Medio OrienteIsraele in stato di massima allerta, rischio di attacco dell'Iran
SDA
4.4.2024 - 22:11
Israele è in stato di massima allerta per il timore di rappresaglie iraniane dopo l'uccisione del comandante dei pasdaran Mohamad Reza Zahedi in un raid a Damasco (Siria), mentre il presidente degli Usa Joe Biden ha strigliato il premier dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu in una lunga e «tesa» telefonata nella quale ha intimato al premier israeliano di cambiare immediatamente e radicalmente registro nella guerra a Gaza.
04.04.2024, 22:11
SDA
L'uccisione da parte dell'esercito israeliano di sette operatori umanitari dell'organizzazione non governativa (ong) World Central Kitchen nei giorni scorsi è stata la goccia che ha fatto traboccare la pazienza del leader americano, che per 45 minuti ha incalzato il suo interlocutore chiarendogli «la necessità che Israele annunci e attui una serie di passi specifici, concreti e misurabili per affrontare i danni ai civili e la sicurezza degli operatori umanitari» nella Striscia.
«La politica degli Stati Uniti sarà determinata dalla nostra valutazione dell'azione immediata di Israele su questi passi», ha fatto sapere la Casa Bianca esplicitando, attraverso le parole del portavoce per la sicurezza nazionale John Kirby, la «crescente frustrazione» di Biden verso Netanyahu.
«Vogliamo vedere cambiamenti reali nel giro di ore, giorni», come «un enorme aumento degli aiuti umanitari e la riduzione della violenza su civili e cooperanti, vogliamo non solo annunci ma esecuzione e implementazione delle misure», ha avvertito Kirby senza usare giri di parole.
Biden ha inoltre sottolineato che «un cessate il fuoco immediato è essenziale per stabilizzare e migliorare la situazione umanitaria» e «ha esortato Netanyahu a dare potere ai suoi negoziatori per concludere senza indugio un accordo per riportare a casa gli ostaggi».
Minacce dall'Iran
Allo stesso tempo l'inquilino della Casa Bianca ha espresso ad Israele «l'incrollabile sostegno» americano di fronte alle minacce provenienti dall'Iran che stanno agitando lo Stato ebraico.
A fornire la migliore fotografia del livello di allarme in queste ore nel paese ci sono le misure messe in atto dall'esercito di Israele dopo «una valutazione» dei vertici militari: sono stati richiamati i riservisti della difesa aerea, è stata rinviata la prevista smobilitazione delle «unità combattenti» e sono stati bloccati per motivi di sicurezza alcuni segnali Gps anche nel centro di Israele, lontano quindi dai confini con Gaza, Libano e Siria, tutti terreni di scontro armato in corso.
Netanyahu ha convocato in serata il Consiglio di sicurezza a Gerusalemme al termine di una giornata densa di preoccupazione e allarmi anche tra la gente comune.
«Sapremo difenderci e agiremo secondo il semplice principio che faremo del male a chiunque ci farà del male o vorrà farci del male», ha avvertito il primo ministro. «Per anni – ha aggiunto – Teheran ha lavorato contro di noi sia direttamente sia attraverso i suoi emissari, e quindi Israele ha lavorato contro l'Iran e i suoi emissari, sia in modo difensivo che offensivo».
La risposta di Teheran è probabile
Una risposta di Teheran è data per scontata da molti analisti e lo stesso apparato di difesa israeliano ne è convinto. «Ci aspettano giorni complessi, non è detto che il peggio sia dietro di noi», ha ammesso il capo dei servizi segreti militari Aharon Aliva. «Ma siamo pronti per tutti gli scenari», ha precisato il portavoce dell'esercito Daniel Hagari, aggiungendo che «le forze sono ben schierate in formazioni difensive e offensive» con una «protezione su più livelli e aerei in cielo 24 ore su 24».
Il dubbio a questo punto non è se ma dove e quando l'Iran colpirà. Media libanesi vicini agli Hezbollah hanno parlato di un fantomatico avviso dell'agenzia di spionaggio civile degli Usa (Cia) a Israele di un possibile attacco «entro 48 ore», ma di questo non c'è alcuna conferma.
Fonti iraniane hanno riferito all'agenzia di stampa britannica Reuters che Teheran intende continuare ad evitare il conflitto diretto con Israele e gli Stati Uniti, ma che al tempo stesso sostiene le milizie alleate che hanno colpito lo Stato ebraico, le truppe statunitensi e le navi del Mar Rosso.
Tre possibili scenari
Il quotidiano israeliano Haaretz segnala tre scenari di possibili rappresaglie: un attacco di droni o di missili da crociera direttamente dall'Iran diretti verso infrastrutture israeliane, l'ipotesi che pare meno probabile; intensi attacchi di missili dal Libano o dalla Siria attraverso gli Hezbollah e altre milizie sciite; o ancora «attentati alle ambasciate israeliane all'estero».
In serata alcuni media israeliani hanno riferito che Israele ha ordinato la chiusura delle sue sedi diplomatiche nel mondo, ma il ministero degli esteri a Gerusalemme ha smentito l'indiscrezione.
Al di là dell'allarme che si percepisce nel Paese, le forze armate in serata hanno cercato di tranquillizzare la popolazione facendo sapere che «non è necessario acquistare generatori, accumulare cibo e prelevare denaro dai bancomat». Almeno per il momento.