UcrainaMissili su Odessa, Michel in visita deve rifugiarsi
SDA
9.5.2022 - 21:56
Una corsa verso un rifugio antiaereo dopo l'allerta per un raid missilistico russo. In visita a sorpresa a Odessa nella giornata simbolica dedicata all'Europa, Charles Michel è improvvisamente costretto a ripararsi in tutta fretta in un bunker nel pieno del suo incontro con il premier di Kiev, Denys Shmygal.
09.05.2022, 21:56
09.05.2022, 22:27
SDA
Un assaggio della paura quotidiana vissuta dagli ucraini in questi 75 giorni di guerra ma sempre affrontata «resistendo con coraggio», ha riconosciuto il presidente del Consiglio europeo, ricordando di trovarsi nella «città dove, come disse Puskin, si può sentire l'Europa».
«Il Cremlino vuole giustiziare il vostro spirito di libertà e democrazia. Ma sono assolutamente convinto che non ci riuscirà mai», ha detto Michel, che dopo l'allarme sui bombardamenti ha proseguito i colloqui in un luogo protetto, parlando anche con il presidente Volodymyr Zelensky, collegato in video da Kiev.
«Sono venuto a Odessa nella Giornata dell'Europa con un semplice messaggio: non siete soli. Noi siamo con voi. Non vi deluderemo. Saremo con voi per tutto il tempo necessario. E vi aiuteremo a costruire un Paese moderno e democratico», ha promesso ancora l'ex premier belga, guidato in una visita al porto bloccato dalle minacce della flotta russa e tra gli edifici residenziali bombardati.
I came to celebrate #EuropeDay in #Odesa, the city where Pushkin said that "you can feel Europe."
And where today the Ukrainian people shield their monuments from bullets and rockets and their freedom from Russian aggression.
Dopo i raid rivendicati dalle forze di Kiev contro preziose navi da guerra nemiche, dall'incrociatore Moskva alla fregata Admiral Makarov, il fronte di Odessa resta quindi sotto pressione.
Secondo media locali, i russi avrebbero risposto schierando vicino alla costa sei navi equipaggiate con oltre 50 missili da crociera e due sottomarini, mentre Mosca ha annunciato di aver respinto un assalto contro l'isola dei Serpenti, teatro di una battaglia di simboli sin dai primi giorni del conflitto per il rifiuto dei marinai ucraini di arrendersi nonostante la sproporzione di forze.
Nessuna vittoria da festeggiare
Nella giornata in cui celebra la vittoria sui nazisti nella Seconda guerra mondiale, Mosca non registra nessuno dei grandi successi simbolici auspicati dai suoi comandi militari, a partire dalla presa dell'acciaieria Azovstal a Mariupol, ma fa segnare un'avanzata strategica nell'offensiva sul Donbass nell'est.
Gli ucraini hanno confermato di essersi ritirati dalla città contesa di Popasna, ridotta in rovina da settimane di furiosi bombardamenti, di cui nelle scorse ore aveva rivendicato il controllo il leader ceceno Ramzan Kadyrov, fedelissimo di Vladimir Putin.
Una retromarcia per occupare «migliori posizioni di difesa», ha spiegato il capo dell'oblast di Lugansk, Serhiy Haidai, assicurando che non ci sono stati ulteriori «sfondamenti» e che «i rinforzi sono già arrivati».
E sempre su quel fronte, i russi puntano ora a «tagliare fuori» la regione dal resto del Paese, prendendo il controllo della cerniera di collegamento costituita dalla strada che collega le località di Lysychansk e Bakhmut.
A questo scopo, l'equipaggiamento militare è già stato trasportato in posizioni d'attacco oltre il fiume Severskij Donetsk. Una battaglia che gli ucraini definiscono «decisiva» e in cui potrebbe contare molto anche il morale delle truppe, come sottolineano fonti del Pentagono, che spiegano di aver ricevuto rapporti su episodi di insubordinazione tra i soldati russi.
Anche a sud le truppe di Putin si preparano all'avanzata, ha avvertito la Difesa di Kiev. Artiglieria pesante è stata trasferita nel nord della Crimea per tentare di prendere l'intera regione di Kherson.
Su Azovstal, da cui sono stati evacuati tutti i civili, sono ripresi i bombardamenti e torna ad aleggiare lo spettro di un attacco chimico per stanare i combattenti del reggimento Azov e i marines che hanno rifiutato la resa.
Un raid che, secondo il vicepresidente del Consiglio comunale di Mariupol Oleksandr Lashin, è in preparazione per mercoledì.
Vernice rossa contro l'ambasciatore russo a Varsavia
Barattoli di vernice rossa sono stati lanciati contro l'ambasciatore russo in Polonia, Sergei Andreyev, durante un cerimonia al cimitero russo di Varsavia in occasione della Giornata della Vittoria.
Lo riportano i siti polacchi, sottolineando che il diplomatico stava deponendo fiori al cimitero dei soldati sovietici nella capitale, quando è arrivato un gruppo di manifestanti che prima gli ha strappato i fiori dalle mani e poi lo ha imbrattato con la vernice rossa.
Molti manifestanti – scrive il sito Onet – avevano bandiere ucraine ed altri indossavano lenzuola bianche imbrattate di vernice rossa a rappresentare il sangue versato durante la guerra.
Davanti al memoriale, riportano i media locali, si sono radunate centinaia di persone: in gran parte ucraini e polacchi contrari all'invasione, ma anche alcune decine di sostenitori di Putin. «Siete voi la faccia del nazismo!», «Putin è un criminale!», «Salviamo Mariupol» scandivano gli striscioni portati insieme a tante bandiere nazionali dell'Ucraina.
La polizia è intervenuta per calmare la tensione e separare i due gruppi, ma non ha potuto evitare gli scontri. Una manifestazione organizzata negli anni precedenti, sempre dall'ambasciata russa, è stata quest'anno sconsigliata ai russi dal sindaco di Varsavia e dal ministero degli esteri.