Mottarone Continuano le indagini, focus sull'uso dei forchettoni. Meier: «Mai visti altrove quei ganci»

SDA

2.6.2021 - 21:37

Il cavo che si è spezzato
Il cavo che si è spezzato
KEYSTONE

La giornata festiva in Italia non ha fermato le indagini sulla sciagura del Mottarone. I carabinieri hanno continuato a raccogliere le testimonianze del personale della funivia per chiarire tutti gli aspetti del caso. L'uso smodato dei «forchettoni» ha fatto spezzare il cavo?

Per parte del personale della funivia la posizione processuale potrebbe cambiare: si tratta degli operatori che, su ordine del caposervizio Gabriele Tadini, ora agli arresti domiciliari, nel corso delle ultime settimane di tanto in tanto hanno lasciato al loro posto, anziché rimuoverli, i «forchettoni» che bloccavano il freno di emergenza.

Mossa che a detta di Tadini serviva per aggirare un'avaria che avrebbe portato alla chiusura dell'intero impianto. Ma è che una delle cause dell'incidente che, il 23 maggio, è costato 14 morti: dopo la rottura di uno dei cavi, la cabina 3, priva di sistema frenante, ha cominciato una folle cosa verso valle e si è schiantata al suolo.

«Per quanto piccola – viene spiegato negli ambienti giudiziari – anche la loro è una figura di garanzia». La conseguenza sarebbe l'iscrizione nel registro degli indagati: un reato ipotizzabile, il concorso nella rimozione volontaria di cautele contro gli incidenti.

Che i forchettoni non venissero rimossi è un dato acquisito dall'inchiesta: Tadini ha detto 5 volte prima del 7 maggio e una decina dopo l'8 maggio, compreso il 22.

Forchettoni usati anche in passato? I video di uno svizzero

Foto e video realizzate dallo svizzero Michael Meier, appassionato di funivie, che documentano la presenza dei forchettoni anche negli anni passati e anche con passeggeri a bordo.

Una scoperta che ha scioccato lo stesso Meier (di Basilea, ma che da anni vive in Ticino), quando ha letto della tragedia che è costata la vita a 14 persone: «Ho riguardato il mio archivio e ho visto che i ganci c'erano anche nel 2014». Meier dice di non averli mai visti da nessun'altra parte nel mondo.

Le immagini, come riporta la RSI, mostrano chiaramente come i primi ganci sono di colore grigio e quelli successivi rossi, così come sono identificabili le persone a bordo della cabina. Ma non solo: i forchettoni inseriti sono presenti anche su una foto pubblicitaria scattata recentemente, come si può trovare con una semplice ricerca online. Qui i passeggeri indossano già le mascherine.

L'emittente tedesca Zdf ha raccolto il materiale e lo ha mandato alla procura di Verbania, che per ora si limita a prenderne atto.

Secondo un addetto alla funivia non è insolito che questi 'ceppi', una volta rimossi dal loro alloggiamento, siano semplicemente deposti sul tetto della cabina. Agli inquirenti ha detto che «andrebbero depositati per terra, ma per comodità e consuetudine vengono lasciati sulla pedana di ispezione presente sul carrello superiore della cabina e percorrono quindi i vari tragitti insieme ad essa».

Uso smodato dei «forchettoni» ha fatto spezzare il cavo

Il procuratore Olimpia Bossi intanto sta valutando se ricorrere al tribunale del riesame contro l'ordinanza con cui il giudice dell'udienza preliminare ha rimesso in libertà gli altri due indagati, il gestore Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio.

Ma il grosso degli accertamenti continua a essere concentrato su quanto è accaduto il 23 maggio. La squadra di consulenti tecnici formata dai pubblici ministeri di Verbania sarà chiamata, fra le altre cose, a risolvere l'enigma della rottura della fune.

Il cavo ha circa 23 anni di vita, ma questo dato non sembra essere importante, visto che era fabbricato per durare un'eternità ed era stato controllato a novembre, vale a dire in tempi piuttosto recenti. Le ipotesi sono numerose.

Possibile che l'uso smodato dei «forchettoni» per intere giornate di esercizio abbia comportato, impedendo alle ganasce di scattare e di bloccare del tutto la cabina, tensioni o frizioni tali da portare a uno strappo all'altezza dell'attacco con il carrello? Dipende dalle specifiche modalità di progettazione e di funzionamento dell'impianto.

Di che natura era il guasto lamentato da Tadini?

Di solito, in una funivia, con i freni di emergenza esclusi la stazione motrice non «legge» l'esistenza di un problema e continua a «tirare», ma è difficile ipotizzare che una delle varie funi sia stata coinvolta e abbia sofferto fino al punto di spezzarsi.

Di che natura era, inoltre, il guasto lamentato da Tadini? Il caposervizio ha parlato di un rumore caratteristico della perdita di pressione proveniente dal sistema frenante. Ma i manutentori non avevano trovato niente.

Per rispondere serve un atto che il codice di procedura chiama «accertamento tecnico irripetibile» e che prevede avvisi di garanzia ai soggetti (persone fisiche, aziende, enti pubblici) potenzialmente da coinvolgere in modo che a loro volta scelgano i loro esperti di fiducia.

Sarà anche necessario accedere nella carcassa della cabina e recuperare ancora diversi frammenti. Operazioni assai laboriose che lunedì saranno precedute da un nuovo sopralluogo.