Un'altra squadra di esperti del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) è partita venerdì da Belp alla volta della Turchia.
La Catena svizzera di salvataggio ha estratto altre due persone vive dalle macerie
Alcune persone vicino a degli edifici crollati a Kahramanmaras, in Turchia, il 10 febbraio.
Alcuni palazzi distrutti a Kahramanmaras.
Un edificio devastato a Adiyaman, in Turchia.
I soccorritori al lavoro a Osmaniye, in Turchia.
Le autorità d'emergenza hanno messo in piedi un campo di tende a Osmaniye, in Turchia.
Un soldato per le trade di Jableh, in Siria.
Le conseguenze dei sismi ad Aleppo, in Siria.
Sismi Turchia e Siria - 10 febbraio
Un'altra squadra di esperti del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) è partita venerdì da Belp alla volta della Turchia.
La Catena svizzera di salvataggio ha estratto altre due persone vive dalle macerie
Alcune persone vicino a degli edifici crollati a Kahramanmaras, in Turchia, il 10 febbraio.
Alcuni palazzi distrutti a Kahramanmaras.
Un edificio devastato a Adiyaman, in Turchia.
I soccorritori al lavoro a Osmaniye, in Turchia.
Le autorità d'emergenza hanno messo in piedi un campo di tende a Osmaniye, in Turchia.
Un soldato per le trade di Jableh, in Siria.
Le conseguenze dei sismi ad Aleppo, in Siria.
C'è ancora qualche speranza di vita sotto le macerie del terremoto. Nelle ultime ore sono infatti stati tratti in salvo un bambino di 10 anni ad Hatay e un giovane di 17 a Gaziantep, nonché un'intera famiglia a Iskenderun. Intanto però continua a salire il bilancio dei morti, che ha sorpassato quota 22mila.
Dopo 90 ore è stato salvato Hilal Bilgi, 10 anni, trovato tra le macerie di un appartamento di 7 piani a Hatay. Per salvare il bimbo, riporta il quotidiano turco Hurriyet, i soccorritori hanno scavato una galleria: il bambino era sotto un blocco di cemento e, con l'approvazione dei parenti, si è deciso di amputargli un braccio con un'operazione eseguita sotto le macerie.
Nel sisma il bambino ha perso i genitori e i 3 fratelli.
Stessa fortunata sorte per un giovane di 17 anni, Adnan Muhammed Korkut, il quale è stato estratto vivo stamattina dalle macerie di un edificio crollato nella città turca di Gaziantep, vicino all'epicentro del sisma, dopo essere rimasto intrappolato per 94 ore.
Il ragazzo ha detto di essere stato costretto a bere la propria urina per placare la sete. «Sono stato in grado di sopravvivere in quel modo», ha detto, come riporta il Guardian. Quando è stato salvato il 17enne ha sorriso alla folla di amici e parenti che ha cantato il suo nome, applaudendo e piangendo di gioia mentre veniva portato via e messo su una barella.
Estratta viva una famiglia di 6 persone dopo 102 ore
E un'altro miracolo è avvenuto successivamente. Una famiglia di sei persone, di cui due donne, sono state estratte vive dopo 102 ore a Iskenderun, nella provincia di Hatay, nel sud della Turchia. Lo riporta il quotidiano turco Daily Sabah.
I soccorritori hanno tirato fuori Yasemin e Kadir Oktay, insieme ai loro quattro figli Arda, 12 anni, Zilan, 22 anni, Helin, 23 anni, e Dilan, 19 dalle macerie del condominio dove abitavano. Alcuni di loro, feriti, sono stati inviati all'ospedale più vicino.
E sempre da Hatay arriva un altra storia di speranza: una donna e il suo bambino di 10 giorni sono stati estratti vivi dopo 90 ore dal sisma. Secondo quanto riporta Bbc il piccolo, che si chiama Yagiz, è stato trovato vivo dai soccorritori tra le macerie di una struttura nella città di Samandag.
Le immagini del piccolo, subito avvolto da una coperta di lana e trasportato in ospedale, hanno fatto il giro del mondo. Pochi minuti dopo, le squadre di emergenza hanno recuperato anche la sua mamma.
Intanto però il bilancio delle vittime dei terremoti in Turchia e Siria continua a salire: ora è arrivato a quota 22.375: lo riporta Sky News. Di queste, 18.991 sono morte in Turchia e 3.384 in Siria. Il numero dei feriti, nei due Paesi, è salito invece ad almeno 75 mila.
