Svizzera UDC sostiene l'iniziativa contro la «Svizzera da 10 milioni»

rl, ats

1.7.2023 - 14:55

Il Consigliere nazionale zurighese Thomas Matter ha presentato l'"Iniziativa per la sostenibilità" ai delegati dell'UDC.
Il Consigliere nazionale zurighese Thomas Matter ha presentato l'"Iniziativa per la sostenibilità" ai delegati dell'UDC.
Keystone

L'UDC vuole guadagnare punti alle elezioni federali autunnali criticando duramente la politica di immigrazione e di asilo. L'assemblea straordinaria del partito ha lanciato un'iniziativa popolare che prevede la fine della libera circolazione delle persone.

I 310 delegati hanno sostenuto all'unanimità oggi a Küssnacht (SZ) l'«Iniziativa per la sostenibilità", anche denominata «No a una Svizzera da 10 milioni!» ed elaborata dalla sezione zurighese. Solo una Svizzera numericamente limitata è sostenibile, ha spiegato il consigliere nazionale Thomas Matter (ZH) giustificando il nome dell'iniziativa.

L'obiettivo di quest'ultima è prevenire quello che l'UDC definisce il pericolo di una «Svizzera da 10 milioni» (di abitanti, ndr). Essa prevede che vengano presi provvedimenti se la popolazione residente supera il limite di 9,5 milioni. Se verranno oltrepassati i 10 milioni prima del 2050, il Consiglio federale dovrà porre fine agli accordi che, secondo il partito, portano a un aumento della popolazione, come la libera circolazione delle persone con l'UE.

Sviluppo demografico «sostenibile»

La Svizzera è sovraffollata come una vasca da bagno in cui nessuno chiude l'acqua, ha detto Matter, aggiungendo che quasi tutti i problemi di cui soffre la Confederazione hanno a che fare con l'immigrazione e che molti elvetici si sentono stranieri nel loro Paese.

Uno sviluppo demografico sostenibile è necessario per proteggere l'ambiente e l'efficienza delle infrastrutture, delle strutture sanitarie e scolastiche e dei servizi sociali, ha affermato ancora Matter, per il quale la «bella Svizzera» non merita di diventare una «seconda Hong Kong».

La decisione dei delegati è stata preceduta da una serie di interventi che hanno criticato l'immigrazione e, soprattutto, la politica di asilo della Svizzera. Il primo discorso è stato tenuto dal presidente del partito Marco Chiesa, il quale ha sostenuto che la maggior parte dei richiedenti l'asilo non sono poveri profughi, bensì «turisti dell'asilo che sfruttano il nostro sistema» e che hanno pagato ai trafficanti migliaia di franchi.

Chiesa non dà la colpa a loro, ma agli altri partiti e alla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, che hanno lasciato che questo «sistema fallito» facesse il suo corso.

«Il nostro Paese è come un pallone che gonfiamo senza fermarci. Prima o poi scoppia», ha aggiunto il consigliere nazionale vodese Machaël Buffat facendo allusione all'arrivo di 180'000 nuovi abitanti in Svizzera lo scorso anno, di cui 75'000 rifugiati ucraini e 25'000 richiedenti l'asilo.

Ripercussioni negative

Le conseguenze sono costi elevati, «caos» nelle scuole e carenza di alloggi, ha indicato Chiesa, secondo il quale arrivano soprattutto giovani uomini con un «alto potenziale di violenza». L'integrazione non può avere successo in questo modo, ha proseguito.

A tale riguardo si è espresso anche Buffat, denunciando il fatto che gli stranieri sono sovrarappresentati fra i beneficiari di assicurazioni sociali e nelle prigioni. Parlando delle scuole ha anche sottolineato che, secondo lui, l'integrazione non è più possibile nelle classi in cui gli alunni elvetici sono minoritari.

«Con le leggi attuali, non è possibile tenere sotto controllo l'immigrazione», ha dichiarato il consigliere nazionale zurighese Gregor Rutz. A suo avviso si tratta soprattutto di richiedenti l'asilo che non sono vittime di persecuzioni ma che vogliono approfittare della prosperità, perché sanno che una volta arrivati in Svizzera, possono restare.

rl, ats