Dopo la multa per il pandoro Selvaggia Lucarelli spara a zero sulla Ferragni: «Ennesima donazione a favore di telecamera»

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19.12.2023 - 11:00

Selvaggia Lucarelli
Selvaggia Lucarelli

La blogger commenta su Instagram la donazione dell’influencer a seguito dell'indagine della Guardia di Finanza.

Non accenna a spegnersi la diatriba sul caso Ferragni-Balocco. A rincarare la dose ci si è messa anche Selvaggia Lucarelli, che non ha preso bene le scuse dell’influencer dopo l'indagine della Guardia di Finanza e la maxi multa milionaria dell’Antitrust per pratica commerciale scorretta.

Colta in fallo, la Ferragni si è messa a favore di telecamera assicurando che è stato un errore di comunicazione aver pubblicizzato il pandoro «Pink Christmas», lasciando intendere che una parte del ricavo sulle vendite sarebbe stata devoluta all’ospedale torinese per sostenere la ricerca sull’osteosarcoma e sul sarcoma di Ewing e comprare un nuovo macchinario. Nel messaggio, a mo di rimedio, Chiara annuncia poi la donazione di 1 milione di euro per la causa suddetta.

«La beneficenza torna a essere il modo per ripulirsi»

«A me le dichiarazioni della serie: «Io però ho fatto questo e quest’altro» lasciano indifferente», dice Selvaggia Lucarelli nel suo post.

«Per me puoi aver fatto una cosa buona, ma se il tuo modus operandi di solito fa pena, non è che questo valga come assoluzione. Quindi la beneficenza torna a essere il modo per ripulirsi. E no, l'errore non è stata la comunicazione. L'errore era la sostanza. Tu guadagnavi un fiume di soldi da un'operazione fintamente benefica. E lo sapevi benissimo, tanto che hai aspettato la multa per ammetterlo», continua Selvaggia.

«Bella auto-assoluzione: «È stato un errore di comunicazione», con ennesima donazione a favore di telecamera. Le scuse vanno fatte bene, su (non ha qualcuno capace di consigliarla decentemente?). Ammettere qualcosa voleva dire: «È vero, ho ingannato i consumatori facendo credere che questa fosse un'operazione benefica mentre io, ben consapevole, guadagnavo un milione di euro non donando nulla». Perché puoi non aver controllato le virgole di un contratto, ma che tu non facevi alcuna beneficenza e ci guadagnavi, lo sapevi. E magari alle scuse andava anche aggiunto: mi scuso anche per aver taciuto e essermi decisa ad ammettere l'inganno solo quando l'Antitrust mi ha multata, a seguito di un'indagine della Guardia di Finanza che mi ha inchiodata. Anzi, solo dopo che per 3 giorni sono stata seppellita da critiche e ho capito che non ne sarei uscita, perché inizialmente tutto quello che sono stata capace di dire: «È ingiusto, ricorrerò in appello». Perché se l'Antitrust non l'avesse multata oggi sarebbe a fare i suoi tour alla faccia dei poveri e si sfregherebbe le mani all'idea di averla passata liscia».

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