Guerra in UcrainaPutin: «Stiamo creando nuove armi nucleari avanzate». E vede Kadyrov a Mosca
SDA
28.9.2023 - 21:19
La Russia conferma di portare al 6% del Pil le spese per la difesa del prossimo anno – annunciando un aumento del 70% – per chiarire che l'offensiva in Ucraina resta la priorità numero uno per lo zar, che torna a evocare la minaccia atomica sul mondo.
28.09.2023, 21:19
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I lavoratori del settore nucleare russo stanno infatti «introducendo tecnologie all'avanguardia nei settori dell'energia e dello spazio» e «nella creazione di armi avanzate capaci di mantenere l'equilibrio strategico nel mondo»
Lo ha sottolineato Vladimir Putin, mettendo in evidenza una corsa alle armi che continua ad alimentare le tensioni internazionali, tra le prospettive di una guerra ancora lunga.
Peskov: «Una guerra ibrida contro Mosca»
L'aumento delle spese militari della Russia previsto per il 2024 è «assolutamente necessario» a causa della «guerra ibrida» scatenata contro Mosca, ha chiarito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ribadendo come Mosca «continua l'operazione militare speciale (in Ucraina) e questo comporta alti costi».
Dall'inizio del conflitto, lo scorso anno, la Russia ha incrementato la produzione di armi e immesso ingenti fondi nel suo comparto militare nonostante l'inflazione elevata e un rublo più debole.
Putin ignora le spese della guerra e incontra Kadyrov
Un documento del ministero delle Finanze russo afferma che la spesa per la difesa è destinata ad aumentare di oltre il 68% su base annua fino a quasi 10,8 trilioni di rubli (111,15 miliardi di dollari), pari al 6% del Pil e superiore alla spesa per la politica sociale.
Secondo i dati calcolati dall'Afp sarà tre volte più alto della spesa per istruzione, protezione ambientale e sanità messe insieme.
L'aumento della spesa per la difesa arriva mentre la banca centrale russa avverte che la crescita economica è destinata a rallentare nella seconda metà di quest'anno. Ma il presidente Putin ha ampiamente ignorato gli effetti economici dell'invasione, celebrando invece la resistenza della Russia alle sanzioni occidentali.
E mentre porta l'economia russa a investire sempre più sulla guerra, lo zar rinsalda le alleanze e incontra al Cremlino Ramzan Kadyrov, dopo le voci circolate sui social che il leader ceceno fosse gravemente malato, o addirittura morto.
Il segretario della NATo a Kiev
Dall'altra parte del fronte, anche Kiev pensa alle alleanze e riceve la visita dei ministri della Difesa francese, Sébastien Lecornu, e britannico, Grant Shapps – al centro ulteriori aiuti militari – e del segretario della Nato Jens Stoltenberg.
«Più forte diventa l'Ucraina, più ci avviciniamo alla fine della guerra», ha affermato il capo dell'Alleanza atlantica dopo aver incontrato Volodymyr Zelensky, assicurando che le forze ucraine «stanno guadagnando gradualmente terreno» nella controffensiva e che in futuro, l'ingresso di Kiev la Nato più forte.
Più concretamente, Zelensky ha sottolineato come Stoltenberg si sia «impegnato ad intervenire per difendere le infrastrutture energetiche ucraine», con l'inverno alle porte e i raid russi che tornano ad abbattersi sugli impianti critici: nell'ultima giornata, un raid di Mosca ha colpito un impianto di gas ad Avdiivka.
Cosa succede sul campo di battaglia
Sul terreno, mentre le forze ucraine sostengono di contenere l'avanzata delle truppe russe nel sud e nell'est, i miliziani russi filo-ucraini della 'Legione Libertà della Russia' hanno annunciato un nuovo sconfinamento nella regione di Belgorod, dopo le incursioni del giugno scorso.
Parlando di una «battaglia» in territorio russo, i 'legionari' hanno rivendicato di aver procurato «perdite di manodopera e attrezzature» tra gli invasori, mentre nessun commento è stato rilasciato dalle autorità russe.
In serata si è poi riacceso lo scontro di confine tra Minsk e Varsavia, con il ministero della Difesa bielorusso che ha denunciato una «violazione dello spazio aereo» da parte di un elicottero polacco che – a detta del governo Lukashenko – sarebbe entrato per due volte nei cieli bielorussi.
Un'accusa puntualmente negata dalle forze armate polacche.