Guerra in Medio OrienteIsraele limita l'accesso alla Spianata, raid vicino Beirut
SDA
19.2.2024 - 21:43
Il governo di Benjamin Netanyahu ha deciso di limitare l'accesso degli arabi israeliani alla Spianata delle Moschee in Città Vecchia a Gerusalemme durante il prossimo Ramadan che inizia il 10 marzo. Una scelta innescata da una richiesta del ministro della Sicurezza nazionale e leader della destra radicale Itamar Ben Gvir.
19.02.2024, 21:43
SDA
L'ufficio del premier ha sostenuto che la decisione «consente la libertà di culto entro i limiti delle esigenze di sicurezza». Al contrario Hamas da Gaza l'ha subito bollata come «una violazione della libertà di culto» e ha esortato i palestinesi a «mobilitarsi, a marciare ed essere presenti nella moschea di al-Aqsa» sulla Spianata.
«Rappresenta un'intensificazione del crimine sionista e della guerra religiosa guidata dal gruppo di coloni estremisti del governo terrorista d'occupazione», ha tuonato ancora la fazione islamica.
La mossa di Netanyahu non è piaciuta a tutti neanche in Israele. Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno del Paese, ha avvisato che il provvedimento complica una situazione complessiva già tesissima e può innescare una vampata di ulteriore violenza, nel pieno della guerra di Gaza.
Ma anche il procuratore generale dello Stato Gali Baharav-Miara ha messo in guardia sugli ostacoli legali alla decisione del governo. Soprattutto se l'ammissione alla Spianata – che per gli ebrei è il Monte del Tempio – fosse autorizzata o meno a seconda dell'età.
Tra Israele e Brasile è scontro aperto
Intanto il gelo calato tra Israele e il Brasile dopo le dichiarazioni di Lula che ha parlato di «genocidio» a Gaza evocando anche Hitler si è trasformato in un vero e proprio scontro.
Lo Stato ebraico, dopo un burrascoso colloquio tra il ministro degli Esteri Israel Katz e l'ambasciatore brasiliano convocato al Museo della Shoah di Yad Vashem, ha dichiarato il presidente brasiliano «persona non grata».
«Le frasi pronunciate dal Lula – ha attaccato Netanyahu – sono vergognose e gravi. Sminuiscono la Shoah e rappresentano un tentativo di colpire il popolo ebraico ed il diritto di Israele alla difesa. Il suo paragone fra Israele da un lato e la Shoah dei nazisti ed Hitler dall'altro – ha aggiunto – varca una linea rossa».
Il Brasile ha quindi richiamato in patria per consultazioni il proprio diplomatico e ha convocato l'ambasciatore israeliano a Brasile per protesta.
Acque agitate anche alla corte dell'Aja
Ma le acque sono agitate anche alla Corte di giustizia dell'Aja, dove il ministro degli Esteri dell'Autorità nazionale palestinese Riad al Malki ha accusato che il suo popolo sta soffrendo «colonialismo e apartheid» sotto l'occupazione israeliana.
L'Anp – che chiede la nascita dello Stato palestinese – ha testimoniato nell'ambito delle udienze (sono previsti 52 Paesi) sulle conseguenze legali dell'occupazione israeliana dei Territori palestinesi dal 1967. La posizione dell'Anp è stata subito respinta da Israele che ha detto «di non riconoscere la legittimità di quel dibattito».
«Una pausa umanitaria immediata a Gaza»
Da Bruxelles l'alto rappresentante Josep Borrell ha annunciato che 26 Paesi Ue, tranne come al solito l'Ungheria, «concordano sulla necessità di una pausa umanitaria immediata a Gaza che porti ad una tregua sostenibile e chiedono che non ci sia un'operazione militare a Rafah». Ma le trattative al Cairo sembrano incagliate e Israele ha confermato di voler entrare a Rafah, a prescindere dal rilascio ostaggi e dal Ramadan.
Al 136esimo giorno di guerra, Israele continua le operazioni a Khan Yunis, nel sud di Gaza, martellando le postazioni di Hamas. Ma si accende ancor di più lo scontro col Libano. Dopo un drone arrivato da oltre confine, l'aviazione israeliana ha colpito a Sidone, 40 chilometri a sud di Beirut, centrando «magazzini di armamenti».