Guerra in Medio Oriente A Gaza, in mano ai terroristi, restano 94 ostaggi, tra vivi e morti

SDA

16.1.2025 - 20:49

In totale i corpi di civili e soldati tenuti in ostaggio da Hamas e Jihad islamica palestinese sono 34, 36 se si tiene conto dei due militari uccisi prima del 7 ottobre. Mentre gli ostaggi tornati a casa sono 157.
In totale i corpi di civili e soldati tenuti in ostaggio da Hamas e Jihad islamica palestinese sono 34, 36 se si tiene conto dei due militari uccisi prima del 7 ottobre. Mentre gli ostaggi tornati a casa sono 157.
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Le immagini degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza ora sono diventate una lista, su cui galleggia una fitta nebbia di incertezza poiché per molti di loro esistono solamente stime che li danno ancora in vita dopo 468 giorni di prigionia.

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Nelle foto sorridono tutti. I loro volti – di giovani, bambini, donne, anziani – scorrono in tv, sui siti, nome per nome, l'età, dove sono stati rapiti, i morti accertati, i vivi forse. Un'informazione precisa non esiste.

Nell'accordo tra Hamas e Israele sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio dei rapiti ci sono soltanto numeri e generi. In mano ai terroristi restano 94 ostaggi, tra vivi e morti, trascinati nella Striscia il 7 ottobre 2023. Più due salme di militari uccisi in precedenza e due uomini entrati a Gaza per sbaglio dieci anni fa e trattenuti, che fanno salire il totale a 98.

10 donne presunte vive e due bambini

Le donne presunte vive sono dieci, dai 20 ai 34 anni, tra cui le cinque soldatesse osservatrici rapite nella base militare di Nahal Oz il giorno del massacro. Su almeno tre delle altre non si ha nessuna notizia da almeno un anno: Emily Damari, 27 anni, e Doron Steinbrecher, 30, strappate al kibbutz di Kfar Aza, Romi Leshem Gonen, 23 anni, rapita al rave party di Reem. Il corpo di un'altra donna, Inbar Haiman, 27 anni, anche lei al festival quel sabato nero, è da qualche parte nell'enclave.

Due i bambini, i fratellini Kfir e Ariel di due anni e quattro anni e mezzo, il cui destino è sconosciuto. Un'altra donna è la mamma, Shiri, 34 anni, che era con loro.

13 giovani e due soldati 

Tredici sono i giovani tra i 19 e i 35 anni portati via dal festival musicale di cui non si conosce la sorte ma che non sono stati dichiarati morti dall'esercito israeliano. Mentre risultano uccisi al rave e portati a Gaza Jonatan Mordechai Samerano, 21 anni, Uriel Baruch, 35, e Guy Iluz, 26 anni.

I soldati vivi ancora in ostaggio sarebbero due, mentre si sa che i terroristi continuano a tenere i resti di altri sette. Su quattro persone tra i 64 e gli 85 anni non ci sono informazioni dell'esistenza in vita, mentre altri sei sono stati dichiarati morti.

In prigionia ci sono anche sei lavoratori thailandesi rapiti nei kibbutz, mentre altri due risultano deceduti. Hamas tiene prigioniero anche uno studente nepalese di 23 anni e il corpo di un altro ragazzo della Tanzania che aveva 21 anni.

Il padre rapito separatamente dalla famiglia e le speranze per altri sei

Tra gli uomini giovani che vengono ritenuti vivi c'è Yarden Bibas, il padre dei due piccoli dai capelli rossi rapito separatamente dal resto della famiglia. Di lui ci sono due video: il primo mentre viene portato a Gaza in moto dai jihadisti, con una folla di civili palestinesi che lo assaltano e gli rompono la testa con un sasso; il secondo in cui viene informato in diretta dai terroristi, mentre girano una clip, che i due figli e la moglie sono stati uccisi da un bombardamento israeliano. Ma né l'intelligence né l'esercito hanno verificato che fosse la verità.

Si nutrono speranze che siano riusciti a restare vivi anche alcuni ostaggi, portati via dalle loro case nei kibbutz del sud di Israele, tra i 37 e 55 anni: Omri Miran, 46 anni, Ohad Yahalomi (49), Eli Sharabi (55), Tal Shoham (39), Yair Horn (45), Eitan Horn (37).

36 gli ostaggi uccisi, 157 quelli tornati a casa

In totale i corpi di civili e soldati tenuti in ostaggio da Hamas e Jihad islamica palestinese sono 34, 36 se si tiene conto dei due militari uccisi prima del 7 ottobre. Mentre gli ostaggi tornati a casa sono 157.

Da 15 mesi le famiglie vivono con il cuore sulle montagne russe. Adesso, con il rilascio alle porte, se possibile è ancora peggio. «Non ho chiuso occhio questa notte. I pensieri, i sentimenti, la preoccupazione e la voglia di abbracciarla, tutti insieme nella mia testa. Stiamo aspettando che l'ufficiale ci chiami, spero davvero che sia tra le prime», dice con gli occhi persi Simona Steinbrecher, madre di Doron. «Prima di tutto la stringerò a me, poi le dirò che mi dispiace che ci sia voluto così tanto tempo».