Francia L'ultimatum di Le Pen a Barnier: «lunedì votiamo sfiducia»

SDA

28.11.2024 - 21:55

Il primo ministro francese Michel Barnier (foto d'archivio)
Il primo ministro francese Michel Barnier (foto d'archivio)
Keystone

«I francesi mi chiedono di tenere duro» ma Michel Barnier è sull'orlo del baratro con Marine Le Pen che ha lanciato l'ultimatum: se il governo continuerà a superare le «quattro linee rosse» poste da Rassemblement National (Rn), lunedì voterà la sfiducia.

E questo nonostante il passo indietro annunciato dal premier su uno dei punti caldi, l'aumento delle bollette elettriche.

Se il governo cadrà – un'ipotesi che il presidente Emmanuel Macron, parlando in privato nei giorni scorsi, ha tutt'altro che escluso – allora saranno possibili anche degli scenari shock, come le dimissioni del presidente della Repubblica, di fronte a una situazione che non offre altri sbocchi.

Situazione critica

La Francia è in un mare di difficoltà che hanno radici lontane. Dall'enorme debito gonfiato per il Covid, alle riforme che sono contestate come impopolari e al tempo stesso insufficienti a colmare voragini storiche come quella della Sécurité Sociale.

Le cifre sono impietose: il debito pesa 50,9 miliardi di euro quest'anno, ed è previsto in salita a quasi 55 l'anno prossimo.

Mercoledì, la Francia ha pagato per la prima volta da anni il suo denaro in prestito sui mercati finanziari internazionali ad un prezzo più alto della Grecia. Moody's ha garantito a Parigi un supplemento di ossigeno nel suo ultimo giudizio, mantenendo ad Aa2 il rating ma abbassando l'outlook a «negativo».

Via alle ostilità

A questo cupo panorama, si aggiunge una paralisi politica che conferma le previsioni di chi, in estate, aveva definito un clamoroso hara-kiri la decisione di Macron di sciogliere le camere e indire nuove elezioni.

Il governo Barnier è sotto la minaccia di una mozione di sfiducia, che vedrebbe associarsi l'estrema sinistra all'estrema destra.

Le ostilità si sono di fatto già aperte questo giovedì, con la battaglia sulla riforma delle pensioni, che il governo ha imposto l'anno scorso a colpi di «49.3», l'inviso articolo della Costituzione che gli consente di far passare una legge ponendo la fiducia invece di discutere articolo per articolo.

L'ostruzionismo non serve

La France Insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon presenta il conto e vuole cancellare l'aumento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni, che era stato varato dalla riforma del 2023 con un testo sostenuto da sinistra e Rassemblement National di Marine Le Pen.

Il blocco di centro e destra moderata si oppone con migliaia di emendamenti: «Fra 4 giorni, Barnier cade. A che serve l'ostruzionismo del governo?» si è interrogato spavaldamente Mélenchon.

Ribaltone in vista

Da lunedì, entra nel vivo la battaglia per la sopravvivenza di Michel Barnier.

Se la commissione paritaria di senatori e deputati darà luce verde alla manovra di bilancio, si passerà all'Assemblée Nationale, dove Barnier – come ha confermato in un'intervista a «Le Figaro» – metterà la fiducia.

Le previsioni sono fosche, il Rn di Marine Le Pen e Lfi di Mélenchon saranno alla guida del drappello che proverà a mandarlo a casa: «Dipenderà dall'alleanza improbabile, ma possibile, dei voti dell'estrema sinistra con quelli del Rassemblement National, ai quali si aggiungerebbero i socialisti, i comunisti e i Verdi – ha detto il premier a «Le Figaro» -. Io non lo auspico, perché ritengo che il Paese abbia bisogno di stabilità. E questa è anche l'aspirazione dei francesi che incontro tutti i giorni e che mi dicono di tenere duro».

Le Pen intransigente

Il premier ha rinunciato giovedì alla riforma che avrebbe dovuto aumentare il prezzo dell'elettricità, ma a Marine Le Pen non basta, ed è la seconda «linea rossa» che il governo non varcherà, dopo la conferma degli sgravi degli oneri per le pmi (con conseguenze positive sui salari).

Fra le richieste di Le Pen ancora «inevase» restano l'indicizzazione di tutte le pensioni all'inflazione e lo stop alla riduzione dei rimborsi sui farmaci.

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