Mottarone Mottarone: accertamenti su fune, freni e comunicazioni tra i tre indagati. Eitan fuori pericolo

SDA

31.5.2021 - 19:05

Dopo la scarcerazione dei tre indagati per la tragedia del Mottarone, in cui morirono 14 persone, la procuratrice di Verbania puntualizza alcuni dettagli procedurali sui media, annunciando esami sulla fune, sui freni e sulle comunicazioni, anche per scoprire eventuali altri responsabili.

La tragedia del Mottarone è costata la vita a 14 persone
La tragedia del Mottarone è costata la vita a 14 persone
KEYSTONE

Gli accertamenti irripetibili che saranno disposti nell'inchiesta «sono finalizzati a capire perché la fune si è rotta e si è sfilata, e se il sistema frenante aveva dei difetti». Da queste analisi si vedrà se «emergeranno» anche altre responsabilità. Lo ha chiarito la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi.

«Io devo ancora chiarire con il o i consulenti tecnici quali saranno le modalità di questo accertamento irripetibile. Solo dopo faremo gli avvisi», ha detto la procuratrice.

Gli accertamenti irripetibili, giova ricordarlo, nel diritto penale italiano sono quegli atti che proprio per la loro stessa natura potrebbero far subire all'oggetto, o al luogo esaminato, delle modifiche che potrebbero impedirne in futuro un'ulteriore verifica del loro stato.

Altri responsabili?

Il fatto che potranno esserci nuovi indagati, magari con gli accertamenti irripetibili, che consentono come garanzia agli stessi indagati di nominare i propri consulenti tecnici, «è una possibilità che esiste in tutte le attività di indagine» e in tutte le indagini.

«Altre responsabilità – ha detto Bossi – potrebbero emergere anche in questa indagine, come nelle altre e dunque non è una certezza». Il magistrato ha voluto chiarire di non aver mai detto con certezza che ci saranno nuovi indagati: «Ho preso atto – ha chiarito – di ciò che è emerso dalle dichiarazioni delle persone informate sui fatti».

Un errore di procedura?

E in merito alle «affermazioni contenute nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari (gip)», dove si dice che l'operatore che non tolse i ceppi quel 23 maggio ai freni di emergenza avrebbe dovuto essere sentito da indagato e non da teste, Bossi ha voluto precisare: «Quel giorno i testi e i dipendenti sono stati chiamati tutti in contemporanea nella stazione dei carabinieri di Stresa e noi in quel momento non avevamo alcun elemento per sentirli come indagati».

Anche il caposervizio Tadini, che diede l'ordine di tenere disattivati i freni, fu sentito come teste; poi il verbale fu interrotto e proseguì con lui indagato.

Comunicazioni tra i tre sotto la lente

Nell'inchiesta uno dei punti su cui si stanno concentrando gli inquirenti è anche l'analisi delle comunicazioni, via chat o mail, tra il caposervizio Gabriele Tadini e il gestore Luigi Nerini e il direttore dell'impianto Enrico Perocchio.

L'obiettivo è verificare se ci siano state indicazioni sull'uso dei forchettoni per disattivare i freni di emergenza o sulle anomalie del sistema frenante. Anomalie che hanno portato Tadini a bloccare i freni con «i ceppi». I telefoni dei tre sono stati sequestrati nei giorni scorsi.

«La scarcerazione? Non è una sentenza d'assoluzione»

A proposito della scarcerazione dei tre indagati, avvenuta domenica, Bossi in un'intervista a Repubblica lunedì ha precisato: «Non è una sentenza di assoluzione, è solo una fase cautelare. Non la vivo come una sconfitta sul piano investigativo anche perché è stata accolta la nostra configurazione giuridica dei reati e quindi il nostro impianto accusatorio. Non ho mai considerato l'indagine chiusa e nemmeno in una fase avanzata».  

Sui fermi dei tre indagati, il magistrato spiega: «Non parlerei di fretta, ma di urgenza. Il pomeriggio di martedì ci siamo trovati di fronte a una persona che ha reso piena confessione con dichiarazioni attendibili che parlavano di un gesto, quello di mettere i forchettoni ai freni, che era frutto di una scelta volontaria, deliberata e reiterata che andava avanti da oltre un mese, ma secondo i nostri riscontri anche da più tempo».

«Una persona che ha detto che altre persone sapevano. A quel punto abbiamo avuto la necessità di impedire che quelle persone si potessero mettere d'accordo per concordare una versione dei fatti», ha ancora detto Bossi.

Garante dell'infanzia: «Attenzione alle strumentalizzazioni»

Intanto in giornata l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, Carla Garlatti, ha lanciato un monito: «Vanno usate maggiore attenzione e sensibilità nella diffusione di immagini, notizie e dichiarazioni, tenendo a mente i principi della Carta di Treviso dettati a tutela dei minori».

«La vicenda (...) ha destato grande commozione. Bisogna però evitare che l'attenzione da parte di organi di stampa, radio e tv, nelle trasmissioni di informazione e intrattenimento, finisca per divenire, in nome di un sentimento pietoso, una forma di sfruttamento», ha proseguito Garlatti.

Secondo lei non vanno alimentati fenomeni di sovraesposizione, spettacolarizzazione e strumentalizzazione. «Ciò deve avvenire - conclude Garlatti - a maggior ragione, quando è stato soddisfatto l'interesse pubblico all'informazione, nel rispetto dei principi di essenzialità e continenza».

Eitan non è più in pericolo di morte

Nel frattempo Eitan, il bambino di 5 anni unico sopravvissuto alla tragedia, non è più in pericolo di morte. «Le condizioni sono in significativo miglioramento e questa sera la prognosi è stata sciolta. È in costante miglioramento sia dal punto di vista del trauma toracico sia dal punto di vista del trauma addominale», si apprende da fonti mediche dell'ospedale Regina Margherita di Torino dov'è ricoverato.

«Nella giornata di domani il bambino uscirà dalla rianimazione e sarà trasferito in un reparto di degenza», concludono dall'ospedale.