Esperienza personaleTeorie del complotto: cosa fare se un’amica si radicalizza?
Di Bruno Bötschi
28.9.2020
Un’amicizia deve resistere a teorie del complotto e menzogne? E cosa si deve fare se un’amica di vecchia data scivola sempre più verso posizioni di destra? Il racconto di un’esperienza personale.
Tre settimane fa, una mia amica mi ha chiesto su Whatsapp: «Che cos’è un nazista?». Mi aveva già fatto la stessa domanda l’estate precedente. All’epoca avevo risposto alla domanda, stavolta no.
Negli ultimi anni, io e la mia amica abbiamo litigato frequentemente perché snocciolava sempre più spesso malsane teorie. Ad esempio sostiene con fermezza che le «scie chimiche» degli aerei influenzerebbero il clima, il tempo atmosferico e le persone.
È convinta che gli attacchi terroristici dell’11 settembre siano una cospirazione messa in atto dagli Stati Uniti. È stato terribile anche quando, qualche anno fa, si vantò del fatto che il suo fidanzato possedesse oggetti di devozione nazisti.
Quest’estate, le cose che mi ha scritto su Whatsapp erano ancora più strane. Ad esempio, che il Coronavirus non esisterebbe affatto o che Donald Trump sarebbe un salvatore. Le sue affermazioni mi hanno lasciato sempre più perplesso.
Cambiare argomento o porre fine all’amicizia?
Più passa il tempo e più la mia amica, politicamente schierata tendenzialmente a destra, intelligente e per il resto una persona piuttosto pragmatica, sostiene teorie complottiste sempre più astruse. A causa delle misure restrittive del Coronavirus si sente soffocata dalla politica e sostiene che in Svizzera, a seguito della pandemia, si stia creando un regime totalitario lesivo dei diritti fondamentali.
Cosa posso fare?
Finora ho sempre cercato di parlare con lei e di spiegarle il mio punto di vista al riguardo. Continuavo a farle notare che forse si stava fissando con determinate idee. Sì, cercavo il dialogo, non volevo far finta di niente ma le ho anche detto chiaro e tondo che non ero assolutamente d’accordo con la sua visione del mondo.
Qualche mese fa ho addirittura chiesto a uno specialista, lo psicanalista e satirico Peter Schneider, come dovrei comportarmi con una persona, a cui in realtà tengo, che si costruisce la propria realtà e che risponde ad argomentazioni scientificamente provate con «non credo proprio»?
Risposta di Schneider: «Se la situazione non è così terribile e prima che le teorie del complotto diventino subito l’argomento centrale di ogni conversazione, si può semplicemente rifiutare con un cenno e cambiare argomento. Le discussioni profonde con militanti di chicchessia sono improduttive perché non si può tenere testa all’accozzaglia di numeri, fatti, affermazioni, implicazioni, etc. Questo richiede uno sforzo che nessuno può sostenere a lungo termine.»
Potrebbe essere troppo da sopportare: «Soprattutto perché nessuno dispone dell’istruzione enciclopedica per poter valutare tutte le affermazioni ed eventualmente confutarle. Inoltre, tra amici si vogliono avere delle conversazioni rilassate o anche accese o controverse, ma non su sciocchezze qualsiasi che non interessano affatto.»
Nelle ultime settimane mi sono reso conto che queste idiozie stavano aumentando eccessivamente: io e la mia amica non abbiamo trovato un punto d’incontro, le sue teorie sono diventate sempre più bizzarre.
Come posso farle passare la paura delle vaccinazioni obbligatorie?
Lei non ha problemi col fatto che gli estremisti di destra partecipino alle manifestazioni di Zurigo, Berlino e altrove contro le politiche legate al Coronavirus e che i simpatizzanti di QAnon aumentino sempre più.
Io però sì. Le persone con pregiudizi razziali discriminano gli altri sulla base della loro appartenenza. Questo non è accettabile. In nessun caso. Quindi: non mi assocerei mai a queste persone. Mai!
Il movimento QAnon sta diventando sempre più popolare in certi ambienti: è così che il cantante Xavier Naidoo e il famoso chef Attila Hildmann diffondono le loro teorie bislacche. In Svizzera, lo scorso agosto, il noto snowbordista Nicolas Müller si è dichiarato simpatizzante del movimento.
Il settimanale tedesco «Zeit» ha recentemente riassunto così il fascino di questo movimento: «L’etichetta QAnon comprende no vax e antisemiti, dubbi sull’allunaggio, timore dei rettiliani, presunti avvistamenti di strani oggetti volanti e l’idea di impedire la geolocalizzazione del proprio cellulare tramite la carta stagnola. L’attrazione sta in questa diversità: la teoria può essere sviluppata ulteriormente inserendo tutti gli eventi attuali.»
Un esempio? L’esplosione nel porto di Beirut? In quel caso, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto saltare in aria dei tunnel perché lì venivano torturati dei bambini. Ma come si fa a convincere le persone del fatto che le cose non vadano così?
Come posso far passare la paura delle vaccinazioni obbligatorie a qualcuno? E come posso provare che Bill Gates non ha acquistato l’OMS?
Con i nazisti non si scende in piazza
Allora cosa si fa quando un’amica di lunga data crede nelle teorie del complotto e le rende costantemente oggetto di discussione?
Non ho preso alla leggera la risposta a questa domanda. Come ho detto, ho cercato il dialogo con lei più e più volte. So che non porta a niente voler insegnare qualcosa, dire che l’altra persona è pazza o trattarla con condiscendenza.
Ma con i nazisti non si scende in piazza. Mostrare la propria posizione significa anche non tollerare l’intolleranza e le opinioni indegne nei confronti degli esseri umani. La mia amica fa esattamente questo quando pensa che non sia un problema che anche gli estremisti di destra partecipino alle manifestazioni contro il Coronavirus.
«Le amicizie necessitano di una certa compatibilità quotidiana», afferma Peter Schneider. Nelle ultime settimane ho dovuto ammettere a me stesso che tra me e la mia amica questa ormai non esisteva più. Mi ero stancato delle sue provocazioni. La nostra amicizia è stata stroncata dalle sue credenze cospirative. E se dopo averle spiegato cos’è un nazista, lei mi risponde di esserlo, allora è tutto chiaro.
Dopo mesi, anzi, anni di tira e molla, tre settimane fa ho quindi deciso di porre fine alla nostra amicizia.