Guerra in Ucraina Sébastien Faure a Bucha: «Ho visto coi miei occhi decine di cadaveri»

pab

5.4.2022

Soldati ucraini ispezionano blindati militari russi distrutti nelle aree riconquistate dall'esercito ucraino nella città di Bucha, teatro, stando alle numerose testimonianze raccolte, di scene di esecuzioni sommarie da parte dell'esercito di Mosca.
Soldati ucraini ispezionano blindati militari russi distrutti nelle aree riconquistate dall'esercito ucraino nella città di Bucha, teatro, stando alle numerose testimonianze raccolte, di scene di esecuzioni sommarie da parte dell'esercito di Mosca.
KEYSTONE/EPA/ATEF SAFADI

Il giornalista della RTS Sébastien Faure alla RSI racconta le immagini d'orrore che ha visto a Bucha: «Le auto facevano lo slalom tra i corpi. Mi hanno detto: per i russi era un safari». Per l'inviato è poco probabile sia una messa in scena degli ucraini, come sostenuto dai russi. Immagini satellitari divulgate dal NY Times proverebbero che diversi corpi sono visibili per terra già da alcuni giorni.

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Cosa è successo durante la ritirata russa da Bucha, cittadina vicino alla capitale ucraina Kiev? Le immagini che hanno fatto il giro del mondo lasciano presumere ci siano state esecuzioni sommarie, si siano scavate fosse comuni, e fanno pensare siano stati compiuti crimini di guerra da parte delle truppe di Putin.

Sébastien Faure, inviato in Ucraina della televisione svizzera RTS, è tra i giornalisti che quelle scene le hanno viste con i loro occhi e ha raccontato con il suo reportage alla RTS e con un'intervista alla RSI la sua esperienza. 

La popolazione civile è stata presa deliberatamente di mira? Le testimonianze lasciano pensare che i civili a Bucha non siano «vittime collaterali» degli scontri, ma che siano stati deliberatamente presi di mira.

Le testimonianze raccolte dal giornalista

E sul posto, che idea si è fatto, Faure? «Ora sono rientrato a Kiev, abbiamo lasciato Bucha oggi» (lunedì, ndr.). «La mia giornata, racconta il giornalista alla RSI, è iniziata con un’anziana signora che piangeva sulla tomba di sua figlia e dei suoi due nipoti di 7 e 4 anni, trovati morti nell’auto con cui stavano cercando di lasciare la città».

Con l'aiuto di un vicino la signora, come mostra il reportage di Faure andato in onda sulla RTS, ha sepolto sua figlia e i due bimbi di fronte alla sua casa, dopo aver recuperato i loro copri e averli trasportai per diversi chilometri su un semplice carrello elevatore per palette.

«Mia figlia voleva proteggere i suoi bimbi, ecco perché ha deciso di  fuggire da Bucha, ma non sono riusciti nemmeno ad attraversare metà della città. Un blindato gli ha sparato addosso» ha spiegato la donna alla RTS. 

«I soldati russi hanno crivellato l’auto con colpi di mitragliatrice, li hanno inseguiti», ha poi completato Faure sulla RSI, confessando: «Abbiamo raccolto decine di storie di questo tipo».

Trovate delle fosse comuni

Il giornalista spiega poi: «Accanto al luogo in cui ho incontrato l’anziana signora stamattina c’era una fossa comune» riempita, secondo le testimonianze dei civili e delle autorità locali raccontate da Faure «di una sessantina di cadaveri. Un’altra fossa è stata aperta e c’era già una decina di corpi, imballati in sacchi neri o sacchi di fortuna».

«Ho incontrato una coppia alla ricerca del figlio di 40 anni scomparso da 15 giorni. Ci sono centinaia di persone nelle stesse condizioni che cercano di sapere dove sono gli scomparsi».

Un abitante di Bucha: «Era come un safari»

Alexandre Konovalov, un abitante di Bucha che non l'ha mai abbandonata, nemmeno durante l'occupazione russa durata 36 giorni, ha rilasciato una testimonianza agghiacciante sull'orrore che ha visto: «Era come un safari. I russi sparavano a tutti, su tutti quelli che vedevano. (...) Erano tutti ubriachi. Erano in giro dicendo: "Abbiamo l'ordine di uccidervi tutti" e andavano di casa in casa, di cantina in cantina e facevano uscire le persone...»

Secondo il racconto di questo testimone, i russi uccidevano in maniera indiscriminata. Il giornalista della RTS ha riassunto così quanto ha detto l'uomo: «Se c’era un gruppo di uomini ne uccidevano solo uno; se si trovavano davanti a due passanti, sparavano solo a uno di loro. Ogni giorno scendevano negli scantinati e sceglievano una persona da far fuori, l’indomani tornavano e ne sceglievano un altro…e così via».