Gli USA allentano alcune sanzioni alla Siria
Nel frattempo, in seguito alla catastrofe umanitaria causata dal terremoto in Turchia e Siria, gli Stati Uniti hanno annunciato la sospensione temporanea di alcune sanzioni economiche al governo centrale di Damasco incarnato dal contestato presidente Bashar al Assad.
In una circolare diffusa dal Dipartimento del Tesoro di Washington e ripresa da media internazionali e siriani, si stabilisce una «licenza generale per autorizzare gli sforzi di soccorso in caso di terremoto in modo che coloro che forniscono assistenza possano concentrarsi su ciò di cui c'è più bisogno: salvare vite e ricostruire».
Da decenni gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni economiche, finanziarie e commerciali al governo siriano, rinforzandole ulteriormente nel 2020.
Le sanzioni statunitensi alla Siria «non ostacoleranno» il salvataggio di vite umane dopo il terremoto di lunedì in Siria e Turchia, si legge nel documento allegato alla circolare del Dipartimento del tesoro.
Il governo statunitense aveva annunciato ieri l'impegno per 85 milioni di dollari in aiuti umanitari destinati alle aree disastrate in Siria.
L'esenzione temporanea delle sanzioni, valida fino a fine luglio prossimo, riguarda transazioni economiche verso le aree governative per l'esclusivo uso umanitario relativo all'emergenza post-terremoto.
La Catena della Solidarietà ha raccolto più di 10 milioni di franchi
La popolazione svizzera ha già donato oltre 10 milioni di franchi in favore delle vittime del violento sisma che ha colpito la Turchia e la Siria. Lo ha indicato oggi la Catena della solidarietà all'agenzia Keystone-ATS.
In un primo momento, le organizzazioni umanitarie svizzere sul posto - come Terres des Hommes e la Croce rossa - utilizzano i fondi per fornire aiuti di emergenza, quali l'acqua, le coperte, il cibo e i rifugi. Per esperienza, si sa che la maggior parte dei soldi raccolti verrà utilizzata più tardi, per la ricostruzione.
Tra i 25 partner della Catena della solidarietà, diversi sono già attivi in Turchia. Taluni - come Caritas, Medair e EPER - lavorano pure nelle regioni siriane interessate dal terremoto, quali Idlib, Aleppo e Hama.
I soccorritori svizzeri trovano ancora due sopravvissuti
La Catena svizzera di salvataggio ha estratto stamattina altre due persone vive dalle macerie, fra cui un neonato. Lo ha comunicato a Keystone-ATS un portavoce del DFAE.
Con questi due ultimi salvataggi, sono salite a undici - tra cui due bebè - le persone ritrovate vive grazie al lavoro congiunto della Catena svizzera di salvataggio e dalla Società svizzera per cani da ricerca (REDOG), ha precisato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Parallelamente un'altra squadra di REDOG, che lavora con l'organizzazione di salvataggio turca GEA, ha rinvenuto 31 persone ancora in vita sotto le macerie, di cui tre la scorsa notte, ha dichiarato a Keystone-ATS la responsabile della ricerca di persone sepolte sotto le macerie presso REDOG.
A causa della mancanza d'acqua e di cibo nonché del freddo, dopo 100 ore dal sisma si affievoliscono le possibilità di sopravvivenza delle persone intrappolate sotto i detriti. Dopo le devastanti scosse di terremoto che hanno provocato finora oltre 22'000 vittime nella regione di confine tra la Turchia e la Siria, sul posto sono intervenuti quasi 90 soccorritori svizzeri e diversi cani alla ricerca di sopravvissuti.
Intanto, l'ambasciata svizzera ad Ankara e il consolato generale a Istanbul, temporaneamente chiusi al pubblico a causa di una minaccia terroristica, sono stati riaperti. Lo ha deciso lo stesso Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sulla base di una nuova valutazione della situazione.
Il Pkk sospende le ‹operazioni› dopo il terremoto
Intanto il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) ha sospeso temporaneamente le sue «operazioni» in Turchia dopo i terremoti che hanno colpito il sud del Paese: lo ha annunciato un funzionario militare del gruppo considerato una formazione terroristica da Ankara.
«Stop alle operazioni nelle città della Turchia. Abbiamo deciso di non condurre alcuna operazione finché lo Stato turco non ci attaccherà», ha dichiarato Cemil Bayik, un alto funzionario del movimento, citato dall'agenzia di stampa Firat, vicina al Pkk.