Perquisizioni Nuova accusa per Trump: «Non ha consegnato tutte le carte»

SDA

7.10.2022 - 20:32

Donald Trump di nuovo nel mirino degli inquirenti Statunitensi. Il dipartimento di Giustizia è convinto che il tycoon non stia collaborando con le indagini sui documenti presidenziali e che non abbia consegnato tutte le carte che aveva preso dalla Casa Bianca e portato nella residenza di Mar-a-Lago.

Dubbi sull'onestà di Trump
Dubbi sull'onestà di Trump
KEYSTONE

La rivelazione, pubblicata dal New York Times, arriva a meno di un mese dalle elezioni di Midterm e rischia di pesare sulla corsa dei protégés dell'ex presidente e una sua eventuale ricandidatura.

È stato Jay I. Bratt, il capo del controspionaggio al dipartimento, a comunicare agli avvocati di Trump, nelle scorse settimane, lo scetticismo della Giustizia rispetto alla trasparenza e alla disponibilità del tycoon sulla vicenda dei documenti presidenziali che, secondo la legge, alla fine di ogni mandato devono essere affidati agli archivi di Stato.

Il team legale si spacca in due e passa la linea dura

L'intervento dell'alto funzionario, riferiscono le fonti, ha creato una spaccatura nel team legale dell'ex presidente tra chi gli ha consigliato di assumere un atteggiamento più conciliante e coinvolgere uno studio esterno nella ricerca dei documenti e chi invece ha esortato il presidente a restare combattivo.

Alla fine hanno avuto la meglio i falchi e quindi si preannunciano settimane calde da qui al voto dell'8 novembre con l'ex presidente pronto ad un nuovo aspro confronto con il dipartimento ed, eventualmente, ad annunciare la sua ricandidature alla Casa Bianca dopo le elezioni di metà mandato.

I dubbi si intensificano

Non è la prima volta che il governo esprime il dubbio che Trump non abbia riconsegnato tutti i documenti.

Poco dopo il blitz dell'Fbi nella residenza in Florida, lo scorso agosto, era emerso che i federali, oltre ai 300 documenti classificati, avevano trovato anche una quarantina di cartelline vuote sia nello studio dell'ex presidente che nel magazzino della villa.

Su tutte la scritta 'top secret' e su alcune di esse anche la dicitura 'da riconsegnare a personale militare'.

Ora non è chiaro se il dipartimento di Giustizia abbia ottenuto nuove prove del fatto che il tycoon si sia tenuto qualche documento classificato e lo abbia nascosto a questo punto, in un luogo diverso da Mar-a-Lago.

Un avvocato si rifiuta di mentire, licenziato

Qualche giorno fa il Washington Post aveva rivelato che all'inizio del 2022, dopo aver finalmente accettato di restituire 15 scatole di documenti presidenziali, Trump chiese a uno dei suoi avvocati di assicurare agli archivi nazionali che tutto era stato riconsegnato ma lui si rifiutò perché non era convinto che fosse la verità.

Alex Cannon, questo il nome del legale che in passato aveva lavorato alla Trump Organization, era stato colui che aveva mediato tra il tycoon e gli Archivi per 18 mesi e quindi si presume avesse una conoscenza diretta della questione anche se secondo alcune fonti non ha mai passato in rassegna le scatole «imballate direttamente» da Trump.

Sta di fatto che dopo il suo rifiuto l'avvocato è stato silurato dall'ex presidente e sostituito con Evan Corcoran che, convocato dal dipartimento di giustizia lo scorso maggio, ha assicurato che tutto il materiale «rilevante» era stato restituito. Evidentemente qualcuno al dipartimento di giustizia non gli ha creduto.

Si stanno esaminando i documenti

Un giudice della Florida ha intanto nominato un esaminatore speciale dei documenti su richiesta degli avvocati di Trump. Il suo compito è quello di filtrare dalle 11.000 carte solo quelle che potrebbero essere protette dal segreto professionale o che potrebbero essere di proprietà privata dell'ex presidente.

Il Dipartimento di Giustizia ritiene che questo rallenti l'indagine e ha presentato un ricorso contro la nomina del revisore speciale. Una corte d'appello ha già permesso alle autorità di continuare a valutare circa 100 documenti classificati sequestrati per l'indagine.

Martedì i legali di Trump si sono rivolti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, nella quale dominano le poltrone occupate dai repubblicani per merito dello stesso ex presidente che ha nominato ben tre dei nove giudici, spostando nettamente la maggioranza verso il suo partito (6 a 3), per impedirlo.

Giova ricordare che secondo la legge, il materiale avrebbe dovuto essere consegnato all'Archivio Nazionale. Conservando i documenti nella sua abitazione privata dopo aver lasciato l'incarico, Trump potrebbe aver commesso un reato penale.

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