Agguato di Hamas al rave partyUna sopravvissuta al massacro al festival: «Correvamo nel deserto mentre i terroristi sparavano all'impazzata»
toko
16.10.2023
La buttafuori Maya stava lavorando al «Festival della Pace» quando i terroristi di Hamas sono arrivati e hanno compiuto un massacro tra i presenti, per lo più giovani. È quasi un miracolo che lei e un suo amico siano riusciti a sopravvivere.
toko
16.10.2023, 08:21
16.10.2023, 08:35
toko
Hai fretta? blue News riassume per te
Si ritiene che più di 300 persone siano morte nel brutale attacco dei terroristi di Hamas durante il festival in Israele.
Una buttafuori sopravvissuta racconta il massacro e la sua fuga, avvenuta attraverso il deserto, con un amico.
I terroristi hanno condotto le persone in una trappola mortale travestendosi da poliziotti e soldati israeliani.
Sul luogo della festa i terroristi hanno ucciso numerose persone, violentato donne e profanato cadaveri.
Il rave nel deserto israeliano, chiamato «Festival per la pace», doveva essere un momento di pura festa e soprattutto d'incontro tranquillo. Invece si è trasformato in un bagno di sangue. I terroristi di Hamas, pesantemente armati, hanno preso d'assalto il luogo della festa e hanno massacrato i partecipanti. Da quel sabato 7 ottobre sono stati recuperati oltre 300 corpi.
La buttafuori Maya lavorava al festival ed è stata testimone oculare dei terribili eventi. Ha raccontato quello che ha visto alla «Bild»: «Ho controllato i documenti e all'ingresso ho guardato negli occhi ogni singolo partecipante. C'erano tantissimi bambini nati nel 2003, 2004 o 2005».
Dopo il servizio, alle 6.00 del mattino, ha indossato scarpe da ginnastica, più comode rispetto a quelle che usa per lavorare, per poter finalmente ballare. Una decisione che in seguito si è rivelata un vero salvavita, ma per un altro motivo: le calzature l'hanno infatti aiutata a sfuggire dal terrore.
I presenti al rave hanno sentito per la prima volta i razzi intorno alle 6:30. Ma dato che le esplosioni fanno ormai tristemente parte della vita quotidiana di molti israeliani, a causa dei frequenti attacchi, non è scattato nessun allarme immediato. Ma poi è successo quello che i festaioli non potevano aspettarsi: centinaia di terroristi hanno invaso Israele via terra, mare e aria e l'Esercito del Paese non è riuscito a fermarli.
Travestiti da poliziotti e soldati
In seguito i bombardamenti sono aumentati. I presenti al festival si sono messi a correre e hanno cercato di lasciare la zona in auto. Tra di essi, c'erano appunto anche Maya e un amico. Ma le persone in fuga si sono ben presto rese conto di essere in trappola e che l'unica strada che si poteva percorrere era bloccata dai terroristi.
Essi si erano travestiti da poliziotti e da soldati per ingannare la gente. «Ci siamo imbattuti in loro, sperando di essere salvati, ma poi molti di loro sono stati immediatamente giustiziati», racconta Maya in lacrime.
Alla fine si sono creati ingorghi e vicoli ciechi, facendo sì che le auto diventassero praticamente delle trappole mortali per molti dei 3500 partecipanti al festival. Terroristi pesantemente armati con fucili d'assalto e bazooka hanno aperto il fuoco sulle persone in fuga, ancora con i fiori tra i capelli e i vestiti pieni di brillantini.
I terroristi hanno violentato donne e profanato cadaveri
Maya e il suo amico sono riusciti a rifugiarsi per un breve periodo in un bunker dove, in seguito, sono stati ritrovati solo due sopravvissuti nascosti sotto una montagna di cadaveri.
La buttafuori e il suo compagno hanno seguito il loro istinto e hanno deciso di mettersi a correre nel deserto. Questo per ben due ore e mentre i terroristi continuavano a sparare all'impazzata. I due hanno proseguito facendo lo slalom, mentre i proiettili colpivano ovunque.
Nel frattempo, nell'area del festival, gli uomini di Hamas continuano a cercare sistematicamente i sopravvissuti, a profanare i cadaveri, a stuprare le donne e a ucciderle. Altre persone sono state invece rapite.
Solo dopo ore di tentativi di fuga Maya e il suo amico sono stati trovati da un (vero) agente di polizia. La giovane ha raccontato che la comunità del festival era come una famiglia per lei: conosceva il direttore, il personale e molti aiutanti. «Ognuno di loro era mio amico», dice.