Guerra in Ucraina Putin sa come arrivano le armi a Kiev: quando interverrà?

Philipp Dahm

6.3.2022

Soldati ucraini si esercitano con missili anticarro Javelin degli Stati Uniti nella regione di Donetsk, nel dicembre 2021.
Soldati ucraini si esercitano con missili anticarro Javelin degli Stati Uniti nella regione di Donetsk, nel dicembre 2021.
AP

Dopo l'invasione di Putin, le armi dall'Occidente si stanno riversando in Ucraina, ma Mosca potrebbe presto bloccarne la fornitura. Nel frattempo, Kiev chiede aerei, anche se per il momento ottiene solo droni.

P. Dahm

La guerra di Putin era chiaramente in vista, eppure l'Ucraina era relativamente impreparata. Kiev si è mobilitata solo un giorno prima dell'attacco di Mosca.

Per non offrire al Cremlino un pretesto per invadere, Volodymyr Zelensky si è astenuto dal raccogliere le truppe in anticipo. Se Paesi come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, i Paesi Bassi, la Polonia e gli Stati baltici non avessero fatto affluire materiale bellico poco prima dell'inizio delle ostilità, i difensori ucraini sarebbero ora in una posizione di gran lunga peggiore.

Degli operai scaricano un aereo che, dagli Stati Uniti, porta attrezzature militari in un aeroporto vicino a Kiev, il 25 gennaio.
Degli operai scaricano un aereo che, dagli Stati Uniti, porta attrezzature militari in un aeroporto vicino a Kiev, il 25 gennaio.
KEYSTONE

Ma da allora c'è stata una «svolta epocale». Lo sottolineano, in prima linea, i politici tedeschi. Berlino non solo vuole investire 100 miliardi di euro nel proprio armamento, ora vuole anche fornire armi all'Ucraina.

Prima sono stati rilasciati 1'400 Panzerfäuste (un bazooka anticarro ndt.) e 3'500 Stingers (lancia missile portatile terra-aria ndt.), ora la Bundeswehr (forze armate tedesche ndt.) vuole consegnare non meno di 2'500 missili antiaerei del tipo Strela, dalle scorte della DDR, anche se non è chiaro quanto sparino bene. Questo significa, per la Germania, marcare una chiara svolta rispetto alla situazione del Dopoguerra. Tuttavia, quella di Berlino si è solo una tra le molte forniture di armi.

Corridoio meridionale in pericolo

Anche i Paesi neutrali sono coinvolti: la Svezia, tra gli altri, sta inviando 5'000 missili anticarro, la vicina Finlandia dona 2'500 fucili d'assalto e 1'500 missili. Insieme alle armi, all'equipaggiamento, alle munizioni e al carburante dei Paesi della NATO, un intero flusso di armi sta quindi finendo in Ucraina. 

È chiaro, però, che le armi non possono più essere inviate direttamente verso la capitale. Le rotte verso la zona di guerra sono tutte a ovest, ma lo spazio di manovra diventerà sempre minore. La prossima linea di rifornimento che Mosca probabilmente taglierà è quella nel sud-ovest dell'Ucraina.

Qui si trova Odessa, la terza città più grande del Paese, e qui si può controllare la fornitura che passa dal Mar Nero, già interrotta, e il corridoio meridionale verso la Romania. Inoltre, la repubblica autonoma della Transnistria, fedele a Mosca, si trova nella regione di confine orientale della Moldavia: nessun rifornimento della NATO può quindi passare da lì. 

Tagliare i rifornimenti attraverso il Mar Nero: Odessa ha anche accesso alla Romania, a sud-ovest della città.
Tagliare i rifornimenti attraverso il Mar Nero: Odessa ha anche accesso alla Romania, a sud-ovest della città.
Google Earth

Il Cremlino potrebbe tagliare la linea di rifornimento

Il britannico «Telegraph» ha mostrato immagini di navi da sbarco russe allineate al largo della costa di Odessa: è solo una questione di tempo prima che l'attacco di Mosca inizi. A proposito, i rifornimenti non arriveranno nemmeno attraverso il confine ucraino-ungherese: il primo ministro Viktor Orbàn ha vietato il transito di armi letali nel proprio Paese.

