UcrainaMosca accusa: «Terrorismo da Kiev, bisogna arrestare il capo degli 007»
SDA
1.4.2024 - 20:39
La Russia si è rivolta direttamente al governo ucraino per chiedere l'estradizione del capo dei suoi servizi segreti, accusato di avere organizzato attacchi terroristici sul suolo russo, e preannunciando cause giudiziarie presso le Corti internazionali.
01.04.2024, 20:39
01.04.2024, 21:02
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Mosca afferma dunque di voler seguire le vie legali per rispondere a una serie di attentati che nei due anni di conflitto hanno colpito fino nella capitale, ma per il momento si astiene ancora dall'accusare direttamente Kiev per l'attacco al Crocus City Hall.
È vero che, dal presidente Vladimir Putin in giù, tutti i politici e responsabili dei servizi di sicurezza continuano ad agitare il sospetto di un ruolo di Kiev come mandante dell'attacco, che ha provocato 144 morti e che è stato rivendicato dall'Isis.
Ma il ministero degli Esteri fa presente che fin quando non sarà completata l'inchiesta e raccolte le necessarie prove, non è possibile chiamare in causa ufficialmente l'Ucraina. Mosca, ha sottolineato la portavoce Maria Zakharova, ha invece inviato a Kiev, attraverso un canale diplomatico che passa per la Bielorussia, precise richieste riguardanti altri episodi.
Tra queste richieste, formulate sulla base delle convenzioni internazionali per la lotta al terrorismo, vi è l'arresto e l'estradizione del capo dei servizi segreti (Sbu), Vasiily Malyuk, che in una recente intervista ha fornito dettagli – di conseguenza ammettendo la responsabilità – in una serie di attentati.
Numerose le accuse
Parlando alla televisione Primo Canale la portavoce ha chiamato in causa gli ucraini, oltre che per l'attentato al Ponte di Crimea dell'ottobre 2022, anche contro giornalisti e personaggi pubblici sostenitori dell'intervento armato in Ucraina.
Come le uccisioni di Darya Dugina e Vladlen Tatarsky e il ferimento dello scrittore Zakhar Prilepin. Se Kiev non accetterà di consegnare gli accusati e risarcire i danni alle vittime, dovrà rispondere delle sue «responsabilità legali internazionali», di fronte ai giudici, ha avvertito la portavoce.
E «se emergeranno nuove informazioni» su un possibile ruolo dell'Ucraina, la stessa procedura verrà seguita in merito all'attacco al Crocus.
Sventato un altro attentato
I servizi d'intelligence interna, Fsb, hanno annunciato di avere sgominato un'altra cellula di terroristi in Daghestan, repubblica russa del Caucaso settentrionale, arrestando quattro persone che intendevano fare esplodere una bomba in un luogo affollato nella città di Kaspiysk, sul Mar Caspio.
L'Fsb ha aggiunto che uno degli arrestati ha confessato anche di avere portato personalmente armi e denaro fino a Mytishchi, alle porte di Mosca, per consegnarli agli attentatori del Crocus.
Nei giorni scorsi gli Usa avevano detto di avere avvisato in anticipo la Russia di un attacco in preparazione nella capitale. Ora l'agenzia Reuters scrive di avere saputo da tre fonti bene informate che anche l'Iran aveva messo in guardia Mosca. «Non ne so nulla», ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo a una domanda.
Chip nel cervello degli attentatori del Crocus?
Intanto, l'ex capo dell'ufficio russo dell'Interpol, il generale della polizia in pensione Vladimir Ovchinsky, in una intervista alla televisione di Stato ha ipotizzato che dei chip potrebbero essere stati impiantati nel cervello degli autori dell'attacco al Crocus City Hall, perché, ha affermato, la loro «coscienza era disabilitata».
Sul fronte ucraino, un membro dell'amministrazione filorussa della regione di Lugansk è rimasto ucciso in un attentato quando la sua auto è saltata in aria. Mentre Peskov ha annunciato che la Russia valuterà solo alla scadenza del suo mandato, in maggio, se continuare a riconoscere Volodymyr Zelensky come presidente dell'Ucraina, in assenza di elezioni presidenziali. In base a quanto prescritto dalla Costituzione, la consultazione si sarebbe dovuta tenere ieri, ma è stata resa impossibile dalla legge marziale.
Il ministero della Difesa di Mosca ha infine precisato che l'arruolamento di circa 150'000 nuove reclute, sulla base di un decreto firmato dal presidente Vladimir Putin, rientra nella normale chiamata di leva primaverile e «non ha nulla a che vedere» con il conflitto in Ucraina, dove questi soldati non saranno inviati.