Corea del Sud A Seul arriva la svolta: arrestato il presidente Yoon per abuso di potere

SDA

15.1.2025 - 19:20

«Lo stato di diritto in questo Paese è morto», ha affermato il presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol.
«Lo stato di diritto in questo Paese è morto», ha affermato il presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol.
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Yoon Suk-yeol, l'ex potente procuratore capo nazionale diventato politico tra le fila dei conservatori, è stato arrestato questa mattina a Seul per insurrezione e abuso di potere collegati alla sua maldestra dichiarazione di legge marziale del 3 dicembre.

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Paladino della lotta a malcostume e corruzione, a capo del pool della pubblica accusa che nel 2016 guidò l'impeachment della ex presidente Park Geun-hye, Yoon è diventato per un curioso contrappasso il primo presidente sudcoreano in carica a subire l'onta delle manette e di un serrato interrogatorio durante il quale si è avvalso della facoltà di non rispondere.

E la beffa è ben maggiore considerando che il mandato di cattura eseguito oggi è stato emesso dal disprezzato Ufficio investigativo sulla corruzione per gli alti funzionari (Cio), l'agenzia creata a gennaio del 2021 e voluta dall'allora presidente progressista Moon Jae-in per limitare lo strapotere della pubblica accusa guidata all'epoca da Yoon.

Quest'ultimo si oppose con forza alla riforma prima di dimettersi per protesta: due mesi dopo, si lanciò a capofitto nelle presidenziali vincendole nel 2022 con il margine più risicato nella storia elettorale del Paese.

«Lo stato di diritto in questo Paese è morto»

Dopo l'imbarazzo del tentativo fallito del 3 gennaio, il Cio è riuscito a entrare nella residenza presidenziale trasformatasi in un bunker ed eseguire la svolta dell'arresto con il supporto di 3000 agenti, viste le scaramucce tra sostenitori e oppositori del presidente, sospeso dalle sue funzioni il 14 dicembre dopo il voto di impeachment del Parlamento.

Sulla misura restrittiva, destinata a radicalizzare lo scontro politico, pesano i dubbi sulla legittimità delle azioni prese dall'agenzia e le giurisdizioni sovrapposte di tutti gli attori coinvolti. In un video preregistrato dal titolo «Un messaggio al popolo» diffuso in mattinata, Yoon ha duramente criticato il procedimento. «Lo stato di diritto in questo Paese è morto. È spaventoso vedere mandati emessi a favore di un'agenzia senza autorità investigativa e assistere ad azioni coercitive in base a un mandato non valido», ha affermato.

«Per evitare un esito sfortunato e violento, ho deciso di ottemperare alla convocazione del Cio, malgrado si tratti di un'indagine illegale. Tuttavia, ciò non significa che riconosca la legittimità dell'indagine del Cio», ha scandito il presidente deposto.

Che per tutta risposta ha rifiutato di rispondere alle domande degli investigatori nella decina di ore di interrogatorio terminato in tarda serata, secondo i media locali, prima del suo trasferimento nella cella di isolamento del Seoul Detention Center.

Il Cio dovrà rivolgersi al servizio di pubblica accusa

Nonostante guidi una squadra investigativa congiunta che comprende polizia e ministero della Difesa, il Cio ha in realtà poteri limitati che non gli consentono di indagare sulle accuse di insurrezione e di perseguire il presidente.

Il primo reato è tra i pochi che non garantiscono l'immunità al capo dello Stato sudcoreano, ma l'anticorruzione ha sostenuto di potersene occupare come crimine collegato all'abuso di potere contestato che rientra invece nella sua diretta competenza.

Tuttavia, senza poteri per perseguire il presidente, il Cio dovrà rivolgersi al servizio di pubblica accusa, unico a poterlo fare: data la rivalità tra le due agenzie, resta da vedere se la procura, che sta conducendo indagini separate su Yoon, vorrà collaborare.

Insomma, il corto circuito istituzionale è sempre in agguato, mentre domani c'è la seconda udienza dinanzi alla Corte costituzionale sull'impeachment a carico di Yoon.