Ucraina L'Occidente è compatto al fianco di Kiev, raddoppieranno gli aiuti

SDA

18.2.2023 - 21:41

A meno di una settimana dal primo anniversario della guerra, l'Occidente fa quadrato attorno a Kiev «fino alla vittoria», consapevoli tuttavia che la guerra non finirà presto. 

Il primo ministro britannico Rishi Sunak interviene alla 59ª Conferenza sulla sicurezza di Monaco (MSC) a Monaco, Germania, il 18 febbraio 2023. Più di 500 decisori internazionali di alto livello si riuniscono alla 59ª Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera durante il loro incontro annuale dal 17 al 19 febbraio 2023 per discutere di questioni di sicurezza globale.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak interviene alla 59ª Conferenza sulla sicurezza di Monaco (MSC) a Monaco, Germania, il 18 febbraio 2023. Più di 500 decisori internazionali di alto livello si riuniscono alla 59ª Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera durante il loro incontro annuale dal 17 al 19 febbraio 2023 per discutere di questioni di sicurezza globale.
KEYSTONE/EPA/ANNA SZILAGYI

Dalla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco arriva quindi l'indicazione di Nato, Ue e G7 a «raddoppiare» il sostegno, anche militare, all'Ucraina, perché «c'è il rischio che la Russia vinca», spiega il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, mentre «Putin deve fallire», è l'intenzione degli alleati, riassunta dalla leader Ue Ursula von der Leyen.

Non è ancora il momento dell'invio di caccia, anche se – ne è convinto il ministro ucraino Dmytro Kuleba – prima o poi «l'Ucraina li riceverà, è solo una questione di tempo». «E sono sicuro – ha aggiunto – che la Gran Bretagna avrà un ruolo in questo».

Il premier britannico, Rishi Sunak, ha infatti sottolineato come finora «la risposta della comunità internazionale all'aggressione russa non sia stata abbastanza forte», lasciando intravedere un possibile passo avanti in tal senso.

Anche se alla riunione del G7, a margine della Conferenza, di jet «non si è parlato concretamente», ha riferito il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, dopo aver incontrato Kuleba in un faccia a faccia per rassicurarlo sulla posizione di Roma «mai cambiata» al fianco di Kiev.

La Cina vuole «dare una chance alla pace»

Le ostilità continuano ed è chiaro che al momento di una soluzione mediata del conflitto non se ne parla. Mentre la risoluzione Onu da presentare la prossima settimana in Assemblea generale punta a mostrare l'isolamento di Mosca, è la Cina ad annunciare una sua iniziativa per «dare una chance alla pace», come annunciato dal capo della diplomazia del Partito comunista cinese Wang Yi.

Ma la posizione di Kiev è ferma: «Vogliamo la pace, ma non a tutti i costi. Non ai costi degli ucraini», ha dichiarato Kuleba ribadendo l'inviolabilità territoriale del suo Paese.

Occidente compatto dietro l'Ucraina

Stoltenberg è convinto che occorra «dare all'Ucraina ciò di cui ha bisogno per vincere» la guerra: «Alcuni sono preoccupati che il nostro impegno possa portare a un'escalation», ma il rischio «più grande è che Putin vinca», dato che lo zar «non sta pianificando la pace, ma nuove offensive» e «cerca contatti con altri regimi autoritari come Iran e Corea del Nord».

Anche la vicepresidente statunitense Kamala Harris ritiene che Putin «sbaglia se pensa che il tempo giochi in suo favore». Al contrario, un anno dopo l'invasione «Kiev resiste ancora. La Russia è indebolita. L'alleanza atlantica è più forte che mai».

Parole, quelle della leader statunitense, che trasmettono una compattezza occidentale che nei fatti ha visto alti e bassi, soprattutto nel dibattito sulle forniture militari a favore dell'Ucraina.

Voce fuori dal coro è il solito Viktor Orban che da Budapest prende le distanze dai partner, accusando l'Europa di essere già coinvolta nel conflitto sebbene «in maniera indiretta».

La Turchia blocca Svezia e Finlandia

Nella Nato resta invece in sospeso l'affaire Svezia e Finlandia, su cui la Turchia continua a opporsi. «Per noi l'adesione all'Alleanza è un atto di pace», ha provato a spiegare la premier finlandese Sanna Marin, sostenuta in questo da Stoltenberg, che auspica la chiusura della pratica entro la prossima riunione dei leader Nato a Vilnius, l'11 e 12 luglio.

A margine di Monaco, la prima riunione del G7 a guida giapponese infine chiede il ritiro dei russi e la creazione di una «zona franca» della centrale nucleare di Zaporizhzhia e sottolinea l'importanza di «espandere l'iniziativa sull'export di cereali dal mar Nero», due fronti di cui l'Italia si è fatta promotrice.

Intanto, si fa sempre più pressante la denuncia internazionale di crimini di guerra russi in Ucraina, documentati per la prima volta «formalmente» dagli Stati Uniti: «L'impegno è a chiederne conto a tutti i responsabili, compresi il presidente Putin e la leadership russa», ribadisce il Gruppo dei Sette.

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