Era il 5 luglio del 1984 quando Diego Armando Maradona, portato via da Barcellona anche grazie a una raccolta fondi nata nei quartieri poveri di Napoli, venne presentato al popolo azzurro. È così ci fu la nascita di un re, di un mito, di un Dio.
Hai fretta? blue News riassume per te
- Diego Armando Maradona è stato il giocatore simbolo del Napoli, un mito senza tempo, elevato a creatura semidivina.
- L'argentino nel 1984 giocava per il Barcellona.
- Fu il presidente del Napoli di allora, Corrado Ferlaino, a portare Maradona a Napoli.
- Fu raccolta anche una colletta tra i tifosi azzurri, in quanto il presidente del Barcellona, Josep Lluis Nunez, alzò la posta all'ultimo momento.
- Il Pibe de Oro fu acquistato dal Napoli per 13 miliardi di lire.
- La sua presentazione al popolo partenopeo avvenne allo Stadio San Paolo il 5 luglio del 1984: 40 anni fa.
Proprio così, sono già passati 40 anni. Era il 5 luglio del 1984. Allora il presidente del Napoli Corrado Ferlaino compì il miracolo strappando Diego Armando Maradona al grande Barcellona per portarlo nella «piccola» Napoli.
«Maradona rimane per me e per i napoletani un ricordo molto bello di 40 anni fa. Lo abbiamo vissuto a Napoli e Diego rimane uno dei ricordi più belli della mia vita», ha detto l'oggi 93enne.
Ferlaino si affidò a un uomo della sua città per negoziare l'ingaggio di Maradona, l'allora direttore sportivo Antonio Juliano. L'ex calciatore disse profeticamente a Maradona che sarebbe diventato un «Dio vivente» se si fosse unito ai Partenopei e che la sua gente sarebbe morta per lui.
Difficile sapere se ciò ebbe un grande impatto sulla scelta del Pibe de Oro, ma certo è che le parole di Juliano gli divennero chiare alcune settimane dopo.
In mezzo, però, successe ancora che dopo aver pattuito una cifra record per l'ingaggio dell'argentino, il presidente del Barcellona Josep Lluis Nunez spostò i paletti all'ultimo minuto chiedendo un extra di oltre un milione di franchi perché l'affare andasse in porto. Una cifra mostruosa per il calcio degli anni '80.
Il popolo napoletano rispose facendo una colletta per le strade, dai popolari Quartieri Spagnoli, notoriamente affollati, al quartiere camorristico di Forcella. Tutti insieme contribuirono a colmare la differenza e l'affare fu concluso. L'argentino sarebbe arrivato sotto il Vesuvio, la sua presentazione, all'allora stadio San Paolo, sarebbe avvenuta il 5 luglio (1984).
L'isteria della presentazione di Diego come giocatore del Napoli non avrebbe fatto altro che far nascere il mito.
Lo stadio traboccava di oltre 70mila tifosi che scandivano «Mamma, lo sai, mi batte il corazon, ho visto Maradona, ho visto Maradona...».
Vestito in modo casual con una maglietta bianca e pantaloni blu, il giocatore era salito dalle catacombe dello stadio circondato da oltre 100 giornalisti e cameraman.
Si era poi portato al centro, dove chi lo circondava aveva formato un cuore. Aveva preso il microfono, quasi incredulo, e aveva detto: «Buonasera napoletani. Sono molto felice di essere con voi».
Poi qualcuno gli aveva passato un pallone e, in quel momento, il Vesuvio si era fatto piccolo piccolo, per alcuni secondi, prima che calciasse in cielo la palla. Il primo momento di estasi sportiva del nuovo re appena giunto in città.
Se n'è andato dicendo «Forza Napoli».
Nel tempo necessario per salire le scale, pronunciare quattro parole, fare un palleggio e calciare il pallone, il re si era trasformato in Dio, come aveva predetto Juliano. Il suo status divino sarebbe stato consacrato dai suoi eroismi al club nei sette anni successivi.
«Sentivo che la gente mi voleva bene, che mi amavano davvero», ha rivelato il numero 10 argentino anni dopo nella sua autobiografia. «Napoli era una città pazza - erano pazzi come me - il calcio era la vita stessa. Molte cose mi ricordavano le mie origini. C'erano stati scioperi della fame e la gente si era incatenata alla recinzione dello stadio San Paolo, pregandomi di venire. Come potevo deluderli?».
Tutto questo il 5 luglio del 1984, prima ancora di vestire la maglia ufficiale del Napoli per la prima volta e giocare la sua prima partita.
Mister 13 miliardi di lire (oggi a Napoli, Raspadori verrebbe venduto per il doppio) non aveva bisogno di dimostrare nulla, tutti sapevano come sarebbe andata a finire: 81 gol in campionato, 115 in totale con la maglia del Napoli. Poi gli scudetti (due), la Coppa Italia, la Coppa Uefa e la Supercoppa Italiana.
Una storia d'amore a tutti gli effetti che continua ancora oggi, anche dopo la sua tragica scomparsa, avvenuta il 25 novembre del 2020.