di elaborare un piano B; la Francia ha smosso le acque con la sua teoria «dell'ambiguità strategica», ipotizzando l'invio di istruttori in Ucraina, suscitando grande entusiasmo tra alcuni alleati del fianco est ma, al contempo, una levata di scudi a ovest, soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e in Italia. Non proprio tamburi di guerra.

«L'autodifesa è prevista dalla carta dell'Onu, la Nato non partecipa al conflitto ma aiuta Kiev a resistere all'invasione decisa dalla Russia», ha ripetuto il segretario generale per la milionesima volta.

Quindi una doccia di realismo. Se gli alleati «non saranno in grado di mobilitare maggiore sostegno», lo scenario più probabile è che la Russia «continuerà ad avanzare», ha però avvertito Stoltenberg, sottolineando che sono necessari «nuovi aiuti immediati».

Il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba, anche lui a Bruxelles, è stato chiaro: «Non voglio rovinarvi la festa di compleanno ma in Ucraina la gente muore e per salvarla abbiamo bisogno dei Patriot (missili terra-aria statunitensi), in fretta».

Un annuncio nei prossimi giorni?

Berlino e Washington hanno risposto alla chiamata e sembra che qualcosa verrà annunciato nei prossimi giorni. Lo stato dell'arte dimostra però che la logica delle donazioni volontarie non si applica a una guerra di attrito, serve un approccio più «strutturato».

Ecco spiegata la logica del fondo da 100 miliardi di euro (circa 98 miliardi di franchi al cambio attuale) in cinque anni proposto da Stoltenberg (con la cabina di pilotaggio trasferita dal Pentagono al quartier generale militare alleato della città belga di Mons).

I 32 ministri degli esteri hanno concordato di portare avanti il lavoro ma c'è grande scetticismo e diverse fonti hanno sminuito l'iniziativa. «Qui ogni idea che entra in una stanza di alto livello non ne esce viva: le possibilità che il fondo per l'Ucraina sia veramente approvato sono scarse», ha assicurato all'Ansa un'alta fonte diplomatica alleata. «Peraltro ci sono modi più intelligenti e semplici per aiutare Kiev».

La NATO resta cauta

Insomma, il Cremlino alza la voce e accusa la Nato di puntare al baratro ma i fatti indicano che gli azionisti di maggioranza dell'Alleanza sono invece molto cauti. Fin troppo, se si chiede all'Ucraina e ai suoi fan più stretti nell'oriente europeo. «Le narrazioni confortanti possono aiutare a vincere le elezioni. Ma se sono false, ci immobilizzano e ci impediscono di agire concretamente, mentre gli ucraini continuano a morire per noi», ha avvertito il ministro degli esteri lituano Gabrielius Landsbergis.

Intanto, da Washington, il presidente degli Usa Joe Biden tenta di rassicurare gli alleati dall'altra grande incognita: l'ex presidente e candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump. «Dobbiamo ricordare che il sacro impegno che assumiamo verso i nostri alleati – difendere ogni centimetro del territorio della Nato – rende anche noi più sicuri e fornisce agli Stati Uniti un baluardo di sicurezza senza eguali in nessun'altra nazione al mondo», ha dichiarato l'inquilino della Casa Bianca.

Nelle scorse settimane Trump ha espresso la minaccia che, se diventerà nuovamente presidente, non proteggerà i paesi della Nato morosi, ossia quelli che non pagano la giusta quota del prodotto interno lordo all'Alleanza.

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