USA 2024 Cecchini, droni e barriere: l'America  si prepara al voto del 5 novembre

SDA

21.10.2024 - 06:00

Cecchini pronti a intervenire
Cecchini pronti a intervenire
KEYSTONE

Cecchini, droni, barriere, metal detector, giubbotti e vetri antiproiettili, esercitazioni anti assalto: è così che l'America, la più potente democrazia del mondo, si prepara al voto del 5 novembre.

Elezioni blindate, con misure di sicurezza senza precedenti in un clima di crescenti minacce, intimidazioni, tensioni alimentate da una campagna avvelenata, dalle teorie cospirative della destra, dalle menzogne e dalla retorica incendiaria di Donald Trump.

Una miscela esplosiva che potrebbero infiammare l'election day o i giorni successivi, quando si conoscerà l'esito delle urne e potrebbe non esserci una pacifica transizione di potere, come teme Joe Biden.

Un clima quasi da «civil war», con tanto di «nemici interni più pericolosi di Cina e Russia», come ha accusato l'ex presidente, mentre alcuni media americani si chiedono se questa inedita militarizzazione delle elezioni non sia la nuova normalità, rischiando di minare il rito della democrazia in un Paese sempre più pericolosamente polarizzato.

Il Wall Street Journal suona l'allarme

A suonare l'allarme è il Wall Street Journal nel giorno in cui Kamala Harris festeggia il suo 60mo compleanno in campagna elettorale, ammonendo in una chiesa battista della Georgia sul rischio di un paese di «caos, paura e odio» se vincerà il tycoon.

Che nel frattempo è sceso ad un nuovo livello di oscenità parlando in un comizio dei genitali «da vero uomo» di un golfista e definendo Kamala «una vicepresidente di merda». Volgarità che anche per un quotidiano austero e conservatore come il Financial Times «alimentano ulteriori interrogativi sul suo stato mentale».

L'allerta per il giorno del voto è generalizzata, con operatori elettorali che hanno partecipato ad esercitazioni anti sparatorie e imparato a barricarsi o ad usare le manichette antincendio per respingere folle armate. Quasi il 40% di loro ha segnalato di aver subito minacce, vessazioni o abusi durante il lavoro, secondo una indagine del Brennan Center, una no profit sui diritti di voto.

Tra le nuove misure anche pulsanti di emergenza collegati alle forze dell'ordine, telecamere di sicurezza e il tracciamento Gps a tutela delle schede elettorali e del personale. Molti uffici elettorali in tutto il Paese stanno inoltre accumulando scorte di Narcan, un farmaco utilizzato contro l'overdose da oppioidi, dopo che alcuni hanno ricevuto buste elettorali contenenti polvere bianca con tracce di fentanyl.

Gli Stati più blindati? Quelli dove Trump ha continuato a contestare i risultati nel 2020

Ma gli Stati più blindati sono quelli dove Trump ha continuato a contestare i risultati nel 2020, in gran parte Stati in bilico ancora oggi. In prima fila l'Arizona, epicentro delle minacce contro i funzionari elettorali alimentate da anni di false accuse del tycoon sulle «elezioni rubate».

In particolare la contea di Maricopa, una delle più popolose del Paese, con circa 5 milioni di residenti. Qui il quartier generale elettorale è diventato un fortino, con metal detector e guardie armate.

Il giorno delle elezioni, mentre i dipendenti tabuleranno le schede dietro a nuove recinzioni metalliche e barriere di cemento, i droni pattuglieranno i cieli sopra di loro, i cecchini della polizia si appollaieranno sui tetti e le pattuglie a cavallo saranno pronte ad intervenire.

Cambiate anche le procedure per la sicurezza degli scrutatori

Cambiate anche le procedure per garantire la sicurezza degli scrutatori: «Nessuno 10 anni fa scattava foto a loro e alle targhe delle loro auto mentre uscivano dall'edificio», ha spiegato un ex dirigente, evocando una realtà «distopica».

In Colorado sono stati messi a disposizione giubbotti antiproiettili mentre in una contea dell'Ohio ogni seggio elettorale avrà una radio per restare in costante comunicazione con le forze dell'ordine, che passeranno ogni mezz'ora per assicurarsi che tutto sia in regola.

Intanto prosegue la campagna elettorale, con Trump che a Filadelfia visita un McDonald's «per lavorare alle patatine fritte», dopo aver ripetutamente accusato Kamala di mentire sulla sua esperienza lavorativa nella catena di fast food quando era studentessa universitaria.

«Almeno un candidato in questa corsa potrà dire di aver lavorato davvero da McDonald's», ha spiegato la sua campagna. Ma il New York Times ha scovato alcuni testimoni che confermano che Harris ha servito nella popolare catena 41 anni fa.

SDA