Ci sarebbe ancora però una frontiera terrestre sufficientemente lunga tra l'Ucraina e tra Paesi della Nato come Polonia, Slovacchia e Romania, o almeno, così si potrebbe pensare. Perché, d'altra parte, i militari russi sanno che i rifornimenti possono arrivare solo da lì: un'offensiva che coinvolga le truppe della Bielorussia e che tagliasse fuori Lviv, nell'Ucraina occidentale, dal nord, sarebbe quindi un pericolo enorme per i rifornimenti ucraini.

Nodo dell'Ucraina occidentale: Lviv, ex Leopoli, si trova a circa 70 chilometri dal confine polacco.
Nodo dell'Ucraina occidentale: Lviv, ex Leopoli, si trova a circa 70 chilometri dal confine polacco.
Google Earth

Un'altra minaccia alle linee di rifornimento viene dall'aria: questa è una delle ragioni che stanno dietro alle forti richieste di Kiev, quasi una preghiera, ripetuta ancora dal presidente Zelensky nella notte tra domenica e lunedÌ, di stabilire delle no-fly zone. La Nato risponde di no. Se dovesse imporre una tale zona, «una catastrofe mondiale sarebbe imminente», avverte il ministro degli esteri lussemburghese Jean Asselborn. Putin ha avvertito, per l'ennesima volta non più tardi di ieri, sabato, che fosse istituita questa zona, la riterrebbe una chiara dichiarazione di guerra.

Ci sono aerei che potrebbero aiutare Kiev

Il ministro degli esteri lettone Edgars Rinkēvičs ha anche sottolineato che un dispiegamento della Nato richiederebbe una decisione consensuale di tutti e 30 gli Stati membri. Inoltre, dovrebbe intervenire un Paese capace di far rispettare la no-fly zone. Probabilmente alludeva agli Stati Uniti, che, dalla loro, hanno escluso categoricamente qualsiasi intervento diretto.

Un Su-25 dell'aviazione ucraina: i caccia bulgari potrebbero aiutare Kiev, i Mig-29 devono essere usati contro le varianti russe.
Un Su-25 dell'aviazione ucraina: i caccia bulgari potrebbero aiutare Kiev, i Mig-29 devono essere usati contro le varianti russe.
EPA

Volodymyr Zelensky, tuttavia, non si arrende: se l'Occidente non vuole imporre un divieto di volo, dovrebbe aiutare in un altro modo. «Se non hai la forza e il coraggio di farlo, almeno dammi degli aerei», chiede il presidente ucraino. Tuttavia, dato che i piloti ucraini non potrebbero utilizzare un Eurofighter Typhoon, le opzioni sono limitate.

Gli unici che potrebbero aiutare sono gli Stati che ancora fanno volare i caccia Mig-29 o gli aerei da combattimento a terra Su-25. La Slovacchia ha ancora 12 jet Mig-29, la Polonia 30 e la Bulgaria 15. Il Su-25 è più o meno l'equivalente dell'A-10 Warthog americano ed è ancora volato in Bulgaria, dove si dice che 14 siano in servizio.

Droni e satelliti

Polonia, Bulgaria e Slovacchia, tuttavia, hanno pubblicamente negato di voler dare aerei all'Ucraina. In contrasto con la Turchia: Ankara vuole fornire a Kiev più droni da combattimento Bayraktar TB2. Secondo l'Eurasian Times, nuovi droni sono arrivati nella zona di guerra appena il 2 marzo. In precedenza erano stati trasportati in Polonia con un A-400M.

Presunto attacco di un drone ucraino Baykraktar. Nota: il contenuto non può essere verificato.

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Il Bayraktar TB2 è stato usato per la prima volta con successo sul campo dall'Azerbaigian contro le unità armene nella guerra del 2020 per il Nagorno-Karabakh, prima di essere usato in Libia e Siria. L'Ucraina sostiene anche di aver distrutto diversi carri armati con il drone - compresi vari sistemi di difesa aerea.

Ultimo punto, ma non meno importante: la protezione delle linee di rifornimento include anche la schermatura contro la ricognizione russa. Gli hacker dell'ambiente di Anonymous, nel frattempo, avrebbero preso il controllo di alcuni satelliti di Mosca. Anche il GPS russo avrebbe subito più volte delle interferenze. Il Cremlino, da parte sua, nega.