Regno Unito Re Carlo incontra i vertici del Commonwealth

SDA

11.9.2022 - 17:37

Un altro bagno di folla per il nuovo monarca all'arrivo domenica a Buckingham Palace, dove prosegue nei suoi impegni di presa di contatto con il nuovo ruolo. 

Uno dei primi è nel pomeriggio con rappresentanti del Commonwealth, comunità che raduna Paesi dell'ex impero: a cominciare dalla baronessa Patricia Scotland, segretario generale dell'organizzazione, e dai capi missione a Londra (alti commissari) dei 14 Stati (su 56) – inclusi Australia, Nuova Zelanda, Canada o Giamaica – tuttora legati direttamente alla monarchia che lo riconoscono come capo di Stato.

Il neo sovrano, che per ora continua ad abitare con la regina consorte Camilla a Clarence House, sua residenza da principe di Galles, è giunto a palazzo in automobile salutando con la mano le persone che lo acclamavano: persone presenti anche oggi a migliaia nel piazzale antistante, come nei dintorni del castello di Windsor.

La riunione del Commonwealth è evidenziata dai media, tenuto conto dell'importanza attribuita da sempre a questa istituzione da Elisabetta: che ne aveva trasmesso il ruolo di presidente a vita (assicuratole anche dai Paesi repubblicani membri fin dalla fondazione) all'erede fin dal 2018 non potendo compiere più viaggi lunghi.

Una corona non senza spine

Il Commonwealth rappresenta una comunità di Paesi appartenuti un tempo all'Impero britannico, in parte tuttora soggetti alla Corona, in parte alleati ormai come repubbliche.

Carlo domenica ha ribadito l'impegno a servire «i reami del Commonwealth», non solo il Regno Unito, con «lealtà» e nel rispetto delle regole costituzionali di ciascuno. Sull'esempio della matriarca, ma non senza la consapevolezza – da lui stesso manifestata all'ultimo vertice dell'organizzazione svoltosi a giugno in Ruanda – sulle possibili ulteriori spinte centrifughe.

Restare sotto la monarchia o diventare repubblica – disse nell'occasione l'allora principe di Galles – «è materia su cui spetta a ogni Paese decidere liberamente». «L'esperienza della mia lunga vita – aggiunse conciliante – mi ha insegnato che cambiamenti possono essere concordati con calma e senza rancore».

Un segnale di apertura, persino di distacco, concepito per non alimentare recriminazioni destinate soltanto a favorire le pulsioni repubblicane laddove esistono.

I Caraibi fremono

Pulsioni particolarmente significative, nel ricordo dei misfatti coloniali o schiavisti dell'ex impero, nei Caraibi: fra i cui membri del Commonwealth le Barbados hanno formalizzato l'addio al legame diretto con la corona giusto nel 2021.

Antigua e Barbuda hanno annunciato giusto domenica di voler indire un referendum entro tre anni.

Anche Giamaica o Belize appaiono intenzionati a seguirne la strada, come testimoniato dal mezzo fiasco di una visita del neo erede al trono William con la consorte Kate nel pieno dei Giubileo di Platino.

Situazione diversa in Australia, Canada e Nuova Zelanda

Diversa la situazione nelle grandi ex colonie ‹occidentali› tuttora monarchiche: con l'Australia percorsa da fremiti repubblicani (condivisi dal nuovo premier laburista di origine italiana, Anthony Albanese, al netto del tributo riservato a Elisabetta II), ma non senza sondaggi recenti contraddittori sugli umori della maggioranza dopo il referendum del 1999 vinto dalla monarchia.

Il Canada diviso quasi a metà (con una prevalenza di anti-royalist nel Quebec francofono), ma difficilmente trasformabile in repubblica in forza dei suoi vincoli costituzionali.

La Nuova Zelanda guidata da una giovane leader pure laburista, Jacinda Ardern, che nega di avere nel programma di governo piani imminenti di svolta istituzionale, ma si dice comunque convinta di poter vedere il suo Paese «repubblicano» prima di morire.

La morte di Elisabetta, un'occasione per gli anti-monarchici?

