Guerra in Ucraina Si stringe la morsa su Kiev, Mariupol ormai è in trappola

SDA

6.3.2022 - 22:35

La fuga dei 200'000 civili di Mariupol dalla prigione dei bombardamenti russi appare un'impresa quasi disperata. È stata la Croce Rossa, dopo il secondo tentativo in 48 ore di aprire i corridoi umanitari, a comunicare il fallimento delle evacuazioni. Ancora una volta, tra le accuse incrociate di Mosca e Kiev. Nessuna grande novità nel lavoro diplomatico internazionale.

Un ucraino in bicicletta vicino a una fabbrica e un negozio in fiamme dopo essere stato bombardato a Irpin, alla periferia di Kiev, Ucraina, domenica 6 marzo 2022. 
Un ucraino in bicicletta vicino a una fabbrica e un negozio in fiamme dopo essere stato bombardato a Irpin, alla periferia di Kiev, Ucraina, domenica 6 marzo 2022. 
KEYSTONE/ AP Photo/Emilio Morenatti

E la guerra continua, su tutti i fronti. Al sud, dove i russi sarebbero pronti a colpire Odessa, ma anche nella capitale, sempre più stretta d'assedio con pesanti raid nei sobborghi. E vittime tra i civili.

Falliti anche oggi i corridoi per i profughi a Mariupol

Intorno a mezzogiorno le autorità di Mariupol hanno annunciato l'apertura dei corridoi per i profughi. Ma nello spazio di un respiro le speranze degli abitanti della città sul Mar Nero, tra le più bersagliate dall'inizio dell'invasione russa, sono state soffocate.

«Tra scene spaventose di sofferenza umana, un secondo tentativo di iniziare l'evacuazione di circa 200'000 persone è stato interrotto», ha comunicato il Comitato internazionale della Croce Rossa, che avrebbe dovuto gestire l'operazione.

Il Cremlino ha accusato le autorità di Kiev. La versione di Mosca è che i civili vengono utilizzati dai «nazionalisti» come «scudi umani» per guadagnare tempo. Per gli ucraini, invece, i russi hanno continuato a sparare mentre si radunavano i convogli.

A Mariupol la popolazione è in trappola

«Molte persone sono venute in centro perché hanno sentito che c'era un cessate il fuoco e autobus per portarli fuori, ma i bombardamenti hanno ripreso e non sono riusciti a tornare ai loro rifugi», ha raccontato un ragazzo di 27 anni.

«Abbiamo sentito esplosioni in diverse aree della città, anche vicino all'ospedale. Ci sono seri problemi con l'acqua, non si trova il pane e le farmacie sono chiuse», ha riferito Medici senza Frontiere.

Testimonianze che danno il senso di una popolazione in trappola. Mentre in tutto il paese si assiste ad un esodo di profughi, oltre un milione e mezzo, mai così veloce dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, secondo l'Onu.

Il prolungato assedio di Mariupol sembra confermare che l'obiettivo del presidente russo Vladimir Putin in questa fase sia quello di far collassare il nemico dall'interno, nella misura in cui l'avanzata sul terreno delle sue truppe continua ad essere rallentata da una forte resistenza delle forze ucraine (assistite da 100'000 volontari, secondo la Guardia Nazionale).

Accelerazione dei bombardamenti a Kiev

Così anche a Kiev, dove i mezzi dell'Armata sono fermi da giorni a decine di chilometri dal centro, c'è stata un'accelerazione nei bombardamenti e nei colpi di artiglieria sui dintorni della capitale.

Una delle località più bersagliate è Irpin, a 20 km a nord-ovest, dove proiettili di mortaio avrebbero colpito un ponte utilizzato dai civili in fuga. Uccidendo otto persone, ha denunciato il sindaco. Tra le vittime, anche una madre e due bambini, come documenta una foto shock pubblicata dal «New York Times».

La presa di Kiev per i russi è importante quanto la conquista di tutta la parte meridionale dell'Ucraina, per creare una continuità con il Donbass e la Crimea.

