Guerra in Medio OrienteIn Libano la tregua regge, in migliaia tentano di tornare a casa
SDA
27.11.2024 - 21:50
Il primo giorno la tregua tra l'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah e Israele sembra reggere. Con l'esercito dello Stato ebraico (Idf) che ha dichiarato di aver abbandonato i combattimenti per concentrarsi sull'applicazione dell'accordo e i miliziani filo-Iran che dalle 4:00 non hanno sparato un colpo.
27.11.2024, 21:50
SDA
A tarda sera Hezbollah ha rivendicato «la vittoria» su Israele. Mentre l'esercito ebraico ha annunciato il coprifuoco dalle 17:00 di oggi alle 7:00 locali di domani (un'ora in meno in Svizzera) vietando di attraversare il fiume Litani in direzione sud e sparando qualche colpo di artiglieria in mattinata contro movimenti sospetti.
«L'Idf è dispiegato nel Libano meridionale in conformità con la prima fase del cessate il fuoco», ha scritto sulle reti sociali il portavoce dell'esercito, seguendo le istruzioni del premier Benyamin Netanyahu e del ministro della difesa Israel Katz.
Pure l'esercito libanese ha avvertito gli abitanti dei villaggi del sud di attendere il ritiro delle truppe prima di fare ritorno. Il divieto non riguarda le altre zone del Libano, da Beirut a Tiro a Nabatye. Nella capitale libanese, allo scattare della tregua, la popolazione è tornata di corsa nel proprio quartiere.
Ed è diventato virale il filmato postato dal figlio del defunto leader del partito di Dio Hasan Nasrallah, ucciso dall'Idf esattamente due mesi fa: nel filmato Mahdi celebra «la vittoria» tra le macerie della sua casa di Dahyeh, completamente distrutta.
Il 20% degli sfollati ha fatto ritorno alle proprie case
Sulle strade del Libano si sono viste lunghe code, macchine riempite all'inverosimile di persone e masserizie, in viaggio verso casa. Dall'altra parte del confine, nel nord di Israele, secondo dati ufficiali, 12'000 persone, il 20% dei residenti sfollati, hanno già fatto ritorno oggi, nonostante i danni gravi non solo agli edifici ma anche alle infrastrutture, alle fognature e alle strade.
Ora l'Idf ha 60 giorni per ritirarsi, l'esercito libanese assumerà gradualmente la responsabilità del Libano meridionale, e un comitato guidato dagli Usa controllerà che l'intesa sia rispettata. Molte le immagini di mezzi militari libanesi in strada, diretti verso il sud.
La popolazione, su entrambi i versanti del confine, ha vissuto la prima giornata di silenzio dopo l'inferno di ieri, quando a poche ore dalla tregua Hezbollah ha sparato droni e missili verso il nord e il centro di Israele e l'Idf ha sganciato tonnellate di bombe su 360 siti dei paramilitari libanesi.
Nelle prime ore del mattino, l'aviazione ha sferrato il colpo più micidiale: cento bombe, molte antibunker, del tipo usato per uccidere Nasrallah, hanno polverizzato la fabbrica supersegreta di missili terra-superficie. Un colpo pianificato dai vertici dell'Idf come «attacco finale» a Hezbollah.
«Un'intesa che ponga fine anche alla guerra a Gaza»
Gli effetti politici della tregua si sono visti subito: «Speriamo che questo accordo apra la strada a un'intesa che ponga fine anche alla guerra a Gaza», ha dichiarato il funzionario del movimento islamista al potere a Gaza Hamas, Abu Zuhri.
Nel mentre, le milizie filoiraniane che operano in Iraq hanno detto di star valutando la possibilità di smettere di lanciare razzi contro Israele. Oggi il negoziatore del presidente degli Usa uscente Joe Biden, Amos Hochtstein, ha parlato per la prima volta in pubblico dell'accordo, sottolineando che l'Iran lo ha sostenuto e potrebbe fare pressione su Hamas.
Israele si appella al mandato d'arresto della CPI
In Israele, nonostante la giornata sia stata meno febbrile delle ore precedenti, Netanyahu ha affrontato un fronte particolarmente doloroso: la Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja (Paesi Bassi).
Lo Stato ebraico notificherà alla Cpi l'appello contro il mandato d'arresto e la richiesta di sospensione dell'esecuzione della custodia cautelare. Una decisione presa all'ultimo minuto poiché il termine per un ricorso scade a mezzanotte di oggi.
Sull'argomento il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato che è stato «preso atto della decisione» della Cpi, ma «si ritiene indispensabile esaminare in dettaglio le motivazioni di tale decisione». Per questo «stiamo effettuando in accordo con altri paesi dell'Ue approfondimenti giuridici anche in relazione alla prevalenza del diritto internazionale generale sulle immunità».
Sulla stessa linea, facendo marcia indietro, il ministero degli esteri francese. E proprio su Parigi hanno puntato il faro i media israeliani, secondo cui «Gerusalemme ha condizionato il coinvolgimento della Francia nell'accordo di tregua all'annuncio pubblico della Francia che non avrebbe rispettato il mandato di arresto per Netanyahu», hanno svelato l'ente radiotelevisivo pubblico dello Stato ebraico Kan e il quotidiano israeliano Haaretz.