Azione a BellinzonaI membri di Junge Tat «sono lupi travestiti da agnelli». Ci sono legami con dei ticinesi?
pab
3.10.2023
Per l'esperto di estremismi Dirk Baier, espressosi alla RSI, quella di Junge Tat a Bellinzona è stata «un'azione mirata». Secondo Michela Trisconi, responsabile del Servizio cantonale per l’integrazione degli stranieri: «Non abbiamo evidenze per dire che Junge Tat sia presente anche da noi». I loro membri si rifanno all'ideologia neonazista, che trova simpatie anche al Sud delle Alpi. Intanto emergono sempre più legami tra questi giovani e l'UDC, che per ora non prende le distanze da queste iniziazive xenofobe.
pab
03.10.2023, 09:53
03.10.2023, 16:26
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Per l'esperto di estremismi Dirk Baier quella di Bellinzona della Junge Tat, che ha esposto uno striscione con un messaggio xenofobo da una torre di Castelgrande, «è un'azione mirata».
Si è probabilmente svolta con degli appoggi locali, anche se per l'esperta Michela Trisconi in Ticino, per ora non ci sono segni di una presenza costante del gruppo, anche se le simpatie non mancano.
Rispetto al passato questi estremisti di destra sono meno facilmente identificabili, poiché si mimetizzano, non hanno chiari segni distintivi visibili.
I membro di Junge Tat si riferiscono a modelli dell'estrema destra, come il culto della personalità e allenamenti intensivi in sport di combattimento.
Il gruppo è molto ben organizzato e anche se è sorvegliato dalla FedPol non è sulla lista dei gruppi estremisti violenti. Le loro azioni, per ora, sono dimostrative, ma non violente.
La Città di Bellinzona valuta se ci sono le condizioni per sporgere una denuncia.
Alcuni membri dell'UDC ha dei legami con i giovani appartenenti a Junge Tat, ma finora il partito non si è distanziato dalle azioni di questi estremisti.
Sabato la fazione di estrema destra Junge Tat ha compiuto il suo primo gesto in Ticino srotolando uno striscione da una torre di Castelgrande di Bellinzona con dei messaggi xenofobi contro i migranti.
Secondo l’esperto di estremismi Dirk Baier «l'azione è stata mirata. Credo che si sia voluto dimostrare che il gruppo è in grado di intervenire e presentare le sue idee in tutta la Svizzera».
Il video realizzato non permette di accertare se fra i partecipanti ci fossero anche ticinesi. Secondo il professore dell’Alta scuola di scienze applicate di Zurigo però, «azioni del genere vengono sempre pianificate e realizzate insieme a persone del posto. Credo quindi che ci siano sostenitori anche in Ticino, o almeno persone che abitano nella Svizzera tedesca ma con origini ticinesi».
Fra i giovani ticinesi più simpatie per l’estrema destra
Dal canto suo Michela Trisconi, responsabile in Ticino del Servizio cantonale per l’integrazione degli stranieri, a capo della piattaforma di prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento, afferma: «Eravamo al corrente dell’esistenza di questo gruppo ma non abbiamo prove per dire che sia presente anche in Ticino».
Per adesso «non si è macchiato di reati né ha infranto la legge. Lo monitoriamo, sappiamo che esiste e che è organizzato ma non lo possiamo ancora considerare pericoloso».
In Ticino potrebbe però trovare terreno fertile, visto che, stando a uno studio, fra i giovani a cui si rivolge, le simpatie di estrema destra superano la media nazionale.
Gli Junge Tat si mimetizzano: «Sono lupi travestiti da agnelli»
Junge Tat, nato dalle ceneri di altri gruppi di estrema destra, è un osservato speciale anche per la sua strategia comunicativa, in particolare sui social media.
L'esperto Baier parla di «lupi travestiti da pecore», giovani che solo a prima vista sono innocui. Si tratta di un gruppo piccolo, un paio di dozzine di membri, ma «su posizioni antidemocratiche, razziste e antisemitiche».
Trisconi conferma che oggi, in generale gli estremisti di destra, rispetto a quelli del passato con anfibi e teste rasate, «sono meno riconoscibili».
A preoccupare di più non sono tanto le realtà che compiono azioni eclatanti come quella di Bellinzona, quanto quelle «che agiscono nel sottobosco, più difficili da conoscere e da controllare».
Ma chi fa parte di Junge tat?
Trisconi dà qualche informazione in più sui membri del gruppo: «Sembra attingano all'ideologia neonazista, anche se dal loro sito web non si capisce. Fanno riferimento ai valori dell'estrema destra, fortemente identitari. Stando alle informazioni dei colleghi della Svizzera tedesca i legami con la Germania sarebbero stati dimostrati».
«È un gruppo molto ben organizzato, che riscuote un discreto successo sui ragazzi, soprattutto al Nord della Svizzera. Incarna alcuni aspetti ricorrenti nella destra estrema, ossia il culto della personalità, di allenamenti intensivi in sport da combattimento, e l'uso molto disinvolto di alcuni canali social», prosegue Trisconi.
Non sono sulla lista dei sorvegliati speciali, ecco perché
Trisconi poi spiega come mai il gruppo non è sulla lista dei sorvegliati speciali: «Si muovono con estrema destrezza, perché non prendono di mira un gruppo etnico in particolare, insultando o facendo azioni violente».
«Per far parte della lista dei gruppi sorvegliati occorre riunire alcuni criteri, che all'inizio dell'anno per Junge Tat non erano presenti. In particolar modo non dimostrano un carattere violento nelle proprie azioni».
«Fino a quando sono azioni dimostrative e plateali non li fa includere nella lista dei gruppi estremisti violenti», conclude Trisconi.
Bellinzona sporgerà denuncia?
Bellinzona sente molto lontani i valori del gruppo estremista di destra. Il sindaco Mario Branda, sempre ai microfoni della RSI, ha infatti dichiarato: «Il nostro Municipio condanna e stigmatizza quest'azione che porta un messaggio assolutamente contrario allo spirito della città con cui affronta il tema dei migranti».
A Bellinzona gli accertamenti sono ancora in corso per capire se ci sono stati danneggiamenti alla torre e per capire se ci saranno conseguenze legali.
«Valuteremo nella prossima seduta di Municipio. Di primo acchito non è così scontato poter sporre denuncia, ma lo verificheremo», conclude Branda.
Ci sono legami con l'UDC?
Tra membri di Junge Tat e l’UDC o almeno con alcuni dei suoi esponenti, c'è una certa prossimità. Per Baier «non sono più casi isolati».
Basti pensare al recente caso di Maria Wegelin, presidente dell'UDC di Winterthur, che per la sua campagna elettorale per le federali si era appoggiata a due membri di Junge Tat. Per il momento, e solo dopo che la storia è stata resa pubblica dai giornali d'Oltralpe, ha lasciato la carica.
Oppure anche alla vicenda dei Giovani UDC turgoviesi, che vogliono esaminare il caso di uno dei loro iscritti, che potrebbe essere escluso proprio in virtù del della sua appartenenza a Junge Tat.
Alla luce di queste situazioni, Baier trova quindi incomprensibile che l’UDC non ha ancora preso le distanze con chiarezza dal gruppo estremista.