Nostro reportage Perché non tutti i soccorritori di Redog possono andare in Turchia?

Monique Misteli

9.2.2023

Alcuni operatori di Redog che, per vari motivi, non sono in missione in Turchia (da sinistra a destra): Moni Fürst con Jamaika (12 anni), Helen Frick con Gero (7,5 anni), Tatjana Schwarz con Oki (2 anni) e Hans Peter Burkhart con Gandhi (10 mesi).
Alcuni operatori di Redog che, per vari motivi, non sono in missione in Turchia (da sinistra a destra): Moni Fürst con Jamaika (12 anni), Helen Frick con Gero (7,5 anni), Tatjana Schwarz con Oki (2 anni) e Hans Peter Burkhart con Gandhi (10 mesi).
blue News

I cani e gli operatori dell'organizzazione svizzera Redog stanno cercando sopravvissuti in Turchia. blue News ha visitato il campo di addestramento di Winterthur e ha cercato di capire come un cane cerca le vittime sepolte. E ha scoperto perché non tutti possono partire per missioni all'estero.

Monique Misteli

Il cane Jamaika tira con forza il suo guinzaglio. Così forte da costringere la padrona a sdraiarsi sulla schiena per evitare che l'animale scappi. Jamaika é così agitata perché si trova davanti a un campo di macerie ed è pronta a ritrovare una persona sepolta.

Non appena Moni Fürst libera Jamaika, le cose si muovono rapidamente. Molto rapidamente. In pochi secondi, il cane si arrampica sulle ripide lastre di pietra, annusando. Poi improvvisamente si ferma e abbaia.

Da marzo a ottobre, le squadre di ricerca si allenano due volte alla settimana nel campo di addestramento.
Da marzo a ottobre, le squadre di ricerca si allenano due volte alla settimana nel campo di addestramento.
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Nel linguaggio tecnico, questo momento si chiama «visualizzazione». Il cane ha individuato il punto in cui si trova una persona sepolta, un operatore che per l'allenamento si è nascosto sotto i blocchi di pietra. Moni Fürst segue Jamaika e, come ricompensa, dà al cane di 12 anni qualcosa con cui giocare. Lei lo afferra soddisfatta. Il suo lavoro è finito.

Jamaika poco prima del suo allenamento. Pochi secondi dopo, il cane scala il mucchio di pietre e trova la persona nascosta sotto le macerie. Una missione, a seconda delle condizioni, dura tra i 10 e i 20 minuti.
Jamaika poco prima del suo allenamento. Pochi secondi dopo, il cane scala il mucchio di pietre e trova la persona nascosta sotto le macerie. Una missione, a seconda delle condizioni, dura tra i 10 e i 20 minuti.
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Ogni minuto è importante

Jamaika e Moni Fürst fanno parte del gruppo regionale di Zurigo di Redog, l'Associazione svizzera dei cani da ricerca e da salvataggio.

Redog

L'associazione conta circa 775 membri in tutta la Svizzera e addestra le squadre cinofile in 12 gruppi regionali. Fornisce alla Confederazione e ai Cantoni squadre di cani da ricerca e da salvataggio certificate e specialisti per le missioni di ricerca di vittime sepolte, in patria e all'estero. Inoltre, Redog addestra anche squadre di cani da ricerca per trovare persone scomparse in Svizzera. Spesso si tratta di anziani, escursionisti o raccoglitori di funghi. Tutti hanno una cosa in comune: possono trovarsi in una situazione in cui la loro vita è in pericolo e in cui non c'è tempo da perdere. In quanto membro della Catena svizzera di salvataggio, Redog è un'organizzazione riconosciuta dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e ha esperienza in operazioni di soccorso umanitario. Redog è anche un membro attivo della Croce Rossa Svizzera e un'organizzazione partner della Guardia aerea svizzera di soccorso (Rega) e del Soccorso alpino svizzero.

Lunedì sera, dopo i devastanti terremoti che hanno colpito Turchia e Siria, la Catena svizzera di salvataggio è partita verso le zone devastate. Dodici soccorritori e otto cani da ricerca di Redog sono con loro per cercare superstiti sotto le macerie.

