Olimpiadi, storie dimenticate Jim Thorpe, l'atleta universale più grande di sempre finito a scavare fossati e morto in una roulotte

bfi

3.8.2024

Jim Thorpe  (1910 circa)
Jim Thorpe  (1910 circa)
IMAGO/UIG

Jim Thorpe, atleta americano vissuto nella prima metà del secolo scorso, è stato un personaggio leggendario, un atleta inarrivabile. Due medaglie d'oro olimpiche, poi ritirategli, sono solo parte della storia che andremo a raccontarvi.

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Hai fretta? blue News riassume per te

  • Jim Thorpe è stato un poliedrico atleta, nato nel 1887.
  • Lo statunitense vinse due medaglie olimpiche ai Giochi del 1912, nel pentathlon e nel decathlon.
  • Gli furono ritirate un anno dopo, in quanto in precedenza aveva giocato a football come semiprofessionista.
  • Il nativo americano eccelse anche nel basket, baseball, pugilato e nuoto.
  • Terminate le attività sportive faticò a mantenersi, lottando anche con problemi di alcolismo.
  • Si diede anche al cinema recitando in film minori e saltuariamente lavorò come manovale e agente e guardia giurata.
  • Negli ultimi anni si adoperò per i pari diritti dei nativi d'America.
  • È morto in una roulotte a 70 anni. È stato sepolto in Pennsylvania, in una cittadina che oggi porta il suo nome.

Jim Thorpe, non c'è dubbio, è stato uno degli atleti più completi della storia. Ma andiamo per ordine.

Thorpe nacque a Prague (USA) da genitori nativi d'America (Sauk e Fox) nel 1887 e il fatto che è stato il primo nativo americano a vincere una medaglia d'oro per gli Stati Uniti alle Olimpiadi non basta a raccontarlo.

Ricevuto come un eroe nazionale al suo ritorno negli Stati Uniti dopo aver vinto due ori olimpici in Svezia nel 1912.
Ricevuto come un eroe nazionale al suo ritorno negli Stati Uniti dopo aver vinto due ori olimpici in Svezia nel 1912.
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I due ori olimpionici ai Giochi estivi del 1912 (una nel pentathlon classico e l'altra nel decathlon), il fatto di aver giocato anche a football americano, a baseball e a basket, tutto a livello professionistico, ci dice già qualcosina in più di questo personaggio eclettico e unico.

Un'infanzia segnata dal dolore e dalle opportunità

Da piccolo, Jim, scappò più volte dalla scuola che frequentava, tanto che il padre lo mandò in un collegio per soli nativi - i bambini nativi non potevano frequentare scuole per bianchi. Ma l'adolescenza del giovane subì un altro duro colpo quando sua madre morì per complicazioni durante un parto.

Triste e arrabbiato, dopo aver litigato con il padre, decise di lasciare casa per lavorare in un ranch di cavalli. Solo a sedici anni tornò a trovare il padre e decise di frequentare il collegio per nativi più importante degli Stati Uniti, il Carlisle Indian Industrial School, in Pennsylvania. Questa scuola fu fondata nel 1879 con lo scopo di formare gli indiani nei mestieri pratici e di assimilarli alla cultura bianca.

La scoperta di un atleta eccezionale

Fu in questo periodo che vennero riconosciute le sue incredibili capacità atletiche.

Ma il destino stava per giocare un altro brutto scherzo al giovane: il padre morì per un'infezione da cancrena in seguito a un incidente di caccia. Il giovane rimase orfano e abbandonò nuovamente l'istruzione.

Tornò così a lavorare nelle fattorie. Nel 1907, a 20 anni, tornò sui banchi di scuola e decise di provare gli allenamenti di atletica leggera: superò senza problemi l'asticella posta a 1 metro e 80 centimetri del salto in alto (il record del mondo era allora di 1.95 m), con la pesante tuta da lavoro indosso. Con i suoi semplici abiti da strada, batté tutti i migliori saltatori della scuola, da anni dediti alla disciplina. Era una vera forza della natura.

Jim Thorpe nel concorso di salto con l'asta ai Giochi svedesi del 1912
Jim Thorpe nel concorso di salto con l'asta ai Giochi svedesi del 1912
IMAGO/TT

Thorpe giocò anche a football, tanto che l'allenatore lo scelse come halfback per la squadra All-America del 1911 e 1912 - una specie di nazionale. Era un prodigio di velocità, potenza, calci e abilità, tanto da strappare un contratto remunerativo.

Le due medaglie d'oro olimpiche, poi ritirategli

Poi arrivarono i Giochi Olimpici: in Svezia vinse due medaglie d'oro, ma nel 1913 un'indagine dell'Amateur Athletic Union dimostrò che nel 1909 e nel 1910 aveva giocato a baseball da semiprofessionista e fu così privato delle sue medaglie d'oro.

Football, baseball, basket, pugilato...

Dal 1913 al 1919 si diede al baseball, dove da professionista venne apprezzato con New York, Cincinnati e Boston nella National League. Nel 1919 tornò al football diventando una delle prime stelle dello sport professionistico.

A 30 anni passati, con la dinamite in corpo, la curiosità di un bambino e la notorietà di un divo, di distinse anche nel basket, pugilato, lacrosse, nuoto e hockey.

Dal 1920-21 rivestì la carica di primo presidente dell'American Professional Football Association, diventata poi NFL.

Gli anni difficili dopo lo sport

Negli ultimi anni, nonostante fosse celebrato in articoli di riviste e giornali come uno dei più grandi atleti di tutti i tempi, l'alcolismo e l'incapacità di adattarsi a un lavoro al di fuori dello sport lo ridussero quasi in povertà. 

Poi arrivò il cinema, dove interpretò per lo più ruoli minori in decine di film.

Paladino dei nativi d'America

Fu in quel periodo che decise di diventare uno dei maggiori difensori delle cause dei nativi d'America. Negli anni '40 fondò una società di casting per fare pressione sugli studi cinematografici affinché ingaggiassero nativi americani. I guadagni erano però sempre scarsi, tanto che saltuariamente lavorò anche come guardia giurata e scavatore di fossati.

Onorato ma non remunerato

Fu poi l'Associated Press, a metà del millennio scorso a leggerlo il più grande atleta della prima metà del XX secolo e la sua reputazione ricevette un'ulteriore spinta quando Burt Lancaster lo interpretò nel film del 1951 «Jim Thorpe-All American».

Reputazione che non andò però a pari passo con una riabilitazione economica o sociale.

Il grande Thorpe morì per un attacco di cuore in un parcheggio per roulotte in California nel 1953.

La vedova lo seppellì in un piccolo borgo della Pennsylvania che accettò di ribattezzarsi Jim Thorpe in suo onore.

Un aneddoto

Jim Thorpe alle Olimpiadi del 1912, con due scarpe diverse. 
Jim Thorpe alle Olimpiadi del 1912, con due scarpe diverse. 
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Ai Giochi Olimpici del 1912, a pochi minuti dalla gara dei 1500 metri del decathlon, le scarpe di Thorpe erano introvabili. Fu allora che uno dei suoi compagni di squadra gliene prestò una. Un altro scherzo?

La seconda la trovò nella spazzatura.

Non solo indossava due scarpe non corrispondenti, ma una era troppo grande per il suo piede e l'altra troppo piccola. Lui allora infilò il piede nella scarpa piccola e indossò tre paia di calzini per calzare meglio la seconda. 

Scese in pista e vinse.

Una storia senza tempo che porta con sé un messaggio potente: dice di non lasciare mai che gli ostacoli impediscano di raggiungere la grandezza.