Olimpiadi, storie dimenticate Shizo Kanakuri, il maratoneta giapponese la cui corsa durò 54 anni, 6 giorni e 32 minuti

bfi

11.8.2024

Il signor Shizo Knakuri, taglia il traguardo della maratona olimpica del 1912 dopo più di 54 anni.
Il signor Shizo Knakuri, taglia il traguardo della maratona olimpica del 1912 dopo più di 54 anni.
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È conosciuto come il padre della maratona in Giappone, ma la storia di Shizo Knakuri ha dell'incredibile, a partire dal suo lungo viaggio verso Stoccolma, durato 18 giorni. Ve la raccontiamo.

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Hai fretta? blue News riassume per te

  • Shizo Knakuri fu il primo atleta giapponese a partecipare a una gara di maratona ai Giochi Olimpici del 1912.
  • Dopo 18 giorni di viaggio, partito dal Giappone, arrivò a Stoccolma.
  • Il lungo viaggio, il caldo e il cibo stancarono il maratoneta giapponese, che si fermò a riposare lungo il tragitto della gara olimpica.
  • Si svegliò il giorno seguente e per la vergogna lasciò i Giochi di nascosto.
  • Fu invitato in Svezia 54 anni dopo per terminare la sua maratona.
  • «È stato una lunga corsa. Lungo la strada mi sono sposato, ho avuto sei figli e 10 nipoti», disse l'allora 76enne professore in pensione. 

Nel 1912, Shizo Knakuri fu il primo atleta giapponese a partecipare a una gara di maratona ai Giochi Olimpici. Già di per sé una nota che lo avrebbe consegnato alla storia. Ma c'è dell'altro.

I giapponesi sono gente conosciuta per il loro spirito mai domo, per quella capacità di rinascere anche dopo le peggiori delle tragedie, ma anche il carattere riservato, la buona educazione, la puntualità e la laboriosità.

Kanakuri nacque e crebbe sull'isola di Kyūshū, in una famiglia che vendeva sakè. Ogni giorno correva per più di sei chilometri per andare a scuola. A 21 anni fu chiamato per rappresentare il suo Paese ai Giochi olimpici.

Un viaggio di 18 giorni, un caldo inaspettato e una dieta indigesta

Nessun volo intercontinentale lo poteva portare il Svezia. Il suo viaggio, in compagnia dell'altro unico rappresentate del Sol Levante, il velocista Yahiko Mishima, durò 18 giorni tra nave e treno.

Il giorno della maratona, inoltre, faceva un caldo inaspettato e Knakuri ebbe problemi con il cibo locale; il suo sistema digestivo probabilmente non era usato al burro, alle polpette di carne e alle patate.

La cerimnia d'apertura dei V Giochi Olimpici, tenutisi a Stoccolma nel 1912.
La cerimnia d'apertura dei V Giochi Olimpici, tenutisi a Stoccolma nel 1912.
IMAGO/UIG

Così, dopo aver percorso ben 30 chilometri, colui che in Giappone è ammirato come il «padre della maratona», fu invitato da una famiglia a rilassarsi nel loro giardino. Altri tempi, anche per gli atleti. Giorni di festa, di cordialità, ben lontani dai severissimi sistemi di sicurezza, dalle diete a base di scienza e creatina che segnano lo sport dei nostri giorni.

In quell'occasione la storia racconta che il maratoneta venuto dall'Oriente si addormentò, svegliandosi solo il giorno dopo.

La lunga pausa, la vergogna e l'onore

L'onore è un altro aspetto che accomuna molti giapponesi tanto da aver generato il mito dei samurai, dei kamikaze e del generale Yamamoto, uccisosi alla vecchia maniera prima che il suo imperatore decidesse di arrendersi alle bombe inumane lanciate dall'Enola Gay sopra Hiroshima e Nagasaki. Così anche il nostro eroe, per la vergogna, scivolò via, quasi inosservato, tornando in Patria senza farlo sapere a nessuno. Il traguardo non lo aveva tagliato.

Va da sé che per la polizia svedese rimase nella lista delle persone scomparse per quasi 50 anni.

Riportato in Svezia 54 anni dopo e terminò la gara

Fino al 1967, quando una stazione televisiva del paese scandinavo lo invitò a tornare a Stoccolma, ma il motivo di questo lo vedremo più avanti.

Cinque anni prima un giornalista svedese si mise sulle tracce del maratoneta 'disperso' è lo trovò a Tamana, in Giappone. Kanakuri era un professore di geografia in pensione che aveva trascorso la vita a divulgare la corsa nel suo paese.

Nel 1967, grazie con il finanziamento di alcuni imprenditori svedesi e della televisione pubblica, all'allora 76enne fu offerta la possibilità di tornare a Stoccolma e portare a termine la sua corsa da tempo abbandonata.

Un omaggio che il vecchio professore accettò di buon grado concludendo davanti alle telecamere quella maratona olimpica iniziata 54 anni, otto mesi, sei giorni, 32 minuti prima.

«È stato un lunga corsa»

Dopo aver completato la maratona più lenta mai corsa, gli fu chiesto di commentare questa insolita impresa. «È stato una lunga corsa», disse divertito. «Lungo la strada mi sono sposato, ho avuto sei figli e 10 nipoti».

Il giapponese partecipò anche alle Olimpiadi del 1920, dove terminò la gara in 2:48 ore, finendo al 16esimo posto.

Morì all'età di 92 anni il 13 novembre 1983, nella sua città natale di Tamana, nella prefettura di Kumamoto.