Royal Family Colpe della monarchia nello schiavismo? Carlo apre gli archivi

SDA

6.4.2023 - 21:31

Una ventata di trasparenza sulle ombre del passato della storia britannica e su alcune delle vergogne più inconfessabili della stessa monarchia. È la promessa di re Carlo III – succeduto sul trono dopo i 70 anni del lungo regno post-imperiale di sua madre Elisabetta II – di fronte alle proteste che lo hanno coinvolto anche personalmente negli ultimi mesi in relazione alle memorie dello schiavismo coloniale. E al loro insabbiamento.

Re Carlo in un'apparizione pubblica del 21 marzo. 
Re Carlo in un'apparizione pubblica del 21 marzo. 
KEYSTONE/EPA/FILIP SINGER

Hai fretta? blue News riassume per te:

  • Manca sempre meno all'incoronazione di Carlo, che avverrà il 6 maggio.
  • Poco prima della cerimonia il sovrano britannico ha deciso di aprire gli archivi storici per indagare per fare luce su profittatori e vittime della schiavitù, nei secoli trascorsi.
  • A condurre la ricerca, i cui risultati sono attesi nel 2026, sarà un'équipe della prestigiosa università di Manchester, assieme allo staff di Historic Royal Palaces.

L'annuncio arriva a un mese esatto dall'incoronazione formale del nuovo sovrano e della sua consorte Camilla nella solenne cerimonia in calendario il 6 maggio all'abbazia di Westminster.

Cerimonia di forte significato simbolico in termini di continuità con la tradizione, ma a cui Carlo intende assicurare pure qualche tratto più moderno. Possibilmente tenendola al riparo da polemiche e richiami alle macchie più imbarazzanti della sua eredità regale.

La svolta è rappresentata dall'impegno ad aprire gli archivi agli storici (ad alcuni storici) chiamati a indagare su profittatori e vittime della schiavitù, nei secoli trascorsi. Su chi divenne carne umana da trafficare e chi, con quei traffici, si arricchì a dismisura: sia Stati sia individui, teste coronate incluse.

Carlo vuole prendere «sul serio» la questione 

Vicende che Carlo giura di voler prendere «profondamente sul serio», come si legge in una nota ufficiale diffusa da Buckingham Palace.

Nota rilasciata in risposta a una serie d'inchieste fresche di stampa del progressista Guardian, incentrate non solo sulle enormi fortune immobiliari attuali dei Windsor (rimpolpate a quanto pare da discutibili investimenti speculativi), bensì anche sugli altarini del passato.

Testimoniati ad esempio dalla pubblicazione della copia d'un antico documento inedito vergato a mo' di certificazione del trasferimento nel 1689 di quote della Royal African Company da Edward Colston – mercante di schiavi e vicegovernatore della compagnia – a re Guglielmo III, lontano antenato di Carlo e famiglia (oltre che consanguineo dei re d'Olanda).

Un team di ricerca al lavoro 

La dichiarazione impegna formalmente Sua Maestà e la casa reale a collaborare ora col lavoro di un singolo team di ricerca individuato ad hoc. E «a favorire con vigore e determinazione» la comprensione dell'impatto dello schiavismo sulla storia del Regno, delle sue colonie, dell'istituzione monarchica attraverso una garanzia sovrana ai ricercatori di pieno accesso agli Archivi reali e alla Royal Collection.

Un via libera senza precedenti per ampiezza in materia che si concretizza dopo le contestazioni a ripetizione di attivisti repubblicani subite anche su questo punto nei mesi scorsi da Carlo sull'isola: contestazioni di dimensione limitata, in numeri assoluti, per un re che nei pochi mesi dall'avvento al trono sembra aver complessivamente recuperato consensi, sondaggi alla mano, nonostante zuffe e scandali familiari; ma la cui popolarità (e sacralità) resta inevitabilmente più bassa rispetto a quella accordata prima di lui all'inossidabile Elisabetta II.

A condurre la ricerca, i cui risultati sono attesi nel 2026, sarà un'équipe della prestigiosa università di Manchester, assieme allo staff di Historic Royal Palaces, ente che sovrintende alla conservazione dei palazzi reali storici non abitati.

Nuovo capitolo dello scandalo Windrush

Il tutto mentre il passato coloniale britannico si ritrova al centro anche di un nuovo capitolo dello scandalo Windrush sui diritti storici negati agli immigrati attirati nel dopoguerra dalle isole caraibiche un tempo parte dell'Impero.

Con l'annuncio fatto giusto giovedì da Black Equity Organisation, combattivo sodalizio per i diritti civili, di un'azione legale contro il governo Tory, accusato d'aver ritrattato tre dei 30 impegni assunti solo pochi anni fa per riparare alle tante negligenze precedenti e rendere giustizia ai superstiti d'allora o ai loro discendenti.

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