UE Il bis di von der Leyen alla Commissione passa di misura, mai così pochi voti

SDA

27.11.2024 - 19:58

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen riceve il documento per l'elezione della commissione da parte della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola in seguito all'elezione dei membri designati dei commissari al Parlamento europeo a Strasburgo.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen riceve il documento per l'elezione della commissione da parte della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola in seguito all'elezione dei membri designati dei commissari al Parlamento europeo a Strasburgo.
KEYSTONE

Ursula von der Leyen succede a se stessa, ma il bis alla guida della Commissione europea ha un retrogusto molto amaro. «Oggi è un bel giorno per l'Europa perché il voto mostra la tenuta del centro», ha commentato a caldo la presidente dopo il via libera della plenaria di Strasburgo (francia).

Ma la nuova squadra di commissari è passata con una maggioranza risicatissima e una coalizione che ha fatto acqua da tutte le parti: i sì, espressi in forma palese, sono stati 370 (appena nove sopra la soglia della maggioranza), i contrari 282, le astensioni 36.

È vero che per passare oggi bastava la maggioranza semplice dei votanti ma von der Leyen ha raccolto ben 31 voti in meno dei 401 incassati a luglio, quando il Parlamento europeo, a scrutinio segreto, le aveva affidato il mandato.

Una performance tanto deludente da stabilire un record negativo: mai nessuno si era trasferito al Palazzo Berlaymont (sede della Commissione) grazie al sostegno del solo 51,3% dei rappresentanti degli elettori europei.

Un nuovo esecutivo debolissimo

Il nuovo esecutivo europeo nasce insomma debolissimo. Le aperture delle ultime settimane da parte del capo del Partito popolare europeo (di centro-destra) Manfred Weber (e della stessa von der Leyen) al Gruppo dei conservatori e riformisti europei (Ecr, di destra) hanno provocato enormi tensioni all'interno della coalizione tradizionalmente europeista, frantumando l'unità dei gruppi: dai socialisti sono arrivati appena 90 sì su 133 votanti, spaccati anche i Verdi - 27 favorevoli e 19 contrari -, sei astenuti si sono contati tra i liberali, per non parlare del no dei 25 popolari spagnoli, contrari alla nomina della socialista Teresa Ribera come vicepresidente esecutiva della Commissione per la transizione giusta e per la concorrenza.

Nel suo intervento, citando il celebre slogan statunitense «la libertà non è gratis», von der Leyen ha annunciato investimenti massicci nella sicurezza. Quindi ha promesso che la sua prima iniziativa sarà «adottare una bussola della competitività basata sul rapporto (dell'ex presidente della Banca centrale europea Mario) Draghi».

Per poi confermare che non cambierà rotta sul Green Deal (il Patto verde europeo, un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione con l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050), i cui investimenti saranno prioritari.

Emergono già le crepe nella «maggioranza Ursula»

Più tardi ha ricevuto le congratulazioni del presidente ucraino: «Siamo certi che sotto la guida di questa Commissione europea l'Ucraina raggiungerà il suo obiettivo strategico finale, l'adesione all'Ue», ha scritto sulla rete sociale X Volodymyr Zelensky.

Ma durante e dopo il dibattito in aula sono emerse le enormi crepe interne che solcano quel poco che rimane della cosiddetta «maggioranza Ursula». L'italiano Nicola Zingaretti, capo delegazione del Partito democratico (Pd, di centro-sinistra), ha ribadito che nessuno «ha firmato un assegno in bianco» e che ora la battaglia dei progressisti sarà «difendere la piattaforma programmatica di luglio dagli attacchi delle destre che vogliono distruggere l'Europa».

Di contro i seguaci della premier italiana Giorgia Meloni (numeri alla mano decisivi con i loro 24 voti) hanno chiarito che da oggi in poi «non c'è più alcun vincolo di maggioranza». «Il nostro obiettivo – ha aggiunto il capodelegazione di Fratelli d'Italia (FdI, di destra) – è quello di spostare a destra gli equilibri europei».

Anche secondo Nicola Procaccini, copresidente di Ecr, «oggi sono cambiati gli equilibri politici al parlamento europeo, in generale anche nel Consiglio e quindi inevitabilmente nella Commissione europea. Va dato atto – ha concluso – che il detonatore di questi cambiamenti sia Giorgia Meloni».

SDA