Secondo il responsabile delle operazioni del gruppo di Zurigo, Hanspeter Burkart, una missione del genere può richiedere fino a dieci giorni. Come regola generale, una persona viva rimasta sotto le macerie deve essere salvata entro 72 ore, dice Burkart. Questo è il tempo in cui un essere umano può sopravvivere senz'acqua. Passato questo termine le possibilità di sopravvivenza diminuiscono rapidamente.

La ricerca con i cani presenta due vantaggi decisivi: in primo luogo, rispetto agli uomini gli animali riescono a perlustrare più rapidamente un'area molto più ampia. In secondo luogo, grazie al loro olfatto riescono a localizzare le vittime con maggiore precisione, anche quando non ci sono più indizi uditivi come qualcuno che bussa o che grida.

Rigida formazione, non sempre messa in pratica

L'addestramento di un cane da ricerca è molto impegnativo sia per l'uomo che per l'animale: è necessaria resistenza, senso del dovere, capacità di recupero e bisogna investire parecchio tempo. La formazione dura da due a cinque anni.

Il primo test d'impiego per gli operatori consiste in due missioni diurne e in una notturna. Inoltre, ogni anno, i cani e i loro proprietari devono superare un test di controllo. La formazione si svolge da marzo a ottobre, una sera alla settimana e un giorno nel fine settimana. A questa si aggiungono altri fine settimana di formazione e il dovere di essere reperibili 24 ore su 24, sette giorni su sette. Tutto è volontario e non retribuito. A volte i giorni di vacanza vengono impiegati per svolgere degli incarichi.

Tatjana Schwarz, che si sta ancora allenando con il suo cane di due anni, spiega: «È più di un hobby, è una vocazione». I suoi colleghi sono unanimemente d'accordo con lei. Questo pomeriggio sono tutti al campo di addestramento di Winterthur perché non sono ancora, o non sono più, operativi.

La formazione è stata concepita in modo che le squadre di ricerca possano essere impiegate sia all'estero che in Svizzera. Ma non è certo che, dopo aver superato l'esame, si partecipi effettivamente a delle missioni.

Le condizioni sono severe: per gli incarichi all'estero il cane non deve avere più di 10 anni, i conduttori non devono averne più di 65. Il peso dell'animale deve essere tale da poter essere trasportato dal proprietario. Ed è necessario sottoporsi ogni anno a un test sanitario. Se il cane o il conduttore non sono idonei al servizio, non possono partecipare.

Ci sono poi anche dei requisiti organizzativi: un'area di crisi deve essere accessibile entro 24 ore. In altre parole, le forze d'emergenza devono essere mobilitate e arrivare sul posto entro un giorno. E, a livello politico, deve esserci anche la volontà di far arrivare l'aiuto internazionale, spiega Burkart.

I cani da ricerca sono troppo pochi?

Anche una seconda squadra cinofila si è recata in Turchia per supportare l'organizzazione partner GEA, un gruppo di soccorso turco. Lo ha fatto in maniera indipendente rispetto alla Catena svizzera di salvataggio. Mercoledì sera, quest'ultima era riuscita a trovare cinque persone vive. La squadra Redog con GEA è riuscita a salvare 28 persone.

Il numero di cani da ricerca inviati dipende dalla situazione sul campo. Da un lato, gli animali prima di entrare nelle zone dove ci sono le macerie devono essere liberati dalle forze di sicurezza. Dall'altro, devono esserci abbastanza soccorritori per recuperare le vittime intrappolate, dice Burkart.

Burkart stesso ha lavorato per Redog in India e in Grecia. Oggi, oltre ai suoi compiti di responsabile del gruppo regionale, trasmette la sua esperienza lavorando come formatore.

Il cane Jamaika è in forma, nonostante l'età. Scodinzola e annusa i blocchi di cemento del campo di addestramento. Anche se non viene più chiamata per le missioni all'estero, continua ad allenarsi: anche in Svizzera ci possono essere vittime sepolte che dipendono dall'aiuto di Redog.