Faure racconta poi una differenza riscontrata nei racconti dei civili: «Nelle testimonianze molto spesso abbiamo gli occupanti russi catalogati in due categorie: da una parte i giovani coscritti, nati tra il 2002 e il 2004, che si comportavano in maniera corretta: cercavano riparo dagli ucraini, chiedevano cibo. Gli altri, invece, mercenari più anziani, che saccheggiavano e uccidevano in maniera sommaria».

Dubbi sulle testimonianze? La risposta dell'inviato della RTS

Il team della RTS ha raccolto un'altra testimonianza di una signora che ha raccontato come suo figlio sia stato ucciso "per nulla". «15 minuti prima del coprifuoco si stava recando alla stazione, a 5 minuti di distanza, per trovarvi rifugio. È stato abbattuto senza nessun motivo. Il suo corpo è rimasto per strada per quattro gironi. Siamo riusciti a seppellirlo qui in giardino solo al quinto giorno».

Decine di persone hanno raccontato storie simili su esecuzioni sommarie. Qualcuno però le mette in dubbio. A queste perplessità, l'inviato della RTS risponde così alla RSI: «Difficile dire in maniera assoluta e formale che si tratti di civili. Di certo tutti i cadaveri che io ho visto con i miei occhi erano maschi, giovani o vecchi, vestiti come civili».

«Quando sono arrivato lungo la strada Yabulanka - prosegue Sébastien Faure - era piena di cadaveri, le auto facevano lo slalom tra i corpi, una scena agghiacciante. C’era un pedone sul marciapiede, c’era un ciclista sotto la sua bicicletta.»

Ed è piuttosto categorico su quello che ha visto negli scantinati: «Le conclusioni sono due: o è una messa in scena o è un’esecuzione sommaria, dunque un crimine di guerra. Non ci sono altre possibilità».

Una messa in scena? È poco probabile

Mosca respinge ogni accusa parlando di messa in scena da parte di Kiev. D’altronde esistono vari esempi in cui i media hanno sbagliato, nei quali hanno dato per vere scene di guerra invece create ad arte a fini propagandistici da una delle parti in conflitto.

In questo caso, però, secondo il giornalista della RTS ci sono dei forti indizi che non sia una messa in scena. «Tutto è possibile. Tuttavia, - spiega alla RSI - mi sembra difficile che le autorità ucraine abbiano potuto prendere decine e decine di cadaveri, disporli in quella particolare posizione, in così poco tempo dopo la ritirata dei russi».

Infatti, giova ricordare come i russi si siano ritirati dalla città a partire da venerdì e che già sabato hanno iniziato a circolare le prime immagini dei cadaveri sulle strade. 

«Inoltre, si tratta di cadaveri che non erano lì da un giorno o due, alcuni anche da settimane. Se fosse un’operazione di propaganda, un falso assoluto di Kiev, sarebbe illogico spostare i corpi come ho visto fare durante la serata di ieri, li avrebbero lasciati tutti lì. Si parla di 400 corpi ritrovati».

Altro fatto che lascia pensare che le esecuzioni non siano una montatura: i giornalisti hanno potuto parlare con chiunque sul posto, senza nessuna limitazione e le storie ascoltate sono concordanti. Secondo Sébastien Faure, per dare ai giornalisti una tale libertà di intervistare chiunque, le autorità avrebbero dovuto quindi ingaggiare migliaia di figuranti. 

In collegamento in diretta al telegiornale della RTS da Kiev lunedì sera il giornalista non ha escluso categoricamente che non sia una messa in scena e precisa che i fatti devono essere stabiliti da dei medici legali e da inquirenti indipendenti e non da dei giornalisti.

Corpi in strada già da diversi giorni

Nel frattempo, il New York Times ha pubblicato un articolo con il quale dimostra, attraverso immagini satellitari, che corpi senza vita giacevano per strada da settimane, quando i russi avevano ancora il controllo dell’area, smentendo così le affermazioni del Cremlino, secondo cui i cadaveri sono stati posizionati lungo la strada dopo la ritirata dell'esercito russo.

Le fotografie sono state fornite al New York Times da Maxar Technologies, un'azienda del Colorado, specializzata in tecnologia spaziale e mostrano che almeno una decina di corpi si trovavano per strada già dallo scorso 11 marzo.

Le immagini, che sono state vagliate dal team Visual Investigation del giornale, mostrano macchie scure simili a corpi umani che appaiono lungo la via principale tra il 9 e l’11 marzo, nel luogo esatto dove l'esercito ucraino li ha ritrovati una volta che è entrato in città, come dimostra un filmato del 2 aprile.