Una prospettiva di decenni certamente improbabile viceversa in Gran Bretagna, dove pure il bastian contrario Graham Smith, capofila da anni di un movimento anti-monarchico militante di nicchia, appare ringalluzzito in questi giorni di lutto nazionale.

Mostrandosi ossequioso verso la memoria della regina defunta, ma persuaso – sondaggi alla mano – che l'ascesa d'un erede «meno popolare» possa offrire una finestra d'opportunità agli argomenti delle frange repubblicane d'Oltremanica sui costi di un'istituzione la quale, a sentir la corte, pesa su ciascun suddito per non più di una sterlina all'anno, rendendo ben di più; mentre secondo i detrattori alleggerisce i contribuenti di 350 milioni di sterline annue.

Istituzione d'altronde millenaria – ammette lo stesso Smith, sebbene evocando il sogno d'un referendum dopo i funerali reali – contro cui «è difficile» immaginare sull'isola una campagna di successo: almeno in un futuro prevedibile.

Carlo proclamato Re in tutto il Regno Unito

Ma intanto si è completata anche la lettura degli atti di proclamazione pubblica di Carlo a re in tutte le altre nazioni del Regno oltre all'Inghilterra: Scozia, Galles e Irlanda del Nord, dove alla cerimonia di Belfast, con annesso giuramento di lealtà alla corona, non hanno ovviamente partecipato i leader dello Sinn Fein, maggior partito repubblicano locale.

Mentre nelle chiese anglicane di tutta l'isola, le liturgie domenicali hanno avuto momenti di preghiere di suffragio per Elisabetta, come confermato dall'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby.

Il feretro di Elisabetta II è arrivato a Edimburgo

Il feretro della regina Elisabetta II è arrivato a Edimburgo, attraversando il Queensferry Bridge, ponte dedicato alla sovrana e da lei inaugurato nel 2017.

Il feretro è entrato all'interno del palazzo reale di Edimburgo di Holyroodhouse, dove viene vegliato stanotte in attesa di essere esposto lunedì per la prima volta in pubblico.

La bara è stata portata a spalla da un reparto d'onore scozzese in kilt, mentre altre unità militari si schieravano nel piazzale in un silenzio irreale. Dinanzi all'ingresso si sono allineati tre dei figli della sovrana, la principessa Anna (che ha accompagnato il corteo da Balmoral), e i principi Andrea ed Edoardo, tutti apparsi commossi. Lunedì arriverà in Scozia da Londra anche il primogenito, Re Carlo.

Moltissime persone erano presenti lungo il tragitto percorso in Scozia dal feretro, partito da Balmoral nel primo pomeriggio.

Liz Truss in tour con Carlo, è polemica

È polemica sulla neo premier Tory britannica, Liz Truss, designata dalla regina Elisabetta come successore di Boris Johnson appena due giorni prima di morire: a innescarla è stato l'annuncio della sua decisione di accodarsi a re Carlo III in un tour che questi compirà in Scozia, Galles e Irlanda del Nord nei prossimi giorni per alcune cerimonie in memoria di sua madre prima dei funerali di Londra.

Downing Street ha reagito alle accuse di strumentalizzazione politica sostenendo che «il primo ministro non ‹accompagna› il re» e che «non si tratta di un ‹tour›, bensì della partecipazione a liturgie» in onore della sovrana scomparsa che si svolgono nel territorio del Regno Unito.

‹Commentatori ed esponenti dell'opposizione tuttavia denunciano l'iniziativa come irrituale, inopportuna e sospetta. Tanto più che Truss, in cerca di un rilancio di consensi dopo la crisi che ha investito il Partito Conservatore di governo e l'esplosione dell'emergenza sul caro vita e sulle bollette dell'energia del Paese, ha bisogno di visibilità e di consolidare un'autorità che a livello personale per ora non molti le riconoscono.›

La vicinanza a Carlo rischia tra l'altro, nota Henry Mance, commentatore del Financial Times, di mettere in imbarazzo lo stesso monarca entrante. Tenuto conto della prevalente impopolarità di Truss, e dei Tories in genere, in nazioni del Regno come la Scozia.

SDA