Oltre agli auguri personali rivolti al campione di Basilea per i suoi 40 anni, Adriano Panatta rilancia la questione del più grande tennista di sempre.
I 40 anni li ha compiuti alcuni giorni fa, senza fare un gran baccano, com'è nel suo stile. Noi gli auguri glieli abbiamo già fatti, ma permetteteci un ulteriore atto d'affetto nei confronti di chi il tennis lo ha riscritto. Non ce ne vogliano gli altri - Djokovic, Nadal, Borg, Nastase, Becker, Lendl, Connors, Sampras... - ma forse val la pena ricordare che il signore in questione, Roger Federer, a 40 anni non ha ancora smesso, rimanendo per ora competitivo. Ci sono diversi esempi di atleti longevi, Ibrahimovic, Brady, Buffon, ma sono delle pedine, seppur nobili, di una squadra, il tennista invece, in campo non può chiedere il cambio, non può entrare solo per l'ultima mezz'ora dando il meglio di sé.
«Roger, anche quando perde, tira sempre fuori quei due o tre colpi che non si possono fare»
Adriano Panatta, ex tennista italiano vincitore al Roland Garros nel 1976, ha voluto elogiare Roger Federer in occasione del suo quarantesimo compleanno, affidando una lettera alla Gazzetta dello Sport.
«Caro Roger, prima di tutto auguri per i tuoi 40 anni», ha scritto Adriano Panatta sul foglio rosa. «Non ricordo esattamente quando ti ho visto giocare la prima volta, ma ho bene in mente l'impressione che mi hai dato: eri poco più di un ragazzino, ma avevi qualcosa di diverso dagli altri.» Panatta ha voluto precisare che considera anche Djokovic e Nadal dei grandi campioni.
Ma... «Federer, tu fai cose che gli altri non fanno», ha scritto il 71enne ex campione. «Attenzione, non sto dicendo che gli altri due grandi nomi non sono grandi campioni: la voglia di lottare di Nadal o la difesa di Djokovic sono eccezionali, ma Roger, anche quando perde, tira sempre fuori quei due o tre colpi che non si possono fare. Ma non è solo la tecnica che lo rende unico. È un ragazzo eccezionale, educato e modesto. Roger e Nadal hanno un grande merito: hanno reso il tennis più popolare, hanno mostrato il suo lato migliore».
Se il «tennis è musica» Federer è il compositore più eccelso di sempre
Pochi giorni fa, citando la sua autobiografia «Il tennis è musica» (Sperling & Kupfer, 2018), Panatta ha ricordato che non a caso in copertina vi è un’immagine del fuoriclasse di Basilea.
In breve il libro è «una storia lunga cinquant’anni dove si intrecciano sfide leggendarie, sconfitte brucianti, colpi impossibili, i mille aneddoti dentro e fuori dal campo».
GOAT
Mettendo a confronto le varie epoche dell’era Open, Panatta è stato chiaro su chi, per lui, merita il gradino più alto del podio.
Un esercizio sul quale si sono lanciati in molti, ognuno adducendo alle proprie ragioni, attingendo alle scorie di memoria, ai dettami del cuore.
«Federer per me è il più grande di tutti. Se devo fare un libro che racconta gli ultimi 50 anni di tennis, metto in copertina quello che, a mio parere, è stato il più grande. Avrebbe potuto giocare anche negli anni ’60, ’70, ’80, sarebbe stato comunque fortissimo. Lui è uno dei pochissimi che avrebbe potuto giocare bene con le racchette di legno. Gli altri no».