Proprio nelle ultime ore il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avvertito che i russi si stanno preparando a colpire Odessa. «Potrebbe succedere in qualsiasi momento», ha confermato un funzionario locale.

Situazione tesa nel porto principale del Paese 

Nel porto principale dell'Ucraina, al confine con la Moldavia, ci sono segnalazioni di un aumento dei posti di blocco militari e di strade in gran parte vuote.

Centomila abitanti sono già scappati, chi resta allestisce i rifugi.

La guerra continua anche sugli altri fronti

Nel centro del paese i russi hanno distrutto l'aeroporto di Vinnytsia, ma soprattutto, è l'allarme di Kiev, vogliono prendere il controllo della diga della centrale idroelettrica di Kaniv. Un'altra chiave per vincere lasciando al buio la nazione, come dimostra la conquista della centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Da Mosca il ministero della difesa ha rivendicato di aver «praticamente distrutto tutte le forze aeree» ucraine, mentre Kiev ha risposto affermando di aver abbattuto un centinaio di aerei ed elicotteri nemici.

La mediazione del premier israeliano sembra non decollare

La mediazione del premier israeliano Naftali Bennett sembra non decollare, anche se oggi ha risentito telefonicamente il presidente russo Vladimir Putin e ha poi consultato il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. 

La sensazione è che l'obiettivo minimo del premier israeliano sia quello di arrivare a una tregua che possa «favorire il dialogo», come ha lui stesso detto.

Nulla trapela sul contenuto delle conversazioni ma a descrivere l'atmosfera che si respira intorno a questi tentativi è stato proprio il presidente francese, che ha parlato quasi due ore con Putin: lo zar è sempre «molto determinato» nel voler conseguire i suoi obiettivi.

Tanto da confermare a Macron che andrà avanti in ogni modo per raggiungerli: «se non con il negoziato, lo farà con le operazioni militari». In sostanza, ha riferito l'Eliseo, la Russia chiede sempre la «denazificazione» dell'Ucraina, la sua «neutralizzazione», il riconoscimento dell'annessione della Crimea e dell'indipendenza del Donbass.

Conversazioni tra Putin e il presidente turco

Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiamato Putin e anche lui ha fatto sapere di avergli chiesto di «garantire il cessate il fuoco e aprire corridoi umanitari».

Ma il Cremlino tace e bombarda in un crescendo di accuse ai «neo-nazisti» ucraini, che certo non favoriscono il dialogo.

Accorato appello di Zelensky

Che la situazione sia sempre più difficile lo conferma l'accorato appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che dal bunker nel quale dirige le operazioni questa volta ha usato toni diversi nei confronti dei partner occidentali:

«Vi chiediamo ogni giorno una no-fly zone, se non ce la date, almeno forniteci aerei per proteggerci. Se non ci date neanche questi, rimane una sola soluzione: anche voi volete che ci uccidano lentamente. Questa sarà anche responsabilità della politica mondiale, dei leader occidentali. Oggi e per sempre».

La reazione dell'Occidente

Si tratta di un richiamo forte all'Occidente i cui protagonisti sembrano però impotenti rispetto all'escalation russa.

Oggi infatti la Polonia ha ufficialmente chiuso la porta alla possibilità di fornire alcuni dei loro aerei all'Ucraina, idea sponsorizzata da Washington, mentre da Mosca il ministero della difesa minacciava ancora i paesi confinanti.

Qualunque paese ospiti aerei militari ucraini «sarà coinvolto nel conflitto».

«Sappiamo che ci sono alcuni aerei da combattimento in Romania e in altri paesi confinanti. Vogliamo sottolineare che l'uso futuro di questi aerei contro la forze armate russe potrebbe essere considerato come un coinvolgimento di questi paesi nel conflitto armato», ha tuonato la Russia.

Terzo round negozionale domani?

In questo clima domani dovrebbe partire il terzo round negoziale tra Russia e Ucraina.

Al momento non si ha alcuna certezza che possa realizzarsi visto che fioccano le accuse incrociate su chi non permette l'apertura di corridoi umanitari.

SDA