Collaborò col terrorista Carlos? È morto Giorgio Bellini, figura chiave dell'attivismo degli anni '70 e '80

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2.12.2024 - 06:30

Giorgio Bellini, in una foto non datata, presa da un documento della televisione SRF diversi anni fa
Giorgio Bellini, in una foto non datata, presa da un documento della televisione SRF diversi anni fa
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Noto per il suo impegno politico e per le azioni di protesta negli anni '70 e '80, è deceduto a Gandria. La sua vita è stata segnata da eventi controversi e da un forte attivismo.

Giorgio Bellini, una figura centrale e controversa dell'attivismo politico degli anni '70 e '80, come riferisce la RSI, è morto sabato a Gandria, dove gestiva la Bottega del paese da diversi anni.

Nato a Bellinzona nel 1945, Bellini si avvicinò presto alle ideologie di sinistra, organizzando uno sciopero in un calzaturificio a Stabio. Nei primi anni '70 si trasferì nella Svizzera tedesca, unendosi a gruppi autonomi e vivendo di lavori occasionali.

Azioni di sabotaggio come protesta

Durante il periodo di protesta contro l'energia nucleare, Bellini fu coinvolto in azioni di sabotaggio, tra cui l'esplosione del 1979 che distrusse il padiglione informativo della centrale nucleare di Kaiseraugst, nel canton Argovia.

Altri atti simili furono diretti contro gli impianti di Leibstadt e Gösgen, causando danni materiali.

Le responsabilità precise rimasero a lungo non accertate, fino a quando Bellini stesso ammise il suo coinvolgimento in un'intervista alla NZZ nel 2021, sottolineando che le sue azioni erano mirate esclusivamente a oggetti, evitando di mettere in pericolo vite umane.

Collaborazione col feroce terrorista Carlos

Bellini fu anche sospettato di collaborare con Ilich Ramirez Sanchez, noto come «Carlos», un famigerato terrorista venezuelano.

Questi sospetti portarono al suo arresto in Germania nel 1981. Ma alcuni simpatizzanti organizzarono un'irruzione negli studi del Telegiornale a Zurigo, interrompendo la trasmissione per mostrare un cartello con la scritta in inglese «Libertà e sole per Giorgio Bellini».

Leon Huber, conduttore del Tagesschau, il TG della SRF, viene visitato da manifestanti mascherati con lo striscione «Libertà e sole per Giorgio Bellini» durante il programma del 1° maggio 1981.
Leon Huber, conduttore del Tagesschau, il TG della SRF, viene visitato da manifestanti mascherati con lo striscione «Libertà e sole per Giorgio Bellini» durante il programma del 1° maggio 1981.
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Nonostante avesse incontrato «Carlos» a Budapest, Bellini negò sempre qualsiasi collaborazione, giustificando gli incontri con motivi di «curiosità professionale» legati al suo lavoro occasionale di giornalista.

I sospetti portarono a un procedimento penale e a una detenzione preventiva nel 1994, ma fu rilasciato per mancanza di prove, ricevendo un risarcimento per il tempo trascorso in carcere.

Si dedica a delle pubblicazioni

Autodidatta e con una personalità eclettica, Bellini si dedicò negli ultimi decenni a varie pubblicazioni. Su incarico dell'Università di Berna, diresse l'Inventario delle vie di comunicazione storiche della Svizzera (IVS) e pubblicò un libro sulla strada del San Gottardo.

Inoltre, condusse ricerche sulle strade ticinesi durante la Repubblica Elvetica e sulla costruzione delle strade cantonali in Ticino dall'Ottocento.

I suoi funerali si terranno a Lugano martedì.

Questo articolo è stato creato con l'aiuto dell'intelligenza artificiale (AI). Tutti i contenuti adottati dall'IA sono verificati dal team editoriale.