Banche UBS: grande ritorno per Ermotti, sarà «il salvatore della patria»?

ats

29.3.2023 - 10:33

È il grande ritorno per Sergio Ermotti, manager che già una volta presso UBS aveva indossato i panni di una sorta di «salvatore della patria» per rilanciare una banca che cercava una nuova identità dopo aver rischiato di fallire sulla scia della crisi finanziaria del 2008.

Le sfide da affrontare non sono poche.
Le sfide da affrontare non sono poche.
KEYSTONE

29.3.2023 - 10:33

Hai fretta? blue News riassume per te:
- Ermotti nel suo primo mandato (2011 - 2020) ha trasformato UBS da banca universale vecchio stile in uno dei più grandi istituti di gestione di patrimoni del mondo.
- La sua nomina è una sorpresa relativa poiché il suo nome è circolato subito dopo la notizia dell'acquisizione di CS da parte di UBS.
- Ermotti, che entra in carica nel giro di una settimana, all'epoca ha salvato UBS smantellando l'investment banking e gestendo bene la fine del segreto bancario.

- Ermotti è uno dei manager meglio pagati. Ha definito, non senza suscitare controversie, ipocite certe critiche contro il Qatar durante i Mondiali.

Nel suo primo mandato, tra il 2011 e il 2020, il dirigente ha trasformato UBS da una banca universale vecchio stile in uno dei maggiori gestori patrimoniali del mondo. Per questo motivo, il settore finanziario gli aveva reso omaggio quando si è dimesso.

Ora potrebbe entrare definitivamente nell'olimpo del mondo bancario svizzero se riuscirà a portare a buon fine la fusione fra UBS e Credit Suisse (CS), imposta dal Consiglio federale – per il bene della piazza finanziaria elvetica e di quella interazionale, è stato detto – al di fuori dell'ordine giuridico convenzionale.

È una sorpresa?

Il fatto che Ermotti assuma l'incarico è una sorpresa, ma in qualche modo non lo è: con l'irlandese Colm Kelleher come presidente e l'olandese Ralph Hamers come Ceo del gruppo, la nuova UBS sarebbe stata guidata da due personalità non svizzere.

A quanto pare era chiaro alle persone coinvolte che questa non era un'idea particolarmente buona per una banca che gode di garanzie statali per miliardi di franchi.

Il cambio in tempi strettissimi

Hamers si è detto pronto a dimettersi nell'«interesse della nuova combinazione, del settore finanziario svizzero e del paese», secondo il comunicato odierno (in inglese) di UBS.

Il cambio avverrà in tempi molto brevi: Ermotti entrerà in carica il 5 aprile e le prime reazioni sono positive, sia da parte degli analisti che in borsa, con i titoli dei due istituti che nella prima mezz'ora di contrattazioni guadagnano circa il 2%.

Il nome di Ermotti, che compierà 63 anni in maggio, era già stato fatto nel concitato fine settimana del 18-19 marzo, quando si stava negoziando l'acquisizione. Ma a quanto pare ci sono voluti alcuni giorni per organizzare le sue dimissioni da presidente del consiglio di amministrazione del riassicuratore Swiss Re, prima di poterlo presentare come nuovo «super-Ceo».

Dubbi su Ermotti nel 2011

Stando agli osservatori Ermotti ha fatto molte cose giuste durante il suo primo incarico alla guida di UBS. Quando è entrato in servizio la banca era indebolita dalla crisi finanziaria e da uno scandalo: un trader di UBS aveva causato una perdita di 2,3 miliardi di franchi per la banca, un incidente che aveva portato alle dimissioni dell'allora numero uno Oswald Grübel.

In questa situazione, il consiglio di amministrazione di UBS – all'epoca ancora guidato dall'ex consigliere federale Kaspar Villiger – affidò a Ermotti le sorti della società, prima ad interim, poi due mesi dopo con il mandato pieno.

Le mosse giuste di Ermotti

All'epoca non ci si aspettava necessariamente che Ermotti ricevesse questo incarico, soprattutto perché era arrivato in UBS come alto dirigente, proveniente dall'italiana Unicredit, solo sei mesi prima. Non tutti erano convinti che avesse la stoffa per guidare una vecchia corazzata.

