Svizzera Calmy-Rey: «Il DFAE applica una doppia morale su Ucraina e Israele»

hm, ats

7.8.2024 - 18:00

Micheline Calmy-Rey non esita a prendere posizione su temi attuali della politica governativa elvetica.
Micheline Calmy-Rey non esita a prendere posizione su temi attuali della politica governativa elvetica.
Keystone

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di Ignazio Cassis applica un doppio standard affrontando i temi dell'Ucraina e di Gaza.

Lo sostiene l'ex consigliera federale Micheline Calmy-Rey, che imputa anche al mondo politico elvetico di volersi avvicinare di soppiatto alla Nato, invece che affrontare apertamente il tema.

«È necessario un nuovo consenso che porti pace e stabilità a lungo termine nel continente europeo», afferma la 79enne in un'intervista pubblicata oggi dall'Aargauer Zeitung.

«Gli elementi che creano fiducia, come gli accordi sul disarmo, si sono esauriti. Dobbiamo costruire un'architettura di sicurezza europea completamente nuova. Dobbiamo negoziarla con la Russia».

«Il mondo sta vivendo un momento di grande sofferenza»

La guerra in Ucraina e la polveriera in Medio Oriente rendono difficile la situazione globale. «Sono piuttosto pessimista», osserva l'ex ministra degli esteri (2003-2011).

«Il diritto internazionale umanitario non è più rispettato. I diritti della popolazione civile vengono violati ovunque, ad esempio in Ucraina, in Medio Oriente e in Sudan. Il mondo sta vivendo un momento di grande sofferenza.».

«Persone vulnerabili vengono ferite, uccise, prese in ostaggio e vittimizzate da guerre brutali. Le bombe cadono su scuole, ospedali, infrastrutture civili e sulla popolazione civile. Nella Striscia di Gaza si contano ormai 40'000 morti, la maggior parte dei quali bambini. A questo si aggiunge la polarizzazione.»

«Il mondo non riconosce più la neutralità come prima»

«Sta diventando chiaro che gli Stati Uniti non sono più l'unica superpotenza del mondo. Il mondo sta diventando multipolare. Stiamo entrando in un periodo di riequilibrio del potere».

«Queste sono cattive notizie per un paese aperto come la Svizzera, che annovera la neutralità tra i suoi punti di forza», argomenta la donna politica ginevrina.

«Il mondo non riconosce più questa neutralità nella stessa misura di un tempo. Me ne rammarico. La Svizzera ha tradizionalmente attuato la neutralità nella guerra in Ucraina, come ha fatto fin dagli anni Novanta. Ma ha comunicato male il suo approccio».

Per Lavrov Berna è diventata ostile verso la Russia

Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov afferma che la Svizzera è diventata ostile nei confronti della Russia. «Si prende gioco di noi: dice che la Svizzera non è più neutrale, ma non è vero», sostiene Calmy-Rey.

«La Svizzera non ha cambiato la sua politica di sanzioni dal 1990, quando l'Iraq attaccò il Kuwait. Ha adottato le sanzioni dell'Onu e se il Consiglio di Sicurezza non ha raggiunto un accordo ha adottato le sanzioni di altri – completamente o non completamente.».

«Lavrov lo sa, conosce molto bene la prassi della Svizzera. Ma a volte ho l'impressione che la Svizzera stessa non consideri più la sua neutralità come una garanzia di sicurezza».

«Il mondo politico elvetico sembra credere che i giorni dei buoni uffici, della mediazione, della Ginevra internazionale e del multilateralismo siano finiti», spiega la presidente della Confederazione nel 2007 e nel 2011.

«Se lo pensano davvero, dovrebbero affrontare apertamente la questione e non avvicinarsi alla Nato dalla porta di servizio. Devono mettere sul tavolo tutte le opzioni. Vogliamo rimanere neutrali? O vogliamo avvicinarci o aderire alla Nato o all'Ue? Dobbiamo chiarire queste domande. Il Consiglio federale deve stabilire la direzione. In questo modo torneremo ad avere una posizione chiara sulla scena internazionale, non una posizione caratterizzata da doppi standard e ambiguità».

Il DFAE applica una doppia morale?

«Oggi il DFAE incarna questa doppia morale», insiste l'ex membro del governo facendo riferimento al dipartimento guidato da Cassis. «Sostiene il diritto internazionale nei confronti della Russia e impone sanzioni. Per quanto riguarda Israele, invece, non sostiene con molta convinzione il rapporto della Corte internazionale di giustizia – che parla di crimini di guerra – e vuole un'analisi approfondita.

«I paesi del Sud globale accusano generalmente la Svizzera e l'Occidente di adottare due pesi e due misure», ricorda la politica socialista.

«La Svizzera in particolare, in quanto stato depositario delle Convenzioni di Ginevra e paese che ha plasmato il diritto internazionale umanitario, dovrebbe considerare il diritto internazionale come una priorità. Se la Corte internazionale di giustizia parla dei crimini di guerra israeliani, la Confederazione dovrebbe fare lo stesso».

«Dobbiamo essere chiari sulla nostra neutralità. Non solo nei confronti della Russia, ma anche di Israele», afferma Calmy-Rey. «Dobbiamo comunicare chiaramente che basiamo la nostra sicurezza sulla mediazione, sugli sforzi di pace, sul diritto umanitario e sul multilateralismo. Questo se continuiamo effettivamente a sostenere la nostra neutralità», conclude l'intervistata.

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