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I più letti del 2020 Il giorno in cui è esplosa la Deepwater Horizon
Philipp Dahm
28.4.2020
Nel 2020 abbiamo pubblicato molti articoli per ricordare anniversari di eventi che hanno fatto la storia svizzera e mondiale. Riproponiamo i più letti: i 40 anni della CNN e dei moti giovanili dell’Opernhaus di Zurigo, i 30 del tragico volo Alitalia 404 che si è schiantato vicino all'aeroporto di Kloten e del telescopio Hubble e i 10 del disastro ambientale causato dalla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. Buone feste e buona (ri)lettura.
Nel 2010, Deepwater Horizon vanta un’attività di nove anni e gode di una buona reputazione. Fino alla data del 20 aprile, preludio della peggiore catastrofe ambientale della storia degli Stati Uniti.
La piattaforma di trivellazione petrolifera Deepwater Horizon gode di una buona reputazione. I media celebrano la sua «buona fortuna», prima che, disgraziatamente, il 20 aprile 2010, la piattaforma prenda fuoco ed esploda, per poi affondare a 1500 metri di profondità nel golfo del Messico. La dispersione di petrolio nei fondali marini diventerà la peggiore catastrofe ambientale della storia degli Stati Uniti.
Questa vicenda ha anche un legame con la Svizzera: Deepwater Horizon è infatti proprietà di una società con sede a Steinhausen, nel Canton Zugo. È quotata 560 milioni di dollari (circa 543 milioni di franchi) e la sua costruzione è affidata a Hyundai Heavy Industries, in Corea del Sud; l’acquirente, Triton Asset Leasing GmbH, la riceve nel 2001. La società trasferisce Deepwater Horizon a Freeport, in Texas, e la affitta alla BP fino alla catastrofe.
Un mercato succulento per tutte le parti in causa, a condizione che non sopraggiunga alcun imprevisto: per l’ultimo affitto, che va dal 2010 al 2013, BP versa a Triton una cifra di 544 milioni di dollari (circa 528 milioni di franchi), ovvero 497’000 dollari (circa 482’000 franchi) al giorno. La compagnia petrolifera deve inoltre prevedere una cifra simile per le attrezzature, l’equipaggio e lo sfruttamento del giacimento.
La società Transocean di Vernier (Canton Ginevra) è responsabile dello sfruttamento di Deepwater Horizon, mentre Triton (Canton Zugo) ne è il proprietario. All’inizio del millennio, il trio formato da BP, Transocean e Triton sfrutta a piene mani la piattaforma marittima mobile. Innanzitutto, Deepwater Horizon trivella con successo il giacimento petrolifero Atlantis, che è stato scoperto solo nel 1998 e che si rivela essere il terzo più grande giacimento di petrolio sottomarino del golfo del Messico.
Nel 2006, la piattaforma mobile scopre il giacimento petrolifero Kaskida nel Keathley Canyon, nei blocchi 291 e 292; i canyon sottomarini offshore sono divisi in lotti, come le montagne per l’estrazione di materie prime. E nel settembre 2009, Deepwater Horizon rileva il giacimento di petrolio Tiber nel Keathley Canyon (blocco 102). La sua capacità di più di 250 milioni di barili di petrolio gli vale la qualifica di «gigante».
Qualche ora prima, i VIP di BP celebrano Deepwater Horizon
Per sfruttare questo giacimento, BP ha trivellato a più di 10’000 metri di profondità: si tratta del pozzo più profondo del mondo, come osserva con meraviglia la BBC. La miniera d’oro di Tiber ha però un difetto: i fondali marini cominciano solo a una profondità di 1500 metri, dove si misurano 35 °C. Quindi sono necessari degli equipaggiamenti speciali, ma Deepwater Horizon è impegnata nel blocco 252 del Mississippi Canyon da febbraio 2010. Quindi, accusa un certo ritardo.
Ha già cinque settimane di rallentamento sul suo calendario, e il tempo è denaro. A titolo informativo, la piattaforma costa a BP un milione di dollari al giorno (circa 970’000 franchi). Ma la trivellatura di prova nel giacimento petrolifero Macondo è in realtà praticamente terminata. Il cemento utilizzato per sigillare i pozzi si sta indurendo. Questa operazione è affidata alla società Halliburton.
Giunge poi il 20 aprile 2010:
Proprio quella mattina, Patrick O’Bryan è in visita a bordo di Deepwater Horizon. Il vicepresidente di BP ed alcuni VIP fanno il giro della proprietà, condotti da Curt Kutcha, capitano della piattaforma utilizzata da Transocean. Quel giorno, la compagnia petrolifera sta celebrando i sette anni senza incidenti. Halliburton ha appena finito di riempire i pozzi di cemento, resta solo da chiuderli.
Forze titaniche in azione
Le condizioni intorno al pozzo sono vagamente immaginabili: i fluidi nel carotaggio sono sottoposti a un’enorme pressione e riscaldati a 250 °C. In realtà, c’è già una perdita di gas nel foro di trivellazione, ma questo non può risalire e si accumula per via della grande quantità di fango. Forse viene pompata anche dell’acqua di mare, un fenomeno che ha l’effetto di far indurire il cemento più rapidamente, ma anche di rendere il mix più esplosivo.
Alle ore 9.56 ora locale, ovvero alle 2.56 CET, la situazione precipita. In seguito a una fuga di gas, divampa un incendio. Le spie elettroniche si accendono, la piattaforma è scossa da due vibrazioni – si è formata una bolla di metano, le valvole di sicurezza si rompono – e, una volta raggiunta la cima, il mix gassoso esplode. Il fuoco si propaga a una velocità folgorante: l’equipaggio ha soltanto pochi minuti per lasciare la piattaforma.
A bordo si contano 126 persone: 79 di Transocean, 7 di BP e 40 di altre imprese come Halliburton. La costa si trova a 66 chilometri di distanza.
Undici persone perdono la vita nella catastrofe e i 17 feriti vengono trasportati in elicottero verso vari ospedali. I superstiti vengono condotti sulla terraferma in barca e alloggiati in hotel.
1,3 milioni di litri di petrolio vengono dispersi ogni giorno in mare aperto
Deepwater Horizon è in fiamme: la piattaforma affonda due giorni dopo, il 22 aprile. Lo stesso giorno, le autorità scoprono che il pozzo perde ingenti quantitativi di petrolio: ben 1’300’000 litri al giorno. Bisognerà attendere la metà di settembre perché il giacimento venga chiuso: secondo le stime delle autorità statunitensi, ben 780 milioni di litri di greggio sono stati dispersi in mare aperto in quel periodo.
Segue una serie di azioni legali: solo nel 2015 BP si è accordata con le autorità statunitensi per un pagamento record di 18,7 miliardi di dollari (circa 18,1 miliardi di franchi). Prima di questo, Cameron International aveva versato 250 milioni di dollari (circa 243 miliardi di franchi) a BP. La società aveva infatti prodotto dei blocchi destinati a otturare i pozzi per Deepwater Horizon. BP e Halliburton hanno trovato un accordo per il pagamento di 1,1 miliardi di dollari (circa 1,07 miliardi di franchi) nel 2014.
Transocean è stata perseguita legalmente dalla compagnia petrolifera che reclamava 40 miliardi di dollari (circa 39 miliardi di franchi), ma nel 2015, la controversia alla fine è stata risolta in via amichevole. Queste somme non coprono in nessun caso la fattura totale per BP: il suo ammontare è stimato a circa 146 miliardi di dollari (circa 142 miliardi di franchi).
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