Inizialmente con una cerca esitazione, due anni dopo il suo insediamento però con grande coerenza, Ermotti ha però avviato la trasformazione di UBS in un gestore patrimoniale di primo piano. Molte aree della banca d'investimento, che prima portavano a UBS alti profitti, ma in alcuni casi anche enormi perdite, sono state smantellate o vendute.

Soprattutto, Ermotti si è rapidamente separato dall'attività obbligazionaria, che aveva quasi spezzato il collo alla banca durante la crisi finanziaria. La banca d'investimento non è più stata definita come una parte indipendente dell'azienda, ma piuttosto come un fornitore per l'attività principale di gestione patrimoniale.

Parallelamente allo smantellamento dell'investment banking UBS ha ampliato la propria forza patrimoniale, tanto che oggi è ben posizionata ed è una delle grandi banche meglio capitalizzate e quindi più sicure al mondo.

Gestì bene la fine del segreto bancario

Con la sua strategia, Ermotti è stato il cosiddetto «first mover» del settore: UBS è stata la prima grande banca a osare un passo così radicale e ad attuarlo in modo così coerente. Credit Suisse, che all'epoca era sopravvissuto relativamente bene alla crisi finanziaria, si è astenuto dal compiere questo passo. Questo viene ritenuto uno dei motivi per cui ha poi avuto grossi problemi.

Tuttavia, Ermotti non riuscì mai a raccogliere i frutti di questa trasformazione precoce, almeno per quanto riguarda il corso delle azioni. Dopo la crisi finanziaria, il contesto era improvvisamente molto diverso. Il segreto bancario, che per decenni aveva fatto guadagnare le banche svizzere, ha presto lasciato il posto al cosiddetto scambio automatico di informazioni e i clienti europei hanno ritirato parte del loro denaro.

Inoltre, le banche centrali hanno reso la vita difficile agli istituti commerciali, con la loro politica monetaria molto espansiva a livello mondiale e i tassi d'interesse estremamente bassi: i margini sul denaro gestito sono stati costantemente messi sotto pressione. Intanto la digitalizzazione ha creato un'industria fintech ha fatto concorrenza alle banche tradizionali, costringendole a investire miliardi.

Uno dei manager meglio pagati

Tutto questo ha fatto sì che UBS non sia mai diventata così redditizia come Ermotti aveva immaginato e che il corso delle azioni UBS non si sia sempre mosso nella direzione da lui auspicata.

Che il prezzo dei titoli fosse importante per lui è ben esplicato dal fatto che a fine ottobre 2018 egli stesso aveva acquistato valori UBS per 13 milioni di franchi, dopo una giornata degli investitori con nuovi piani di crescita, e lo aveva fatto sapere al pubblico.

Ermotti è anche sempre stato uno dei Ceo svizzeri meglio pagati, durante i suoi anni in UBS, incassando ogni volta milioni a due cifre.

In totale, ha guadagnato molto più di 100 milioni di franchi nei nove anni del suo primo mandato. Non gli è mai piaciuto sentire critiche sui compensi elevati e ha risposto spesso in modo piuttosto arcigno alle domande dei giornalisti sul tema.

Critiche ipocrite per i Mondiali in Qatar

Ermotti non è stato onnipresente in Svizzera, ma di tanto in tanto si è anche espresso in ambito politico. Cosa che, alla luce del salvataggio della banca da parte dello Stato nel 2008, non ha incontrato l'approvazione di tutti.

Sempre molto interessato al calcio (in gioventù ha accarezzato l'idea di fare il calciatore, prima di propendere per l'apprendistato bancario) ha parlato per esempio di recente di ipocrisia in relazione alle critiche ai campionati mondiali in Qatar.

Il manager non è schivo dal punto di vista sociale. Per quanto riguarda il suo aspetto – si presentava sempre con un'acconciatura curata e abiti eleganti – è stato a volte definito il «George Clooney di Paradeplatz».

ats