Guerra in Ucraina Kiev apre alla neutralità, Mosca vuole il Donbass sovrano

SDA

9.3.2022 - 22:33

Dopo 14 giorni di guerra, centinaia di vittime civili, danni per oltre 10 miliardi di dollari e rischi di incidenti nucleari, per l'Ucraina arriva il momento del primo, vero, banco di prova della diplomazia.

Accantonati i tre round di negoziati ai confini bielorussi, che hanno portato solo all'apertura di fragili corridoi umanitari, il primo incontro di alto livello metterà nella stessa stanza, giovedì, i ministri degli esteri di Kiev e Mosca, Dmytro Kuleba e Serghei Lavrov.

Un tentativo mediato dalla Turchia, che ospiterà il colloquio ad Antalya, mentre non cessano le accuse reciproche di atrocità, crimini di guerra e sabotaggi. «Ad essere sincero, ho aspettative abbastanza limitate. Ma faremo tutto quello che possiamo», ha spiegato alla vigilia il capo della diplomazia ucraina.

La spinta a cercare una tregua sembra comunque crescere. Se il Cremlino assicura di volere colloqui «il prima possibile» e che «dipende dalla volontà di Kiev», l'Ucraina si dice pronta a «una soluzione diplomatica» e a discutere la richiesta russa di neutralità militare e politica, ma non cederà «un solo centimetro» di territorio, ha assicurato Ihor Zhovkva, vice capo dello staff del presidente Volodymyr Zelensky e tra i suoi principali consiglieri di politica estera.

«La nostra prima condizione per avere un simile negoziato – ha aggiunto – è l'immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe».

L'esercito di Mosca continua ad avanzare

Sul terreno, però, l'esercito di Mosca continua ad avanzare con la sua offensiva, e le evacuazioni di civili dalle città assediate vanno avanti con difficoltà, tra autobus bloccati e bombardamenti come quello all'ospedale di Mariupol, dove il raid su un reparto di maternità ha suscitato sdegno in tutto il mondo.

In questo quadro, la sfida delle trattative in Turchia si annuncia ancor più complicata. Lavrov, alla sua prima visita all'estero dall'inizio dell'invasione, è sbarcato già stasera.

Al tavolo con Kuleba porterà anzitutto la richiesta russa di riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk nel Donbass – sono «Stati sovrani e indipendenti», ha ribadito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – e della sovranità di Mosca sulla Crimea.

Inevitabilmente più ampia sarà la trattativa sul ruolo dell'Ucraina negli equilibri geopolitici e militari, a partire dalla sua volontà di adesione alla Nato. Del resto, secondo Zelensky, le mire del Cremlino vanno ben oltre. «Sono sicuro – ha detto – che anche la Polonia è a rischio», insieme a Moldavia, Georgia e ai Paesi baltici, perché il presidente russo Vladimir Putin «vuole disintegrare l'Europa, esattamente come l'Ucraina».

Anche la Cina a sostegno dei negoziati

A sostegno dei negoziati si è detta anche la Cina, che però ha confermato il pieno sostegno all'alleato strategico russo. «Sono state le azioni della Nato guidata dagli Stati Uniti che hanno gradualmente spinto fino al conflitto», ha accusato il portavoce del ministero degli esteri Zhao Lijian.

«Ignorando le proprie responsabilità – ha sottolineato – gli Stati Uniti accusano invece la Cina della propria presa di posizione sulla vicenda e cercano margini di manovra nel tentativo di sopprimere la Cina e la Russia per mantenere la propria egemonia».

Ad Antalya, insieme a una possibile tregua, la speranza è che si possa stabilire un canale di dialogo che possa condurre fino ai vertici del potere. «Possiamo concludere questa guerra solo attraverso contatti diretti tra i presidenti», ha ribadito Zelensky. «Io – ha assicurato – sono pronto per i colloqui, pronto per i compromessi. Ma non possono essere un tradimento del popolo. E anche l'altra parte deve essere pronta a fare compromessi. Questa è l'unica via d'uscita».

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