«È il mondo ad ispirarmi» Matt Dillon premiato al Locarno Film Festival

sifo, ats

5.8.2022 - 17:42

L'attore Matt Dillon ha ricevuto ieri sera il Pardo alla carriera, acclamato dal pubblico della Piazza Grande.
L'attore Matt Dillon ha ricevuto ieri sera il Pardo alla carriera, acclamato dal pubblico della Piazza Grande.
Keystone

L'attore e regista americano Matt Dillon, che giovedì sera in Piazza Grande, è stato onorato con il Lifetime Achievement Award, ha incontrato venerdì il pubblico del Locarno Film Festival per una conversazione in cui ha parlato della sua carriera, fra curiosità e libertà.

Da buona star hollywoodiana, Matt Dillon è arrivato con dieci minuti di ritardo allo Spazio Cinema @Forum del Locarno Film Festival, dove un folto pubblico lo aspettava con ansia nonché goccioline di sudore vista la canicola. Accompagnato da Giona A. Nazzaro, che lo ha presentato brevemente, Matt Dillon è stato accolto con un grande applauso.

Il 58enne attore e regista si è detto contento di trovarsi a Locarno ma ha ribadito, come ieri sera in Piazza Grande, di essere «molto onorato ma troppo giovane per questo premio». Pur essendo felice di averlo ricevuto ad un punto della sua carriera in cui gli piace ancora ciò che fa.

«Quella piazza ieri sera, non c'è niente di simile», ha detto.

Attore e regista

Dillon ha debuttato come attore nel 1978 all'età di 14 anni in «Over the Edge» ("Giovani guerrieri") di Jonathan Caplan. Non è solo attore ma anche regista, e il Locarno Film Festival ha scelto di omaggiarlo con la proiezione del suo primo film «City of Ghosts» (2002), nel quale interpreta anche il ruolo di protagonista. Dillon ha ringraziato stamane davanti al pubblico il festival «per aver portato a Locarno la pellicola da 35mm».

Molte le domande postegli dal moderatore Manlio Gomarasca, editore e caporedattore della rivista «Nocturno Cinema», fra queste «Perché ha scelto di diventare regista?». «Ho deciso di diventare regista molto prima di fare il film», ha affermato Dillon. Il film è stato girato in Cambogia, «al tempo in cui non era un posto per fare un film perché non c’era l’infrastruttura», spiega.

Nel film recitano anche Gerard Depardieu e James Caan, ha detto Dillon, «alcuni attori non avevano invece mai recitato, non esisteva un'industria cinematografica». Ha raccontato inoltre aneddoti legati alle dure condizioni di lavoro in cui membri della troupe hanno dovuto essere trasportati in ospedale a causa di colpi di calore.

La musica latina, una passione

Matt Dillon spiega: «Sono un grande fan della musica latina, e siccome sono masochista ho deciso di farne un documentario». «El Gran Fellove» ("The Great Fellove"), questo il titolo del film uscito nel 2020 e dedicato alla storia del musicista scat cubano Francisco Fellove. Si tratta del secondo film di Dillon, che dice: «avevo girato più di 20 anni fa alcune di queste scene quand'ero in Messico, filmando con una piccola troupe la registrazione dell'album di Fellove».

«Non riesco a spiegare questo amore per la musica latina, è come quando ti chiedono perché ti piace il gelato alla vaniglia», afferma ridendo. In un documentario, «la cosa più importante sono le emozioni», dice, «e farsi coinvolgere emotivamente dai personaggi».

«Sono entusiasta del fatto che ora lo stiamo portando nelle sale dopo la pandemia, è la gioia della musica e della vita. Penso che sia tematicamente senza tempo e universale», ha detto.

Il mondo, fonte di ispirazione

Matt Dillon è cresciuto a New York, dove vive tuttora, nonostante abbia passato parecchio tempo per lavoro a Los Angeles. A questo proposito gli viene chiesto perché non si sia mai installato definitivamente a LA. «Hollywood ha prodotto alcuni dei più grandi film della storia, ma l'ispirazione viene da altri luoghi», spiega.

«È il mondo ad ispirarmi, sono curioso di conoscere altre cose, personaggi, persone,...», afferma. Quando gli viene posta la domanda su quale pensa sia il futuro del cinema dice: «Sono una persona creativa, so dove si trova la mia forza, e da questo punto di vista ci sono ancora belle cose in TV, c'è stato un miglioramento. Il grande schermo è sempre meno presente, è triste perchè è un evento sociale».

Locarno ha scelto di mostrare anche «Drugstore Cowboy» di Gus Van Sant. In questo film quello che Dillon ha apprezzato maggiormente è stata «la libertà, gli attori possono dimenticare quello che ci si aspetta da loro». Ma cosa significa libertà? «Nel lavoro libertà significa infrangere le regole. A volte le regole sono fatte per essere infrante».

La nostra pagina speciale dedicata al Locarno Film festival la trovate cliccando qui.

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