Fantastico e inarrestabile Il 18 novembre morì Jonah Lomu, uno degli sportivi più grandi di sempre

bfi

18.11.2023

Jonah Lomu.
Jonah Lomu.
Imago

Era il 18 novembre 2015 quando il mondo rese l'ultimo saluto a colui che è ricordato come la prima superstar mondiale del rugby, un gigante che ha cambiato le dinamiche della palla ovale. Un gigante veloce, intelligente e, soprattutto, un buon uomo.

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18.11.2023

Hai fretta? blue News riassume per te

  • Jonah Lomu è stato un leggendario giocatore di rugby neozelandese, la prima vera superstar di questo sport.
  • A 40 anni Lomu è morto per un attacco cardiaco causato da insufficienza renale.
  • Era il 18 novembre 2015.
  • L'eccezionale giocatore ha disputato 63 incontri per la sua Nazionale, segnando 37 mete, alcune delle quali leggendarie.

Jonah Lomu è morto tragicamente il 18 novembre di otto anni fa, all'età di soli 40 anni, in seguito a un attacco cardiaco associato a una malattia renale.

Il fenomenale neozelandese è stato il più giovane di sempre a vestire la maglia degli All Blacks, scendendo in campo nel 1994, dopo aver appena compiuto 19 anni.

Lomu - 192 centimetri per 120 chilogrammi - ha concluso la sua carriera con 63 presenze per la Nazionale dei kiwi, segnando 37 mete.

Nella gara contro la Francia, nel settembre del 2001, Lomu dimostrò perché ancora oggi è visto come uno dei più grandi - per molti il più grande - rugbista di sempre. Velocità, forza, caparbietà, coraggio e signorilità lo hanno contraddistinto, dentro e fuori dal campo.

Una meta per l'eternità

Ricevette la palla poco sotto la metà campo, dopodiché spinse via un avversario, bruciò i prossimi due in velocità, e si trovò davanti ben cinque energumeni transalpini pronti a fermargli la strada.

Qualsiasi altro giocatore, dopo venti metri di corsa e dopo aver già eluso tre giocatori, avrebbe cercato di scaricare il pallone su un compagno. Lomu no: afferrato da più parti dagli avversari, incollato al pallone, tirò dritto per la sua strada, travolgendo chiunque gli si parasse davanti. Sbucò dal muro dei Bleus per depositare l'ovale oltre la linea di fondo.

Fu questa, ed è ancora oggi, la meta più eccezionale mai segnata da un singolo giocatore nella storia del rugby. Un gesto per l'eternità.

Mostruoso contro l'Inghilterra

Era invece il 18 giugno 1995 quando la Nuova Zelanda incontrò l'Inghilterra nella semifinale della Coppa del Mondo di quell'anno: vinsero gli All Blacks dopo che l'allora ventenne Lomu segnò ben quattro mete.

Il capitano dell'Inghilterra, Will Carling, frustrato, dichiarò: «È un mostro e prima se ne va meglio è».

Si trattava di un'osservazione intrisa di humour inglese, perché Carling, che fu uno dei tanti giocatori inglesi calpestati da Lomu, aveva in realtà un grande rispetto per il suo formidabile avversario.

Dopo la diffusione della tragica notizia della sua morte, lo stesso Carling dichiarò: «Sono molto triste per la sua morte. È stato la prima stella mondiale del rugby. Un grandissimo giocatore e, cosa più importante, una gran brava persona. Era gentile fuori dal campo; fantastico e inarrestabile in campo».

La grandezza di Lomu è stata riassunta anche da Tony Underwood, un altro componente di quella formazione britannica annichilita da Lomu e compagni.

«Dopo 14 anni ho smesso di sognare quella partita o di avere incubi», ha detto colui che diventò poi pilota aeronautico.

«All'epoca mi sentivo abbastanza sicuro di me. Avevo giocato bene per tutta la stagione. Ma Lomu mi ha lasciato a terra, poi ha calpestato Will Carling e Mike Catt, ed è iniziato l'assalto. Bisogna guardare indietro con stupore al modo in cui ci ha fatto a pezzi».

Jonah Lomu nella scena ben descritta da Tony Underwood.
Jonah Lomu nella scena ben descritta da Tony Underwood.
KEYSTONE

Incubi a parte, Underwood ritiene che la magia del leggendario neozelandese abbia avuto un effetto più ampio sul suo sport. «È stato un grande momento per il rugby. Non posso immaginare che ci sia mai stato un momento migliore per praticare il nostro sport».